Il rapporto
Se vuole uscire dalla trappola dei bonus il governo legga questo paper di Bankitalia
Il titolo è “il miglioramento dell’efficienza energetica delle abitazioni in Italia: lo stato dell’arte e alcune considerazioni per gli interventi pubblici”, e vi hanno lavorato undici economisti di via Nazionale. Possibili soluzioni
La gigantesca greppia a spese del contribuente in cui si è risolto il Superbonus edilizio è un sisma che ci accompagnerà a lungo. Oggi risulta ancora impossibile calcolare quanto maggiori ancora saranno i costi pubblici a venire: la Banca d’Italia stima quelli del biennio 2021-23 in 8 punti di pil, e riconosce l’impossibilità di stimare quelli relativi a 2024 e 2025. Ma i partiti – tutti hanno lasciato le loro impronte digitali tra varo e protrazione della misura dal 2020 in avanti – stentano a capirlo. Capita così che l’Istat smentisca il Def del governo sul deficit 2023 innalzandolo al 7,4 per cento, il ministro Giorgetti definisca il Superbonus “un mostro che ha distrutto la finanza pubblica”, e che Banca d’Italia presenti in Senato una memoria durissima che boccia tutte le deroghe proposte dai partiti alla stretta contenuta nel decreto Superbonus all’esame del Parlamento. Serve l’esatto opposto: fino a stoppare subito in tutto e per tutto il Superbonus.
Ovviamente i partiti dissentono. Che succederebbe al monte-crediti di decine di miliardi che è ancora nel suo ciclo di maturazione? La demagogia politica continua a galoppare, mentre lo stesso governo non ha idea di come fare con la prossima finanziaria, visto che abbiamo il maggior deficit 2023 di tutti i paesi europei, e siamo l’unico il cui debito pubblico continuerà a crescere. Ce la caviamo tagliando la sola testa del Ragioniere generale dello stato? Nel caos, per fortuna c’è chi ragiona. Non la politica, ma la Banca d’Italia. Consiglio ai signori parlamentari: la seconda parte delle 13 paginette consegnate da Via Nazionale al Senato contengono alcune indicazioni su come cambiare radicalmente gli incentivi all’efficientamento energetico delle unità immobiliari. Se volete capire meglio, leggetevi il paper uscito pochi giorni fa nella collana Questioni di economia e finanza, scaricabile dal sito Bankitalia. Il titolo è “il miglioramento dell’efficienza energetica delle abitazioni in Italia: lo stato dell’arte e alcune considerazioni per gli interventi pubblici”, e vi hanno lavorato undici economisti di via Nazionale. Perché non bisogna solo pensare a fermare l’emorragia di deficit aggiuntivo prodotto dal vecchio Superbonus, ma anche riflettere su come nei prossimi anni far fronte agli obblighi di efficientamento energetico posti dalla Direttiva europea appena approvata in materia. Ed è per questo che Banca d’Italia indica cinque enormi punti di discontinuità rispetto al Superbonus.
Esso non solo ha dato luogo a una riduzione di emissioni molto al disotto di quella che si sarebbe potuta realizzare. Ha adottato criteri difformi da ogni paese europeo, sia in termini di misura del beneficio, sia per il perimetro degli immobili e degli interventi agevolati, sia per la cedibilità infinita della detrazione che, da una parte, ha reso esigibile l’intero ammontare dei crediti concessi modificandone così la disciplina di copertura con conseguente esplosione di deficit e debito, dall’altra ha creato una vera e propria moneta fiscale aggiuntiva contraria ai trattati europei. Le cinque discontinuità possiamo solo indicarle per titoli, i numeri stanno nel paper. La prima è una rigorosa selezione dei beneficiari e degli immobili da agevolare, le risorse vanno indirizzate solo a famiglie bisognose e abitazioni meno efficienti. Seconda discontinuità: bisogna superare la logica di agevolazioni per sola detrazione d’imposta, per esempio con l’accesso agevolato al credito e a mutui green esplicitamente volti all’efficientamento energetico di vecchi immobili, sostenuti e garantiti da green bond emessi dalle banche sul versante della raccolta. Terza discontinuità: va sempre prevista una compartecipazione al costo da parte del beneficiario, per limitare azzardo morale, frodi ed esplosione dei costi. E una drastica riduzione della cessione del credito.
Quarta retromarcia: vanno sempre identificate forme di finanziamento degli interventi adeguate e certe, anche tagliando sussidi ambientalmente dannosi. Infine, quinta svolta: improrogabilità assoluta delle agevolazioni oltre l’orizzonte su cui sia stata condotta una meticolosa stima ex ante. Se tenete conto che a oggi non abbiamo nemmeno una stima precisa dell’efficienza energetica degli immobili italiani, visto che la classificazione obbligata vale solo per alcuni milioni di unità in presenza di contratti d’affitto che la certifichino, è una delle più colossali ammissioni di colpa che via Nazionale abbia mai chiesto alla politica nella sua storia.