Centrale a metano (gettyimages)  

L'analisi

I costi dell'Energiewende. La Germania alla ricerca di 60 miliardi 

Jacopo Giliberto

Alla Germania servono finanziamenti per sostenere i costi del suo programma di transizione a fonti di energia rinnovabili. Tutte le sfide dell'Energiewende

Si cercano almeno 60 miliardi di sussidi pubblici per finanziare l’Energiewende. La Germania studia sovvenzioni altissime per usare il metano al posto del carbone, per non rendere visibili i sovraccosti di gestione dei flussi di corrente elettrica, per riuscire a sostenere la conversione energetica ed ecologica verso l’elettricità senza emissioni di CO2. Il servizio di dispacciamento dell’elettricità, cioè la gestione dei flussi elettrici sui fili della luce, costa una quarantina di volte più che in Francia. 


Il problema è che le fonti rinnovabili di energia meteopatiche sono meravigliose ma hanno alcuni limiti, il primo dei quali è che producono corrente dove vogliono e quando vogliono, a seconda di vento e sole. La conseguenza più vistosa è che bisogna costruire sistemi per dare continuità al sistema elettrico e che bisogna collegare i luoghi dove sole e vento sono disponibili con i luoghi in cui si usa la loro energia. Per esempio, entro il 2030 servono 25 mila megawatt di centrali a metano che possano coprire il divario fra la produzione meteopatica, che produce elettricità come le pare, e la domanda industriale, che consuma come le pare. Oppure, per esempio il ventoso Mare del Nord, dove la Germania ha posato centinaia di eliche colossali, va allacciato con la grande industria del sud, quella di Renania Palatinato, Baden-Württemberg e soprattutto  Baviera. Così nascono i progetti dei corridoi elettrici di alta tensione lunghi molte centinaia di chilometri necessari a portare la corrente da dove c’è, a nord, a dove serve, a sud. 


Alla contabilità si aggiunge il nimby tedesco, simile per dinamiche a quello italiano: nessuno vuole vedere quei brutti traliccioni. Così i costi aumentano per espropriare i terreni e sventrare mezza Germania con le ruspe per  posare il cavo nascosto in trincea. Ma ecco i dettagli. La Germania ha deciso di finanziare con una prima rata di 16 miliardi la costruzione di centrali per 10 mila megawatt a metano ma in futuro, promessa tedesca, bruceranno idrogeno. Il quotidiano economico  Handelsblatt ha chiesto un’analisi all’istituto di ricerche  Energiewirtschaftliche Institut an der Universität zu Köln, più semplicemente Ewi, dell’Università di Colonia. Gli esperti dell’Ewi hanno risposto che alla Germania servono circa 60 miliardi di euro di finanziamenti garantiti per dotarsi entro il 2030 della riserva necessaria a coprire i raffreddori delle tecnologie rinnovabili. Soprattutto centrali a metano a ciclo combinato, quelle che si accendono e si spengono in pochi minuti, che possono seguire il fluttuare delle rinnovabili meteorologiche. Secondo l’Ewi, il mercato energetico non consente oggi rientri per questo tipo di investimenti e quindi servono altri incentivi. Se dal metano si passerà a usare idrogeno verde, che costa una schioppettata, il fabbisogno di incentivi sarà ancora più cospicuo. 


L’analisi dell’Ewi incide sulla strategia del governo  sulla conversione elettrica, un documento di pianificazione che il sulle centrali elettriche, che è stata ritardata per mesi e dovrebbe essere pubblicata quest’anno. La strategia voluta dal Bundesministerium für Wirtschaft und Klimaschutz, in sigla Bmwk, cioè ministero federale dell’Economia e dell’azione per il clima, definisce le condizioni di finanziamento e di costruzione per circa 25 mila megawatt di centrali di riserva che dovrebbero essere pronte entro il 2030. L’altro fronte da risolvere con imponenti iniezioni di denaro pubblico è “trasmissione e dispacciamento”, cioè quel servizio di gestione dei flussi elettrici per poter consegnare i chilowattora ai consumatori. Gli operatori di trasmissione, per l’Italia è Terna, ordinano alle centrali di accendersi e spegnersi per coprire in ogni istante l’equilibrio tra la domanda e l’offerta di energia elettrica. 


L’Entsoe, l’associazione europea degli operatori della trasmissione in alta tensione, tiene aggiornata la voce dei costi del servizio e dall’analisi dei costi per la gestione delle congestioni di rete emerge che la Germania nei primi undici mesi del 2023 ha speso 2,11 miliardi di euro contro 48,9 milioni di euro degli odiosamati francesi nucleari. La Germania ha costruito molti impianti eolici e solari, e ciò rende le “autostrade” tedesche dei chilowattora inadeguate a reggere questi flussi irregolari di corrente e si intasano spesso. Il costo di queste congestioni rinnovabili arriva nella bolletta elettrica dei consumatori tedeschi. 
 

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