domani si vota
Le tre città della Lombardia che decideranno la corsa alla guida di Confindustria
Brescia, Bergamo e Varese saranno l'ago della bilancia nella gara che vede Edoardo Garrone e Emanuele Orsini sfidarsi per la presidenza dell'associazione confindustriale. L'esito si preannuncia incerto
Tre città della Lombardia, l’ultimo atto inizia così, come un vecchio indovinello propinato mezzo secolo fa alle scuole elementari. Qui il livello sale, almeno si spera, però certi giochi un po’ fanciulleschi si sono visti, anche se si tratta della corsa alla presidenza di Confindustria. Si decide domani e ora pare che l’ago della bilancia sia in Lombardia. Meglio, tre città lombarde: Brescia, Bergamo e Varese. Le prime due erano schierate con il terzo candidato, Antonio Gozzi, presidente di Federacciai e Duferco, pure patron dell’Entella, squadra della città ligure di Chiavari, provincia genovese.
Saltata la candidatura di Gozzi, resta da capire a chi andranno i voti di Bergamo e Brescia. A Edoardo Garrone o al suo sfidante, il già vicepresidente Emanuele Orsini? Garrone non esclude che potrebbero convergere sul suo nome, far parte di quelle 93/94 preferenze che il 4 aprile eleggeranno il nuovo presidente, meglio il candidato unico che il 23 maggio verrà sottoposto all’assemblea. Il numero delle preferenze, 92/93 su 183 aventi diritto al voto, non è una previsione casuale, ma un ricalcolo che va avanti da ormai quattro mesi e che rende evidente una cosa: sarà una battaglia all’ultimo voto. Probabile, anzi quasi certo, che Garrone quando si è fatto convincere a scendere in campo non prevedesse un esito per lui decisamente più favorevole. Aveva già declinato l’invito in un paio di occasioni, complice una certa ritrosia alla cariche pubbliche propria dell’understatement della sua città, genovese anche lui come Gozzi, stesso nome del nonno Edoardo, il petroliere che fondò la Erg, oggi presidente dell’azienda colosso del ramo energetico e anche del Sole 24 Ore, giornale di Confindustria. Poi ci sono i voti di Varese, anche questi ancora in bilico, tanto da esprimersi neppure al cospetto dei saggi confindustriali, elemento chiave di queste consultazioni-votazione, sistema così complesso da annoiare decisamente anche gli stessi iscritti, più propensi a far “danè” che chiacchiere.
Varese ha le sue industrie manifatturiere, magari non il peso dell’acciaio delle altre lombarde, ma ha pur sempre un ateneo, la Liuc Università Cattaneo, “l’università delle imprese per le imprese”. E poi da Gallarate, provincia del varesotto arriva Giorgio Fossa, un presidente che in Confindustria ha lasciato il segno. Quella degli ex presidenti è una partita a parte in questa corsa che dagli stessi industriali viene narrata così: “Saranno state tutte incasinate, ma questa è più incasinata delle altre”. Chi lo dice, è giusto ricordarlo, non può metterci la faccia, così impone la liturgia e questo è categorico per i candidati, il che ovviamente non aiuta a far chiarezza, ma introduce ampie dosi d’arsenico nella contesa.
Ora, per tornare ai calcoli delle ultime ore, Brescia, Bergamo e Varese valgono una ventina di voti. Gli stessi che conta Assolombarda che sta con Garrone, così come il Piemonte e “forse” la piccola Genova. Ecco, la città di Garrone è un altro caso nel caso: aveva due candidati, Garrone e Gozzi, due industriali “pesanti” per così dire. L’entourage “garroniano” si fa scappare “i voti di Genova non li diamo ancora per certi, anzi”. Ora il capoluogo ligure rischia di vedere sconfitti prima Gozzi e poi Garrone, favorendo anche così l’elezione dell’emiliano Emanuele Orsini, buon lavoro nel ramo finanziario fatto in qualità di vicepresidente, imprenditore almeno eclettico, visto che spazia dall’amministrazione della Tino Prosciutti spa fino alla Sistem Costruzioni srl.
Con Orsini sembrano marciare compatte le aziende del partecipato pubblico, Enel, Leonardo, Eni, “segnale di una volontà della politica di rendere almeno più ragionevole o debole Confindustria” sussurrano i “garroniani”. La replica sempre velata degli “orsiniani” suona più o meno così: “Garrone segue le orme di Emma Marcegaglia, non a caso è sostenuto compatto da Assolombarda, è ora di dire basta alle politiche dell’ex presidentessa, i grandi non sanno tutelare i piccoli industriali”. Controreplica: “Solo i grandi hanno saputo e sapranno far crescere le medie imprese”. Nella contesa, con i già citati Fossa e Marcegaglia, gioca un ruolo un altro ex presidente, Antonio D’Amato, che dopo aver sostenuto Gozzi ora vorrebbe Orsini sul trono di viale dell’Astronomia, anche in funzione anti-Marcegaglia. Non reste che consultare le stelle, una notte e tutto sarà deciso.