Senza senso

Non basta cambiare una casella: l'Abi ha perso ogni ragione di esistenza

Mariarosaria Marchesano

Il Ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, sottolinea la necessità di un cambiamento nell'Associazione Bancaria Italiana, con l'auspicio che le dimissioni del direttore generale Giovanni Sabatini possano avviare un percorso di rinnovamento

Carlo Messina, il ceo di Intesa Sanpaolo, la più grande banca italiana e una delle maggiori a livello europeo, lo sta dicendo da tempo: l’Abi ha bisogno di un cambio di passo. E forse l’addio del direttore generale Giovanni Sabatini, che si è dimesso ieri dopo 15 anni, potrebbe rappresentare l’inizio di un percorso di rinnovamento che Messina è tornato ad auspicare qualche giorno fa. “Vogliamo la migliore Abi d’Europa” ha detto, aggiungendo che se dal confronto tra banche iscritte all’associazione non dovesse risultare possibile avviare un cambiamento, Intesa Sanpaolo sarà in grado di “fare da sola com’è successo con il Casl”.
 

Il riferimento è a quando lo scorso anno la banca è uscita dal Comitato affari sindacali e del lavoro (Casl) dell’Abi, perché voleva sperimentare nuove strade per il rinnovo del contratto nazionale dei bancari, con aumenti in busta paga oltre che con il welfare. Strada che poi è stata seguita dagli altri maggiori istituti di credito facendo apparire l’Abi come la foresta pietrificata delle relazioni sindacali. Quello è stato l’inizio di un’azione di “picconamento” dell’Associazione presieduta da Antonio Patuelli e diretta da Sabatini, il cui successore sarà individuato “in tempi rapidi” da una società specializzata (nel frattempo la direzione generale sarà retta da Gianfranco Torriero).
 

Per quanto Messina abbia precisato che non esiste un problema con le persone ma con il ruolo e l’attività svolta dell’Abi, è possibile che le sue parole siano state vissute come un segnale di profonda insoddisfazione all’interno dell’associazione bancaria. Del resto, che senso avrebbe un’Abi in cui non è presente la maggiore banca del paese e che, a detta degli osservatori più critici, si comporta da sindacato dei banchieri invece che da motore del rinnovamento? Domande che in questi giorni sono riecheggiate tra le mura del palazzo di Piazza del Gesù a Roma.
 

Potrebbe spiegarsi così la decisione di Sabatini di rimettere il mandato mentre Patuelli resta al suo posto, considerando che lo stesso ceo di Intesa Sanpaolo ha rivendicato il fatto di averne sempre sostenuto il rinnovo. Per un po’ si è parlato anche della possibilità che Patuelli potesse essere sostituito da Francesco Profumo, che qualche mese fa ha lasciato la presidenza dell’Acri (l’Associazione delle Fondazioni e delle Casse di risparmio) con un anno di anticipo rispetto alla scadenza prevista, ma l’ipotesi al momento non trova alcuna conferma considerando anche che Messina stesso lo ha nominato alla presidenza di Isibank.
 

Quanto sia considerata importante la selezione del nuovo direttore generale lo dimostra il fatto che sarà seguita da vicino da cinque banchieri i cui nomi sono trapelati sulle agenzie: Gianmaria Gros Pietro (Intesa Sanpaolo), Ilaria Dalla Riva (Unicredit), Maurizio Sella (past president dell’associazione), Camillo Venesio (Banca del Piemonte) e Massimo Tononi (Banco Bpm). All’Abi, inoltre, sarebbero allo studio, proprio in vista del nuovo mandato del direttore generale, alcune modifiche statutarie che potrebbero cambiare gli attuali meccanismi che regolano la rotazione dei banchieri negli organi dell’associazione. Chissà se sarà sufficiente per inaugurare l'Abi 2.0.