La scheda
Che cos'è e cosa prevede la Sugar Tax, la tassa che fa litigare la maggioranza
Il governo vuole introdurre l'imposta sulle bevande zuccherate approvata dal governo Conte II nel 2019. Ma quattro anni dopo la misura crea ancora tensioni: dai ministri ai rappresentanti del settore, ecco tutte le perplessità
Dal primo luglio 2024 con ogni probabilità le bevande zuccherate e analcoliche inizieranno a costare di più a causa dell'introduzione della Sugar Tax. Il governo è al lavoro per inserire nel sistema fiscale l'imposta prevista dalla legge di Bilancio del 2020 che punta a disincentivare l'acquisto di drink e bevande ad alta concentrazione di zuccheri, facendone aumentare il pezzo alla vendita. Con un emendamento al decreto Superbonus, il ministero dell'Economia vuole dare il via libera alla tassazione, cosa che nelle scorse ore ha creato non poche tensioni tra il titolare del Mef Giancarlo Giorgetti e il leader di Forza Italia Antonio Tajani. Dopo quattro anni – e soprattutto dopo numerosi rinvii – il governo Meloni potrebbe arrivare a dare l'ok definitivo all'imposta tanto discussa che è stata introdotta originariamente dal governo guidato da Giuseppe Conte con la maggioranza Pd-M5s.
Cosa prevede la Sugar Tax
Questa particolare tassa è stata inserita con alcuni emendamenti alla legge di Bilancio del 2020, approvata a dicembre 2019 dal governo Conte II con Roberto Gualtieri ministro dell'Economia. Nel dettaglio, si trova ai commi 661-676 del testo di legge. Si tratta di un'imposta sul consumo delle bevande analcoliche edulcorate, cioè quelle bevande che al loro interno contengono gli "edulcoranti", cioè quelle sostanze – che possono essere naturali o sintetiche – che si utilizzano per dare il sapore dolce: parliamo di cola, limonate, aranciate, the, cedrate e via dicendo. Nello specifico, saranno sottoposti alla tassa le bibite che rientrano nella categoria "NC 2009 e 2202 della nomenclatura combinata dell'Unione europea, condizionati per la vendita, destinati al consumo alimentare umano, ottenuti con l'aggiunta di edulcoranti e aventi un titolo alcolometrico inferiore o uguale a 1,2 per cento in volume".
L'aliquota dell'imposta è prevista soltanto per i prodotti finiti e, in origine, ammontava dieci euro per ettolitro, cioè dieci centesimi di euro per litro, e nei prodotti che vanno diluiti si applica nella misura di 0,25 euro per kg. Con l'emendamento introdotto dal governo nei giorni scorsi l'aliquota è però stata cambiata: per il periodo che andrà tra il 2024 e il 2026 l'aliquota d'imposta sarà dimezzata a cinque centesimi per litro, invece che dieci. Dopo due anni, poi, la tassazione ritornerebbe al suo valore originale.
Quando entrerà in vigore la Sugar Tax
Nell'emendamento presentato al decreto Superbonus, il governo ha indicato il primo luglio 2024 come data di introduzione dell'imposta. Non è però escluso che il via libera sia di nuovo rimandato. Negli ultimi quattro anni, infatti, la tassa non è mai stata applicata: la sua introduzione è sempre stata rimandata e ha attraversato tre diversi governi. Con le tensioni che sta causando all'interno della maggioranza è probabile che slitti ancora in avanti, nonostante il Mef abbia chiaramente dimostrato la volontà di procedere con la sua introduzione.
Le perplessità del settore
La notizia della presentazione dell'emendamento ha subito sollevato le polemiche delle imprese del settore. Prima di tutte, Assobibe, l'associazione italiana di Confindustria che riunisce le industrie di bevande analcoliche. "Chiediamo con fiducia al governo di continuare a lavorare per individuare soluzioni utili al rinvio di misure puramente ideologiche dannose per il paese perché aumentano l’inflazione, penalizzano i cittadini e affossano le imprese nel picco di produzione in vista della stagione estiva", ha detto Giangiacomo Pierini, presidente dell'associazione.
Sul sito Assobibe commenta la decisione elencando una lunga serie di ragioni per le quali la tassazione non dovrebbe essere introdotta. "Le contrazioni di vendite e attività causate dall’aumento dei prezzi legati alla tassa, con effetti conseguenti sull’intera Filiera, a monte e a valle della fase di imbottigliamento. Si tratta di effetti dannosi da evitare, tra cui 5.050 posti di lavoro a rischio. Una nuova imposta da versare condiziona i budget delle imprese, rischia di congelare gli investimenti di breve e medio periodo, aumenta le incertezze e non avvicina gli investitori esteri", scrivono.
"Come settore – ricorda sempre Pierini – fin dal 2006 abbiamo lavorato sulla nostra offerta e sulle nostre attività di marketing, ma anche attraverso protocolli con il Ministero Salute: abbiamo tagliato lo zucchero a scaffale del 41 per cento in dieci anni senza bisogno di tasse, abbiamo adottato rigide autolimitazioni nella vendita verso i consumatori più fragili come i bambini, abbiamo aderito al Trimestre senza inflazione e sostenuto il Nutrinform con il Mmit, convinti che penalizzare un singolo ingrediente come proposto dal Nutriscore sia assurdo. Principio, quest’ultimo, peraltro condiviso dal Governo ma in contraddizione con la conferma della Sugar tax", ha detto.