In Sicilia
Il progetto di Edison per far funzionare l'elettricità rinnovabile meteopatica quando serve a noi
La nuova centrale solare cambia lo scenario per l'azienda che, dopo 140 anni di tradizione idroelettrica, diversifica anche sul sole e sul vento. Il contesto di quando è stata inaugurata dice invece altre cose
L’Edison ha inaugurato una centrale fotovoltaica da 41 megawatt nella piana sotto Aidone, nel centro della Sicilia. Il taglio del nastro è avvenuto a metà aprile sotto una pioggia battente e una tavola cupa di nuvole nere che hanno indispettito gli addetti al cerimoniale ma ha messo il sorriso sui visi dei siciliani dopo mesi senza una goccia d’acqua, e il fango ha sostituito la terra bruciata. La nuova centrale solare cambia lo scenario per l’Edison che, dopo 140 anni di tradizione idroelettrica, diversifica anche sul sole e sul vento. Il contesto dice altre cose. Dice che se non si fanno in fretta elettrodotti per far defluire verso i consumatori l’elettricità di troppo e se non si fanno subito impianti che possano restituire quando serve l’elettricità rinnovabile meteopatica, la Sicilia rischia di diventare il simbolo atroce di come sprecare quantità immense di energia rinnovabile, a spese dei consumatori. Per questo motivo l’Edison progetta un impianto idroelettrico a pompaggio a Villarosa, pochi chilometri più a nord della centrale di Aidone, e altri quattro grandi impianti idroelettrici nel Mezzogiorno. Villarosa userà l’elettricità per accumulare acqua nelle ore di spreco meteopatico, e restituirà elettricità quando invece serve.
Meteopatia elettrica
L’eolico e il fotovoltaico, le tecnologie più interessanti, producono corrente dove pare a loro e non dove serve a noi; dove il vento soffia intenso e costante, dove il sole batte per più ore. Il sole e il vento producono corrente quando piace a loro e non quando serve a noi. Sole e vento producono tutti insieme; le eliche cominciano a girare insieme quando arriva la brezza e insieme si fermano; e tutti i moduli di silicio si svegliano e si fermano all’improvviso con il comparire e scomparire del sole. Grandi quantità di energia entrano in rete tutte insieme, e ne escono tutte insieme, senza alcuna correlazione con quanta corrente serve in quel momento. Sono indicativi i prezzi nelle principali borse elettriche europee: come sul Foglio ha scritto Lorenzo Borga, nelle ore di domanda bassa e di produzione rinnovabile alta l’elettricità vale zero spaccato. (Beninteso: sono prezzi all’ingrosso e, come per le arance in eccesso buttate al macero, le bollette dei consumatori restano carissime). Il centro studi londinese Ember, molto vicino al mondo delle rinnovabili, ha pubblicato lo studio “Putting the mission in transmission: Grids for Europe’s energy transition” secondo cui la transizione energetica verso le rinnovabili non decolla se non si spende in modo potente nelle reti di alta tensione – per portare verso i consumatori l’elettricità dai luoghi remoti di produzione – e in sistemi di accumulo – per restituire quando serve l’energia verde.
Centrali di pompaggio
Il piano energia e clima Pniec dice che, per raggiungere gli obiettivi italiani nel 2030, servono almeno 75 mila megawatt di nuovi impianti rinnovabili. Ci sono diversi modi per accumulare l’elettricità quando non serve. I principali sono le grandi batterie agli ioni di litio e le centrali idroelettriche di pompaggio. Queste centrali sono formate da due laghi, uno in alto e uno in basso, collegati da una centrale idroelettrica. Quando c’è eccesso di corrente, l’elettricità a basso valore viene usata per ripompare in quota l’acqua. Quando l’elettricità serve, quell’acqua scende alla quota più bassa facendo girare la turbina e il generatore. Lo “Studio sulle tecnologie di riferimento per lo stoccaggio di energia elettrica” prodotto da Terna aveva rilevato che “a inizio luglio 2023 sono pervenute 7,9 GW di richieste da parte di impianti di pompaggio idroelettrico”. Un anno fa The European House Ambrosetti aveva condotto lo studio “Il ruolo strategico dei pompaggi idroelettrici nella transizione energetica” secondo cui in Italia ci sono già 22 centrali di questo tipo, pari a 7.600 megawatt, e altri tremila megawatt saranno costruiti nei prossimi anni, tutti nel centro-sud e in Sicilia e Sardegna.
Il caso Sicilia
Gli investitori impegnano i loro soldi più volentieri quanto più veloce e alto è il ritorno economico. Ecco perché le regioni rinnovabili preferite sono Sicilia, Sardegna e Puglia. La sola Sicilia ha impianti di produzione elettrica per 10 mila megawatt di cui quasi 4 mila fra eolico e fotovoltaico. In aggiunta la Sicilia ha in lista d’attesa progetti eolici e fotovoltaici per altri 25 mila megawatt, di cui 18 mila fra progetti su terra e 6-8 mila megawatt di eolico in mare. Totale futuro: centrali per 35 mila megawatt, di cui tre quarti centrali meteopatiche che lavorano tutte insieme quando pare a loro. E ora il fabbisogno. Al massimo della domanda, compresi condizionatori a manetta e raffinerie in piena attività, l’intera Sicilia chiede una potenza di 4-5 mila megawatt. La capacità di esportare elettricità è pari ad appena mille megawatt, cui si aggiungerà il collegamento di alta tensione Tyrrhenian Link da mille megawatt che Terna sta posando per collegare la Sicilia con la Sardegna da un lato e la Campania dall’altro. In altre parole, in una domenica estiva soleggiata e ventosa la Sicilia produrrà quantità impressionanti di elettricità che non servirà a nessuno se non verrà accumulata sotto forma di acqua. Diceva durante l’inaugurazione dell’impianto di Aidone l’amministratore delegato dell’Edison, Nicola Monti: “La Sicilia avrà una produzione in eccedenza”. Ed ecco il progetto dell’Edison per l’idroelettrico di Villarosa.
L’idroelettrico per la flessibilità
Ai piedi di Villarosa (Enna) c’è un lago artificiale realizzato per le acque di lisciviazione della miniera di Pasquasia, sali alcalini. Quel lago non serve a nessuno: i sali alcalini rendono l’acqua imbevibile e inutile anche per irrigare. L’Edison vuole costruire in alto sulla collina adiacente un laghetto da 3 milioni di metri cubi d’acqua da collegare con il lago di Villarosa più basso attraverso una galleria nella quale verrebbe realizzata una centrale idroelettrica. Quando ricevono elettricità, le due turbine da 140 megawatt l’una cambiano il senso di marcia e diventano pompe per risospingere in alto l’acqua da riutilizzare. L’Edison ha analizzato più di 80 candidature, da cui ha selezionato un pugno di progetti. Oggi la società milanese oltre a Villarosa ha altri quattro progetti simili. Tra questi spicca Pescopagano (Potenza), la cittadina che s’affaccia su un “balcone” naturale con un panorama mozzafiato sulla valle dell’Ofanto; la centrale avrebbe la potenza di 212 megawatt. In Puglia a Gravina si potrebbe realizzare un impianto simile sul lago Basentello di Serra del Corvo tra le ondulazioni verso Spinazzola. Ma anche i concorrenti hanno progetti simili, come quelli proposti dall’Enel per l’Aquila, Caldarola (Macerata), Fano Adriano (Teramo), Ovodda (Nuoro), Pizzone (Campobasso), Piana degli Albanesi (Palermo); il progetto dell’Ente acque della Sardegna Enas a Monte Pranu e Bau Pressiu fra Nuxis (Iglesias) e Siliqua (Cagliari); e molti altri. Lo sblocco si avrà quando Terna avvierà le gare per attribuire gli accumuli; le aste precedenti erano state assegnate con valori poco invoglianti per gli investitori, e non a caso chi aveva vinto la maggior parte dei lotti in breve ha rivenduto i crediti a fondi di investimento.