made in italy
Diversità e identità. Il marchio Ig va difeso, dice Confartigianato
Il regolamento Ue che istituisce la protezione delle indicazioni geografiche per i prodotti artigianali e industriali apre nuove prospettive per valorizzare il sistema manifatturiero italiano. E' ora che quelle norme europee vengano attuate
Finalmente l’Europa ha deciso di difendere il suo patrimonio di tradizione produttiva e di renderne riconoscibile l’origine territoriale ai consumatori. Il regolamento Ue che istituisce la protezione delle indicazioni geografiche per i prodotti artigianali e industriali, varato a ottobre 2023, apre nuove prospettive per valorizzare un sistema manifatturiero famoso nel mondo per tipicità e qualità strettamente connesse con i luoghi in cui viene realizzato.
Per l’Italia si tratta di una svolta, attesa e sollecitata da molti anni, proprio perché nessun altro paese in Europa può vantare un numero tanto elevato, oltre 200, di tradizioni manifatturiere locali e di distretti produttivi specializzati. Il regolamento europeo deve ora essere attuato e proprio su questo obiettivo si è concentrato l’evento organizzato il 18 aprile dal ministero delle Imprese e del made in Italy in collaborazione con Confartigianato e le altre sigle dell’artigianato, nell’ambito delle celebrazioni della Giornata nazionale del made in Italy fortemente voluta dal ministro Adolfo Urso. Il percorso di adozione del regolamento, che entrerà in vigore a dicembre 2025, dovrà vedere alleati il ministero, le regioni, i comuni e le organizzazioni imprenditoriali per individuare i prodotti candidabili per ottenere il riconoscimento dell’Indicazione geografica protetta.
“E’ un impegno – sottolinea Marco Granelli, presidente di Confartigianato – che ci vede in prima linea. Da anni, infatti, ci battiamo in Europa per ottenere un sistema affidabile di indicazioni geografiche applicato alle produzioni dell’artigianato che rappresentano il simbolo della memoria, dell’identità e della biodiversità dei nostri territori. L’artigianato è un “atlante” storico e geografico della multiforme cultura produttiva italiana che si esprime in tutti i settori e “racconta” l’ambiente, i costumi locali, gli stili di vita delle diverse aree del paese. Il made in Italy, infatti, è “ad alta vocazione artigiana“, sono 1.003 le elevate specializzazioni territoriali con una presenza significativa di imprese, la metà delle quali (49,2 per cento) è appunto artigiana”.
C’è soltanto l’imbarazzo della scelta: dall’arte vetraria a Murano e Colle Val d’Elsa al merletto a Burano e a Isernia, passando dalla ceramica a Faenza, a Bassano-Nove, a Sesto Fiorentino, a Montelupo, a Deruta, a Vietri, a Grottaglie, a Caltagirone. E, ancora, la lavorazione della carta a Fabriano, dell’ardesia in Liguria, le sculture lignee in Val Gardena e in Valle d’Aosta, la seta a Como, il marmo di Carrara, il mobile d’arte nel Veronese, in Brianza, in Friuli, in Toscana. Senza dimenticare la gioielleria e oreficeria a Valenza Po, ad Arezzo, a Vicenza, l’argenteria ad Alessandria, il corallo a Torre del Greco. Per citarne altri, la lavorazione dell’alabastro a Volterra, del sughero in Sardegna, il mosaico a Spilimbergo e a Ravenna, la tessitura in Lombardia, in Veneto e in Toscana, il cuoio a Firenze, i tappeti in Sardegna, la liuteria a Cremona… “Sono tutte attività – fa rilevare ancora il presidente di Confartigianato – simbolo della memoria, dell’identità e della diversità dei territori italiani e guai a considerarle retaggio del passato da difendere come dei “panda” in via di estinzione. In realtà sono un tesoro da rilanciare per reagire all’omologazione e alla standardizzazione dei consumi e per raggiungere quei mercati sempre più attenti all’unicità, al “su misura”, al “fuori serie”, alla manifattura a regola d’arte. L’Indicazione geografica protetta è lo strumento per certificare tutto questo. Alle imprese offre maggiore visibilità sul mercato, opportunità di nuovo sviluppo e di creazione di posti di lavoro. Ai consumatori garantisce la certezza di acquistare prodotti di qualità e tipicità certificate dal marchio IG, mettendoli al riparo dai rischi della contraffazione. Dal marchio IG traggono sicuri vantaggi anche i territori, con incremento di sviluppo economico generato anche dall’attrattività turistica grazie all’immediata identificazione di un prodotto con il luogo in cui è stato realizzato”.