un consiglio di lettura di un nostro partner: Banca Popolare del Lazio
L'inverno demografico e le sue conseguenze economiche sull'equilibrio della previdenza pubblica
La previdenza complementare come rimedio al disequilibrio del sistema pensionistico pubblico. Intervista al direttore generale del gruppo Banca Popolare del Lazio, Francesco Simone
Direttore Simone Il disequilibrio del nostro sistema previdenziale incomincia ad avere dei risvolti preoccupanti per il futuro dei giovani lavoratori. Eppure, i giovani sembrano disinteressarsi completamente della tematica? Come spiega questo atteggiamento?
L’avvento della società tecnologica ha reso il lavoro liquido ed intermittente soprattutto nella prima fase della vita lavorativa. Il problema principale delle nuove generazioni e quello di trovare una occupazione stabile e che permetta un giusto equilibrio tra la vita lavorativa e quella privata con un ampio ricorso a forme di lavoro agile ed alla flessibilità oraria. Il problema pensionistico appare lontano dall’orizzonte dei nostri giovani. Sarebbe necessaria una massiva campagna di educazione finanziaria sulle nuove generazioni di lavoratori rispetto a tali tematiche.
Il disequilibrio previdenziale ha molteplici motivazioni, iniziando dagli abusi e dagli sprechi effettuati durante la cosiddetta prima repubblica, come le note baby pensioni ed i vitalizi d’oro ma la spiegazione principale però rimane quella demografica. I nostri giovani non vogliono più impegnarsi nella costruzione di una famiglia?
Il tasso di fertilità in Italia rimane tra i più bassi di Europa pari a 1,24 contro una media europea di 1,5 ma penso che questo dipenda solo in minima parte da una cultura, pur esistente in certe fasce giovanili, che tende a non prendersi impegni e a godersi la vita. La mancanza di sostegno per le giovani coppie, penso alla tematica degli asili nido oppure a regimi fiscali come il quoziente familiare, sicuramente incentiverebbero le nascite. Altri paesi europei hanno già conseguito dei significativi risultati in termini di inversione del tasso di fertilità. I risultati migliori si sono conseguiti in Francia dove si registra un tasso di fertilità pari a 1,83. Comunque, nel breve periodo queste politiche volte all’aumento del tasso di fertilità non risolverebbero il problema previdenziale perché i risultati arriverebbero troppo tardi
Molti osservatori economici ritengono che l’unica via possibile per risolvere lo squilibrio previdenziale sia quella di una massiccia immigrazione di forza lavoro dall’estero. Condivide tale visione?
L’immigrazione ha dato negli ultimi anni un contributo importante al riequilibrio del sistema pensionistico ma comunque insufficiente. Da notare, a tal proposito, che la differenza nei tassi di fertilità tra gli italiani e le famiglie di immigrati tende nel tempo ad omologarsi sugli stessi livelli. Non bisogna inoltre dimenticare che nel nostro paese sono presenti sia fenomeni di immigrazione spesso irregolare e per lo più di manodopera non qualificata, ma anche fenomeni di emigrazione di nostri giovani competenti e formati; la cosiddetta fuga dei cervelli di giovani concittadini che non trovando adeguati sbocchi professionali in Italia vanno a lavorare all’estero e quindi non contribuiscono al nostro sistema pensionistico nazionale
Nel 1996, ai tempi della prima riforma pensionistica di Dini si parlava di “Gobba”, cioè dopo il passaggio dal sistema retributivo al sistema contributivo ci sarebbe stato un periodo di squilibrio, ma dopo tutto sarebbe tornato in assetto. Sembra che le cose siano andate diversamente. Come Mai?
Il passaggio al sistema contributivo non è la panacea di tutti i mali se non riesce ad assicurare un reddito da pensione decente. Secondo una simulazione fatta dall’ INPS con il sistema contributivo, dopo 30 anni di lavoro, con un salario minimo di 9 euro all’ora, si prevede una pensione pari a 750 euro mensili, cioè poco al di sopra della soglia di povertà. Da sottolineare inoltre che il salario minimo di 9 euro non è assicurato da tutti i contratti collettivi; infatti, esistono proposte di legge per introdurre normativamente tale soglia minima di retribuzione.
La situazione appare oggettivamente preoccupante cosa può fare una Banca di prossimità come la vostra per contribuire alla gestione di questo problema che potrebbe compromettere il futuro stato sociale?
Sicuramente il tema della previdenza integrativa offerta dai Fondi Pensione aperti o di categoria anche attraverso l’utilizzo dei fondi derivanti dal trattamento di fine rapporto è centrale. La nostra Banca in partnership con Arca Fondi SGR, società di gestione del risparmio con quote di mercato di assoluto rilievo nel mercato italiano, fondata nel 1983 e partecipata dalla Banca Popolare del Lazio offre ai propri clienti soluzioni personalizzate. La scelta del Fondo Pensione è importante per la tranquillità del tuo futuro e va guidata da un consulente previdenziale esperto in materia. Per fare solo un esempio, la tipologia di fondo pensione scelta deve essere correlata alla data di presunto pensionamento. Per un giovane che ha davanti un lungo periodo di contribuzione è consigliabile optare per un fondo pensione con un’ampia esposizione al mercato azionario, in quanto storicamente i mercati azionari rendono fisiologicamente nel lungo periodo un rendimento più alto dei fondi monetari ed obbligazionari. All’avvicinarsi del periodo di pensionamento è invece opportuno optare per fondi pensione con un’ampia componente monetaria o obbligazionaria per evitare di rimanere incastrato in una diminuzione delle quotazioni dovuta ad una imprevista crisi del mercato azionario, che visto il breve tempo di contribuzione non si potrebbe recuperare.
Il nostro Gruppo Bancario vuole svolgere un ruolo educativo e sociale nei confronti dei giovani lavoratori che non hanno contezza della problematica previdenziale con una consulenza che coinvolga tutta la famiglia.
Regalare un Fondo Pensione ai nostri figli e nipoti, iniziando a versare contributi nel fondo fin dall’infanzia, usufruendo anche dei vantaggi fiscali di deducibilità previsti dalla norma, è probabilmente il migliore apporto che possiamo dare al loro futuro. È un bisogno di sicurezza delle nostre famiglie spesso inespresso che va soddisfatto attraverso un adeguato check up previdenziale che faccia emergere il differenziale previsto tra il salario attuale e la pensione futura.