l'editoriale dell'elefantino
La storia fumettistica del Superbone che ha generato superdebito
Il 110 per cento resterà un’invenzione magica. E’ costato parecchio all’erario, è vero, ma demonizzarlo come l’origine dei nostri mali è una scemenza. Il debito pubblico è alticcio anche in altri paesi che non l’hanno avuto
Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, non è affatto antipatico, è un politico furbo, ha una frezza bianca morotea che gli si addice, cerca di fare di Salvini un uomo di governo coerente (vaste programme), rimarca la differenza tra disciplina e servilismo. Per valorizzare il sistema della sanità lombarda, gli capitò nel momento sbagliato di dire che bisognava abolire i medici di base. Cominciai a rimproverarglielo a tormentone, in area Covid, mi offrì un caffè al ministero perché la smettessi di rompergli le balle, mi diede uno scoop purtroppo senza grandi conseguenze (due figli, niente tasse). Con questa storia fumettistica del Superbone che ha schiacciato e massacrato il debito pubblico, suffragata dai dati e dagli argomenti impeccabili di Luciano Capone, grande giornalista e Ragioniere Generale dello Stato aggiunto, sta esagerando, come esagerò sui medici di base (spero in un altro caffè).
Facciamoci del male è una parola d’ordine morettiana fortunata e acconcia per il carattere nazionale. Il Superbone, di cui parlo per essere notoriamente un cattivo italiano del malus, che i bonus non li ha mai sfiorati, forse uno sconto su una caldaia piccina picciò, ma niente di più, è costato parecchio all’erario, su questo non si discute. Demonizzarlo come l’origine dei nostri mali è una scemenza. Di quanto abbia reso in crescita e ripresa giudicheranno ormai gli storici più che i bilancisti. Però è molto curioso che al Fondo monetario e altrove si continui da parte del Mef a ripetere la filastrocca del rubinetto aperto che ha svuotato le casse e in contemporanea la verità sotto gli occhi di tutti: il debito è sostenibile, lo spread con i Bund tedeschi è a posto, i mercati sono preoccupati ma non più di tanto, paesi come la Francia non hanno avuto il Superbone ma hanno un debito alticcio assai, paesi come la Germania arrancano nella crescita e avrebbero forse bisogno di un Superbone anche loro, chissà. E poi le banche floridissime, anche per via del Superbone e del suo meccanismo di crediti, e poi un sacco di ristrutturazioni e facciate e zanzariere e molto altro, anche la doccia, pare, e tutto in un contesto ecosostenibile (si perdoni la parolaccia). Ci siamo anche permessi di votare contro l’Europa green, perché l’abbiamo anticipata in pandemia con il mostro del bilancio pubblico, tipico del genio italiano. Non siamo il paese di Draghi, del debito buono?
Il 110 per cento resterà un’invenzione magica, non dico paragonabile alla ruota, ma certo alle più modeste rotelle dei trolley che hanno alleviato le fatiche belluine del turismo familiare (mistero per me da sempre: com’è che abbiamo aspettato millenni a mettere le rotelline sotto le valigie?). Debole sui numeri, per niente ragioniere, osservo però che quando l’edilizia va, tout va, come dice il motto famoso, e quest’idea che si sia fatto un favore a pochi privilegiati, pagato con i soldi di tutti, è semplicemente ridicola. Dai resoconti fiscali, i pochissimi privilegiati che guadagnano bene e non evadono pagano un sacco di tasse, come i lavoratori cui le tasse sono trattenute alla fonte. Ed è o dovrebbe essere fonte di letizia generalizzata il vedere tante bellurie in giro nelle città e nelle zone rurali per effetto dell’uso accorto del debito buono e della solita idea anticipatrice che solo noi siamo capaci avere e subito dopo di rinnegare con una retorica che è la sola cosa più furba, callida, superstiziosa, comoda, delle invenzioni sociali e politiche e legislative che talvolta ci permettiamo.