Extradeficit alle porte

Il Superbonus aumenta ancora, il governo dovrà alzare il deficit 2023

Luciano Capone

La falla dei bonus edilizi si allarga, rifacendo i conti del Def continuano a spuntare crediti fiscali per "quasi 10 miliardi". Le difficoltà di Giorgetti e la doppia partita con Eurostat

Ma quanto sono costati finora i bonus edilizi? Il totale fa 160 miliardi? O forse 170? E se fossero di più? Nessuno lo sa di preciso. Di sicuro il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, non l’ha ancora comunicato.

Eppure è passato quasi un mese da quando il primo marzo è arrivata, come un fulmine a ciel sereno, la revisione dei conti dell’Istat che ha certificato, a causa del Superbonus, un extradeficit nel 2023 di 40 miliardi, con il disavanzo che è salito al 7,2 per cento del pil rispetto al 5,3 per cento previsto nella Nadef. Il problema vero è che non è finita.

C’è un po’ di preoccupazione al Mef perché, nella preparazione del Def da approvare entro il 10 aprile, rifacendo i conti, il deficit del 2023 rischia di essere ulteriormente rivisto al rialzo. Perché spuntano fuori altri miliardi di spesa, sebbene non sia ancora chiaro quanti. Nei corridoi, tra chi ha avuto accesso diretto o indiretto alle informazioni, si parla di un aggravio di spesa di diversi miliardi, addirittura “quasi 10 miliardi”. Somma che porterebbe il deficit del 2023 all’8 per cento.

 

L’incertezza sulla falla nei conti pubblici – che si pensava chiusa a febbraio 2023 con il decreto che l’opposizione addirittura denunciava come una “stretta sul Superbonus”, e che invece si è aperta in maniera impressionante e imprevista nell’ultimo trimestre dell’anno – spiegherebbe la cautela del Mef nel fornire dei dati. Dopo la revisione senza precedenti dei conti pubblici fatta dall’Istat, infatti, il ministro Giorgetti ha fatto una dichiarazione generica parlando di una “emorragia dell’irresponsabile stagione del Superbonus”, senza però fornire alcun numero o spiegazione.

 

Certo, dall’opposizione non c’è stata una forte spinta a fare chiarezza, probabilmente per eludere le proprie responsabilità sul Superbonus, ma Italia viva ad esempio aveva chiesto al ministro di parlare della questione. Giorgetti lo farà, alla commissione Bilancio, ma solo in occasione delle audizioni sul Def. Evidentemente il ministro vorrà parlare solo quando avrà un quadro definito del problema, cosa che non è così chiara adesso e che pertanto lo avrebbe esposto nelle passate settimane a fornire dati che poi sarebbero stati superati o smentiti con il quadro del Def.

 

Se il costo del Superbonus dovesse lievitare ulteriormente, come appare probabile, ci sarebbe una discrepanza tra il deficit stimato dall’Istat e quello rilevato dal governo, due dati che dovranno trovare una sistemazione perché il 22 aprile – poco dopo l’approvazione del Def – Eurostat dovrà comunicare i dati dei paesi europei su deficit, debito e pil del 2023, che verranno considerati ufficiali dalla Commissione.

Ma c’è un’altra questione, sempre legata al Superbonus, che preoccupa il governo. Non è più tanto il livello della spesa, ormai fuori controllo, ma la sua catalogazione da parte di Eurostat. L’agenzia statistica europea, infatti, entro giugno dovrà esprimersi sulla classificazione dei crediti edilizi del 2024 per decidere se sono payable o non payable. A febbraio 2023, con un ex ante advice sul trattamento contabile del Superbonus dal 2020 al 2022, Eurostat stabilì che quei crediti fiscali – essendo facilmente trasferibili e compensabili – andavano classificati come “pagabili”: questo ha comportato che nel bilancio nazionale, la spesa non andava più spalmata su più esercizi (4-5 anni in base alla durata del credito d’imposta) ma contabilizzata integralmente nel deficit dell’anno in cui era stato emesso il bonus. La decisione di Eurostat, che ha un impatto economico neutro, ha comportato un’esplosione del deficit degli anni passati a fronte di una riduzione negli anni successivi.

 

Dal punto di vista politico, al governo italiano conviene che si mantenga questa contabilizzazione fino al 2023, perché carica il deficit su anni durante i quali le regole fiscali europee erano sospese. Mentre, al contrario, confida che Eurostat – dopo le modifiche legislative sulla cessione dei crediti – indichi il Superbonus come “non pagabile” nel 2024 perché così spalmerebbe il deficit su più anni.

Ma questo Eurostat lo dirà entro giugno, prima l’Italia dovrebbe almeno capire quanto ha speso finora in Superbonus. Non è così semplice. Il Mef continua a rifare i conti, ma il passato continua a cambiare: in peggio.

 

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali