Il colloquio
Risso (Confindustria Genova): “Non si usi il caso Toti per bloccare tutto”
Il presidente degli industriali genovesi: "Il rischio è che gli investimenti che sono stati fatti in questi anni per sbloccare questa città che si trovava in una situazione di declino vadano persi. Serve una reazione"
“Il rischio adesso è che si usino le inchieste come una clava contro il cosiddetto modello Genova. C’è già chi ha iniziato a farlo. E che quindi il mare di investimenti fatti sulla città possano essere rallentati, se non proprio dismessi”. Il presidente di Confindustria Genova Umberto Risso premette, in questo colloquio con Il Foglio, di voler “tenere fuori il lavoro della magistratura, che farà il suo corso. Ci sono ancora molti punti che dovranno essere chiariti”. Eppure al nostro giornale confessa un timore: che l’operazione che ha portato tra le altre cose all’arresto del governatore Giovanni Toti, con l’accusa di corruzione, possa nuovamente invertire all’indietro la rotta della città, che negli ultimi anni aveva registrato una ripartenza dal punto di vista economico. “E’ già stato dichiarato da parte di qualcuno che è finito un periodo, quello dei faccendieri o di non so che cosa. Il rischio è che gli investimenti che sono stati fatti in questi anni per sbloccare questa città che si trovava in una situazione di declino vadano persi. Ma sono investimenti che non riguardano una parte politica piuttosto che un’altra. Quanto piuttosto la città di Genova”, dice Risso. “Si sono già fatti dei tentativi per allungare i tempi. E il mio timore è che realisticamente da adesso in poi c’è chi continuerà a fare lo stesso. Penso ai fondi del Pnrr: rallentare, con termini precisi per la fine dei lavori, significa rischiare di perderle per sempre quelle risorse”. L’ulteriore considerazione è che adesso, da un punto di vista della risposta emotiva in seguito all’inchiesta, “chi la vorrà più mettere una firma, assumendosi la responsabilità da qui in avanti? Temo l’esercito di burocrati. Ecco perché il mio auspicio è che non ci si fermi, che non si rallentino le occasioni di sviluppo della città. Prepariamoci a reagire. Una cosa che dovremmo fare non solo noi imprenditori, ma penso anche alle associazioni di categoria, ai sindacati”.
Il presidente degli industriali genovesi, del resto, dice che il grande merito del modello Genova “attorno al quale forse s’è gonfiata un po’ di retorica, è uno solo: il fare. E il fare nel caso specifico ha coinciso con il commissariamento, con la consapevolezza che le cose, seguendo la procedura ordinaria, non si riusciva a farle, perché le declinazioni delle leggi europee alle nostre latitudini non funzionano. Qui da noi, invece, il commissariamento ha funzionato particolarmente bene forse perché c’era un commissario particolarmente bravo, competente” dice Risso, alludendo al sindaco di Genova Marco Bucci, che s’è trovato a rivestire il ruolo di commissario alla ricostruzione del ponte Morandi. Uno degli esempi che negli ultimi anni hanno rappresentato un nuovo modo di far parlare mondo dell’impresa e decisori pubblici. A beneficio della città, che in pochi mesi ha potuto tornare a utilizzare un’infrastruttura essenziale. Cosa bisognerebbe fare, insomma, per scongiurare, adesso, un ritorno al passato, all’immobilismo? “Pregare”, risponde d’istinto e con una punta d’ironia Risso, che però allontana letture particolarmente pessimistiche. “Noi imprenditori per natura, se facciamo questo mestiere, siamo ottimisti. Una reazione dovrà esserci. Il nostro compito dovrà essere anche quello di stimolare, di continuare a insistere perché la città non si blocchi. Non possiamo fermarci, stoppando lo sviluppo di Genova”.