i numeri

Superdeficit 110%: i pasticci di Giorgetti sul Def

Luciano Capone

Il Superbonus continua a macinare debiti: spuntano altri 4,7 miliardi spesi nel 2023. Il disavanzo sale al 7,4% e il Def è già superato. Il governo non ha un quadro programmatico, ma neppure consuntivo: non sa quanto ha speso l'anno scorso

Si spera che gli investitori internazionali nella giornata di ieri fossero distratti. Perché mentre sfilavano alla Camera in audizione per commentare il Def, le principali istituzioni economiche del paese venivano smentite dall’Istat. Sia la Banca d’Italia sia l’Ufficio parlamentare di Bilancio (Upb), infatti, nei loro documenti prendevano per buono il dato del deficit 2023 certificato dal governo nel Def approvato il 9 aprile: 7,2%. E invece, l’Istat annunciava nella “Notifica dell’indebitamento netto” – il documento ufficiale che conta per l’Eurostat e l’Ue sui saldi di finanza pubblica – che il deficit è stato del 7,4%, ovvero 4,7 miliardi di euro oltre le previsioni di un paio di settimane fa.

La Banca d’Italia in audizione diceva che il costo del Superbonus nel solo 2023 è stimato in “3,7 punti percentuali del pil (77 miliardi)” e quindi un “valore di oltre cinque volte superiore a quanto il Def 2023 prevedeva sarebbe maturato nell’anno”. Ma da qualche minuto quella stima era già difettosa di quasi 5 miliardi.

È la prima volta che un Def, ancora prima di essere approvato dal Parlamento, risulta già vecchio e superato. Dello 0,2% del pil, che si aggiunge all’1,9% di sforamento già certificato dall’Istat lo scorso primo marzo, quando il disavanzo del 2023 era stato alzato dal 5,3% (stimato nella Nadef e con la legge di Bilancio) al 7,2%: a fine 2023 il governo stimava un passivo da 106,3 miliardi, ora scopriamo che è stato di 154,1 miliardi (47,8 miliardi in più). Nel Def 2023 la previsione era di 87,8 miliardi: lo “scostamento”, in un anno, è stato di 66,3 miliardi (per ora).

Anche questa revisione al rialzo, come quelle precedenti, è dovuta alla spesa fuori controllo dei bonus edilizi: “Questa nuova versione dei conti recepisce le più recenti evidenze quantitative sulla spesa per i crediti d’imposta connessi al cosiddetto Superbonus”, scrive l’Istat. Ma non è finita qui: “Si ritiene utile precisare che tali nuove informazioni non sono ancora definitive per una possibile fisiologica stabilizzazione del dato di base nei prossimi mesi”. Ciò vuol dire che il dato può ancora aumentare, probabilmente nella prossima revisione dei conti che l’Istat farà nel mese di settembre.

In questa vicenda c’è un altro mistero. Il Mef ha scritto – nella sezione II del Def sulle Analisi e tendenze della finanza pubblica – che l’Istat aveva confermato il deficit al 7,2%. “I dati trasmessi dall’Istat con la notifica di aprile hanno confermato le stime del Conto economico delle Amministrazioni pubbliche diffuse in via provvisoria il 1° marzo”.

Era già singolare che il governo anticipasse nero su bianco il contenuto di una notifica che l’Istat non aveva ancora inviato a Eurostat. Ma è davvero surreale che quella notifica, pubblicata ieri, abbia smentito quanto scritto nel Def. Insomma, il Mef non solo ha riportato in un documento ufficiale un’informazione che non era ancora ufficiale, ma era pure sbagliata. L’ennesima “previsione” errata, anche se “solo” di 4,7 miliardi (ormai gli errori sotto la doppia cifra non fanno quasi più impressione).

Eppure il Mef aveva a disposizione tutti i dati per sapere che le stime dell’Istat di marzo erano ormai superate, visto che la finestra temporale per caricare i crediti del Superbonus sulla piattaforma dell’Agenzia delle entrate si era chiusa il 4 aprile. Questa ennesima revisione non era affatto imprevedibile. Su queste colonne scrivevamo che l’extradeficit da Superbonus sembrava superiore a quanto riportato nel Def (Il Foglio del 9 aprile) e che il dato ufficiale del deficit 2023 sarebbe arrivato con la notifica Istat del 22 aprile (Il Foglio dell’11 aprile).

Ma soprattutto era evidente che nel Documento di economia e finanza il governo non aveva chiarito a sufficienza cos’è successo con il Superbonus e le ragioni degli errori così macroscopici nelle stime: oltre 66 miliardi solo nel 2023 e quasi 150 miliardi nel periodo 2021-23 in più rispetto alle previsioni.

Le critiche dell’opposizione al Def si sono concentrate sull’assenza del “quadro programmatico”, ovvero cosa il governo intende fare l’anno prossimo. Ma il problema vero, come più volte abbiamo ripetuto, è che nel Def il governo non è in grado di riportare un “quadro consuntivo”, cioè non sa ancora dire cos’è successo l’anno scorso. La spesa del 2023 continua ad aumentare ogni nuovo mese del 2024. La finanza pubblica si trova in una situazione distopica: il passato continua a cambiare. In peggio.

 

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali