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il mezzogiorno è nudo

Pnrr contro il sud. Anche L'Ance lancia un allarme sui progetti definanziati

Giorgio Santilli

L'associazione dei costruttori raccoglie la denuncia del Foglio, fotografando una situazione in cui il Mezzogiorno non ha la disponibilità di una riserva di progetti per far fronte ai nuovi finanziamenti o per integrare quelli in uscita

C’è una enorme questione meridionale nel Pnrr che per ora resta nascosta nelle scartoffie del Piano di ripresa e resilienza, ma che presto verrà a galla e farà molto rumore. Dopo la denuncia del Foglio sul piano per le risorse idriche che – con la seconda tranche aggiuntiva di 959 miliardi introdotta dalla revisione Pnrr – ha abbattuto la quota Sud dal 40,4% al 18,6%, portandola completamente fuori delle regole del Recovery Plan, ora è l’associazione nazionale dei costruttori edili (Ance) a uscire allo scoperto con uno studio, “PNRR: effetti territoriali della revisione”, che evidenzia nuovi squilibri territoriali a danno del Mezzogiorno. 

Dal Pnrr – dice Ance – escono 45.630 progetti completamente definanziati per 9,74 miliardi. Contati uno per uno grazie all’elaborazione degli open data di Regis. A questi si aggiungeranno progetti parzialmente definanziati per un ammontare di 5.477 milioni di euro. Qui è l’Ance a fare una stima perché le informazioni sono meno puntuali. I costruttori riescono comunque a ricostruire i definanziamenti regione per regione, con risultati soprendenti. 

Se i progetti del primo gruppo mantengono una ripartizione territoriale relativamente equilibrata e compatibile con l’assetto territoriale del Pnrr (43% del valore dei progetti definanziati localizzato al Nord, 20% al Centro e 37% al Sud), l’equilibrio salta completamente con i progetti del secondo gruppo per cui i progetti definanziati nel Mezzogiorno sono oltre il doppio di quelli definanizati al Nord: 3.165 milioni contro 1.472, il 58% contro il 27%.

Facendo i totali, “il 45% dei definanziamenti determinati dalla revisione del Piano colpirà le regioni del Sud”. Un dato allarmante, considerando che uno degli obiettivi costitutivi del Pnrr era proprio quello di ridurre le distanze fra Nord e Mezzogiorno. E tutti i dati della prima versione del Pnrr, quella approvata e portata a Bruxelles da Mario Draghi, riusciva pienamente nell’intento.

Non solo. Nota l’Ance che quel 45% “è un dato preoccupante” che, però, “rischia di salire se si considera che i progetti parzialmente definanziati verranno espunti dal Piano in base al loro stato di avanzamento”. E l’avanzamento nel Mezzogiorno è parecchi passi più indietro, commentano sempre all’Ance. Si va ben oltre il 45%, quindi, e si viaggia verso la metà dei progetti definanziati al Sud.

E la partita non si chiude qui. Perché il sasso lanciato nello stagno dall’articolo del Foglio del 9 maggio aggiunge un ulteriore elemento di preoccupazione che l’Ance non ha ancora preso in considerazione. Il piano idrico raccontava della quota irrisoria al Sud dei nuovi progetti finanziati con le nuove risorse del Pnrr non per un fatto casuale, ma per l’assenza di nuovi progetti “sostitutivi” nel Sud. Le Regioni del Mezzogiorno, in altre parole, avevano spremuto tutte le risorse e i progetti disponibili con il piano inviato da Draghi e non hanno una riserva di progetti per far fronte ai nuovi finanziamenti o integrare quelli in uscita.

Se quanto successo nell’acqua dovesse ripetersi in altri settori, apparirebbe chiaro che il grande rimescolamento imposto dalla revisione del Pnrr – il grande “gioco delle tre carte” che ancora oggi porta alla cancellazione di progetti con il Piano nazionale complementare e con i fondi di coesione Ue –  avrebbe come vittima sacrificale numero uno proprio il Mezzogiorno.

Nel centrodestra si comincia a sentire qualche voce che dice “le quote sono state la rovina del Mezzogiorno”. Sarà pure ma, in attesa di una programmazione dotata di una visione lunga per il paese, erano meglio di niente. Senza le quote, il Mezzogiorno è totalmente nudo.

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