Foto Ansa

l'etna valley

Il nuovo megaimpianto di chip a Catania è un successo europeo

Maria Carla Sicilia

La Commissione europea sblocca due miliardi di aiuti di stato per la STMicrolectronics: la joint venture italo francese investirà cinque miliardi in Sicilia. Cosa significa per la sicurezza degli approvvigionamenti europei e perché il progetto stempera le tensioni tra Roma e Parigi

Il Made in Italy a trazione europea. A Catania sarà realizzato il primo impianto integrato di produzione di chip per dispositivi elettrici in carburo di silicio, componenti necessari e strategici per l’industria automotive e la transizione energetica. A gestire l’investimento è la STMicrolectronics, il maggiore produttore europeo di semiconduttori il cui controllo è nelle mani di una joint venture paritetica tra lo stato italiano e quello francese. Su cinque miliardi complessivi, due sono aiuti di stato italiani che la Commissione europea ha autorizzato oggi nell’ambito del Chip Act presentato due anni fa.

Per l’occasione sono volati a Catania la vicepresidente Ue Margrethe Vestager e l’amministratore delegato dell’azienda, Jean-Marc Chery. Ad accoglierli c’era il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. “Questo investimento è un esempio e un modello per l’Europa, un modello di piena cooperazione tra Italia e Francia”, ha detto il ministro, smorzando così la competizione tra i due paesi nei settori più strategici dell’industria: non solo i chip di STMicrolectronics ma anche i cavi e la fibra ottica di Prysmian, fino all’automotive di Stellantis. Un cambio di passo rispetto alle tensioni tra i due governi di cui ha scritto Bloomberg pochi mesi fa, alla vigilia del rinnovo del mandato per i prossimi tre anni dell’ad di STM, Chery. Nel corso dell’assemblea degli azionisti, che si è svolta mercoledì scorso ad Amsterdam, è stato anche approvato l’ingresso di Lorenzo Grandi, attuale cfo, nel consiglio di gestione della società. La decisione bilancia il peso della governance italiana nell’azienda, ma è soprattutto l’investimento annunciato ieri a rasserenare gli animi poiché riequilibra il baricentro della strategia industriale del produttore di chip, impegnato anche in Francia nella costruzione di una nuova fabbrica a Grenoble.

 

Secondo il governo, l’investimento di Catania creerà 2.000 nuovi posti di lavoro tra ingegneri e tecnici altamente specializzati, che si sommano agli oltre 5.000 dipendenti attuali della STM. “Un risultato straordinario per l’Italia”, ha commentato la premier Giorgia Meloni. La produzione dovrebbe iniziare nel 2026 ed entrare a pieno regime nel 2032: in questo modo STM completerà l’integrazione verticale per la produzione su larga scala di carburo di silicio in un unico sito. 

L’annuncio dell’investimento è stato anche l’occasione per fare il punto su quella che il ministro Urso ha chiamato “strategia nazionale per la microelettronica”. Dopo il fallimento della trattativa con Intel, a marzo il governo ha reso noto che la start up di Singapore Silicon Box aprirà un impianto di packaging avanzato in Italia: l’impegno previsto è di 3,2 miliardi e anche in questo caso ci sarà una quota di aiuti di stato di cui si attende il via libera dalla Commissione europea. L’obiettivo, ha detto il ministro, è di puntare entro l’anno a 10 miliardi di investimenti, tra aiuti di stato sotto forma di contratti di sviluppo e risorse private.

Il ruolo di Bruxelles in tutto questo è cruciale. Non solo per dare il via libera alle attività, ma anche perché senza l’accelerata di due anni fa sui semiconduttori da parte della Commissione von Der Leyen (dovuta anche alla crisi della pandemia) questi progetti probabilmente non sarebbero mai stati messi a sistema in una visione industriale europea. Il nuovo impianto di Catania, ha spiegato la Commissione, contribuisce a rafforzare la sicurezza dell’approvvigionamento dell'Europa, non solo perché consentirà di coprire tutte le fasi di fabbricazione del carbonio di silicio ma anche perché impegna STM a rispettare gli ordini europei classificati come prioritari per la produzione di componenti sensibili in caso di crisi. Un dato di fatto che non sfugge neppure al governo Meloni. “Ringrazio la vicepresidente Vestager con cui fin dall’inizio abbiamo costruito un rapporto continuativo e diretto. Il nostro futuro è nella nostra Europa e il nostro futuro di europei è nella sfida sulla competitività, sull’economia digitale e la transizione green”, ha detto Urso a Catania. 

Di più su questi argomenti:
  • Maria Carla Sicilia
  • Nata a Cosenza nel 1988, vive a Roma da più di dieci anni. Ogni anno pensa che andrà via dalla città delle buche e del Colosseo, ma finora ha sempre trovato buoni motivi per restare. Uno di questi è il Foglio, dove ha iniziato a lavorare nel 2017. Oggi si occupa del coordinamento del Foglio.it.