Pochi ma bonus
Meloni introduce nuovi sgravi prima delle elezioni, anche se non sa come rinnovare quelli vecchi
Dalla tredicesima alla Superdeduzione 120%, ecco i bonus del governo in vista delle europee. Una politica economica col fiato corto e lo sguardo cortissimo
Il governo arriva al Consiglio dei ministri di oggi con il fiato corto e lo sguardo cortissimo. L’orizzonte è infatti quello delle elezioni europee di giugno, ma i margini di bilancio sono talmente ristretti che consentono poche mance elettorali. Se l’anno scorso, con il decreto Lavoro, Giorgia Meloni mise in campo 4 miliardi per gli sgravi contributivi (fino al 7 per cento) per il secondo semestre 2023, ipotecando così oltre 10 miliardi nella legge di Bilancio per il 2024, stavolta le cifre in gioco di ordini di grandezza inferiori.
Il pacchetto per il Primo maggio di quest’anno è composto da un decreto Coesione, che riordina la normativa sui fondi europei e prevede bonus per l’occupazione di giovani e donne, e da un decreto legislativo che è il piatto forte elettorale: un bonus tredicesima, in attuazione della delega fiscale, fino a 100 euro da erogare a gennaio 2025. Ma siccome i soldi sono pochi, la platea è stata ristretta ai soli lavoratori dipendenti con reddito inferiore a 28 mila euro, coniugati e con almeno un figlio a carico. Il costo è di appena 100 milioni, eppure ci sono problemi per le coperture e, di conseguenza, tensioni con la Ragioneria dello stato.
L’altra misura attesa è la cosiddetta Superdeduzione al 120 per cento (in alcuni casi 130) del costo del lavoro per le imprese che fanno assunzioni aggiuntive a tempo indeterminato. Anche questa agevolazione è limitata al solo 2024.
La Superdeduzione ha certamente un problema di merito. Ci troviamo in un periodo in cui il mercato del lavoro è molto forte, con un record di occupazione e un robusto incremento di assunzioni a tempo indeterminato. Da quasi due anni il tasso di posti vacanti è ai massimi storici dell’ultimo decennio (2,3 per cento nel quarto trimestre 2023): vuol dire che le aziende cercano personale ma fanno fatica a trovarlo. In questo contesto, una maxi deduzione rischia di essere un incentivo inutile ovvero un semplice trasferimento a imprese che avrebbero assunto comunque. In ogni caso, nulla di nuovo. Il bonus è un’attuazione della delega fiscale approvata a fine 2023 e sarebbe dovuto entrare in vigore con decreto del Mef “entro trenta giorni” dall’approvazione di quel decreto legislativo, avvenuta il 20 dicembre 2023. Quindi la notizia non dovrebbe essere che il governo introduce un nuovo bonus, ma che lo fa con tre mesi di ritardo.
Il problema di metodo riguarda la durata di queste misure, e di conseguenza la visione di politica economica del governo. Ci troviamo ancora una volta, come se il passato non avesse insegnato nulla, di fronte a incentivi o agevolazioni di durata annuale. Le misure che non sono strutturali già di per sé non sono molto utili, perché non forniscono un quadro di stabilità a cittadini, famiglie e imprese. Ma in questo caso ci troviamo in una situazione surreale. Perché il governo mentre da un lato non fornisce un quadro programmatico del Def che spieghi con quali risorse verranno prorogati o resi strutturali la decontribuzione e il taglio dell’Irpef (15 miliardi), dall’altro aggiunge un altro bonus temporaneo da 100 milioni che aggiunge pegni da pagare nella prossima legge di Bilancio.
La situazione, poi, diventa paradossale se si considera che dal primo luglio dovrebbero entrare in vigore la Plastic tax e la Sugar tax. In legge di Bilancio il governo aveva rinviato le due tasse di soli sei mesi perché non trovava 600 milioni. Ora il ministro Giorgetti e la p Meloni aggiungono a fatica un altro bonus da 100 milioni prima delle elezioni, anche se non sanno dove prendere i soldi per disinnescare l’entrata in vigore di pPlastic tax e Sugar tax dopo le elezioni.