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l'analisi

Soluzioni per uscire dal vicolo cieco dei balneari

Giacinto Della Cananea

Anziché ingaggiare una contesa con i giudici europei e nazionali nell’imminenza delle elezioni, il nostro Parlamento dovrebbe raccogliere l'indicazione della Corte di giustizia dell'Ue sulle concessioni. Ascoltare tutti i soggetti coinvolti, e poi legiferare, preoccupandosi non solo delle spiagge ma di tutte le zone costiere e dei porti

Nel giro di poco più di un anno, la decisione della maggioranza di rinviare ulteriormente le gare per le concessioni balneari ha scontentato tutti. I concessionari temono che, presto o tardi, le gare dovranno essere effettuate. Gli organi di controllo, primo fra tutti il presidente della Repubblica, hanno segnalato i contrasti con il diritto dell’Ue. Gli enti locali, nell’incertezza, agiscono in ordine sparso. L’Agenzia del demanio è preoccupata per i (magri) proventi delle concessioni. I giudici amministrativi continuano a ribadire che le proroghe ex lege sono invalide. Per reagire contro quella che ritengono un’indebita interferenza giudiziaria, parti della maggioranza intendono sollevare un conflitto di attribuzioni dinanzi alla Corte costituzionale. Poche proposizioni bastano a spiegare perché questa iniziativa, pur in astratto possibile, ha scarsissime possibilità di successo.

Da vari decenni, la Corte costituzionale ha affermato che le norme europee possono avere effetti diretti nel nostro ordinamento. La Corte di giustizia dell’Ue ha ribadito l’anno scorso che ciò vale anche per la direttiva Bolkestein, proprio in rapporto alle concessioni balneari. In quell’occasione, ha lasciato solo qualche spiraglio per individuare le aree in cui le risorse naturali non sono scarse e, quindi, non occorrono le gare. Anziché ingaggiare una contesa con i giudici europei e nazionali nell’imminenza delle elezioni, il nostro Parlamento dovrebbe raccogliere quell’indicazione, svolgendo bene il proprio ruolo, che è innanzitutto quello di “organo di teatro”. Dovrebbe quindi ascoltare tutti i soggetti coinvolti, compresi i tecnici, come i geografi e i biologi, e le associazioni dei consumatori. Dovrebbe poi legiferare, preoccupandosi non solo delle spiagge ma di tutte le zone costiere e dei porti, adottando norme che tengano conto dell’esperienza degli altri paesi dell’area mediterranea e definendo sia la durata delle concessioni sia i servizi che devono essere offerti al pubblico.