viale dell'astronomia
In Confindustria vola Orsini, perde Marcegaglia: cosa aspettarsi dai nuovi equilibri
Con il ritiro di Garrone dalla corsa alla presidenza dell'associazione segna un punto il mondo dei piccoli e dei non-proprio-industriali. Ora i nuovi vertici dovranno lavorare per recuperare lo spirito unitario nella complessa macchina della rappresentanza imprenditoriale
Bisogna partire da una scelta cavalleresca o intelligente o definibile con entrambi gli aggettivi, quella fatta da Edoardo Garrone. Già bis vicepresidente e apprezzato nei due mandati, confindustriale di ferro, presidente del Sole 24Ore risanato, ha preferito sfilarsi per evitare conta e scontri. Mentre nei sondaggi interni emergeva ancora come possibile vincitore, ma di strettissima misura. Una cosa che non si fa e che avrebbe aggiunto, sia vincendo sia perdendo, ulteriore negatività a una campagna elettorale per la presidenza già vissuta e interpretata con uno spirito dannoso per la tenuta e il peso dell’associazione. Garrone si è sfilato, con saggezza, e ora l’elezione di Emanuele Orsini prende un altro significato, portando, contro tutte le attese, un recupero di spirito unitario nella complessa macchinona della rappresentanza imprenditoriale.
Con Orsini prosegue una serie di presidenti né grandi (per attività aziendali proprie) né strettamente industriali, ma questa condizione, ormai si è capito, è favorita dal sistema elettorale portato con la recente revisione del sistema di raccolta della indicazioni interne. Garrone avrebbe accettato la vittoria e materialmente avrebbe vinto solo se il fronte dei grandi e degli industriali fosse stato unito. Non è successo e si è nuovamente dimostrato che, invece, il mondo dei piccoli e dei non-proprio-industriali è maggiormente capace di coesione e di mobilitazione. La sua guida sarà però ispirata più che mai all’unitarietà confindustriale.
Gli scontri si sono consumati, un gruppo storico di forza confindustriale, questa volta guidato da Emma Marcegaglia, non ha vinto, e per chi ha fatto la storia dell’associazione è già uno smacco, ma curabile (chissà se è vera la storia raccontata da chi sostiene che Garrone abbia fatto un passo indietro anche perché in difficoltà rispetto alle richieste pressanti dalla ex presidente di Confindustria). Un altro gruppo, quello che tuttora è riferibile ad Antonio D’Amato, ha segnato un punto ma non vuole stravincere né ne ha interesse.
Orsini – il cui principale sostenitore in questi mesi è stato l’amministratore delegato di Intesa SanPaolo, Carlo Messina – ha doti relazionali e capacità di analisi. Conosce bene il mondo meno noto dell’imprenditoria italiana, quella galassia di piccoli e medi delle regioni centrali del paese e conosce bene i lanciatissimi imprenditori emiliani e romagnoli. Il sud lo ha sostenuto. La gestione unitaria potrebbe passare da qualche riconferma, come quella di Stirpe nel ruolo chiave delle relazioni industriali. Settore in cui Confindustria ha comunque molto da recuperare per ridare senso unitario alla rappresentanza, per recuperare la funzione di guida nelle trattative contrattuali.
Orsini non è il candidato da urlo, come è evidente, ma è un candidato che porta con se alcune notizie potenzialmente interessanti. Il fatto che nella sua partita sia stato decisivo il sostegno di Antonio Gozzi, presidente di Federacciai, numero uno di Duferco, è un segnale positivo se davvero la manifattura, che Gozzi aveva intercettato, riuscirà a pesare nella Confindustria del futuro. I numeri di Orsini sono risultati, sulla carta, superiori a quelli del suo rivale, la cui sconfitta ha coinciso anche con l’inaspettata sconfitta della Confindustria di Torino e di Assolombarda, anche grazie al sostegno della Confindustria dell’Emilia Romagna, del Veneto, della Lombardia dell’est. La competizione c’è stata, nella partita di Confindustria, i colpi bassi anche, l’esito finale della competizione non è esattamente quello da urlo che ci si poteva aspettare ma le possibilità di avere un sindacato degli industriali meno concentrato sul proprio ombelico e più concentrato sull’agenda dell’anti lagna esiste. Basta solo volerlo.