Dopo la relazione di Bankitalia
Investire sull'imprenditoria giovanile. L'appello di Confartigianato
La carenza di lavoratori richiamata ieri da Fabio Panetta, insieme al declino demografico e al tasso di inattività, mette a rischio il ricambio generazionale nelle aziende italiane. L'allarme dei Giovani imprenditori
La carenza di lavoratori richiamata ieri dal governatore della Banca d’Italia Panetta nelle sue Considerazioni finali è tra i maggiori problemi per le piccole imprese. Insieme al declino demografico e al tasso di inattività dei giovani mette a rischio il ricambio generazionale nelle aziende italiane. L’allarme è arrivato dai Giovani imprenditori di Confartigianato che, durante la loro Convention nazionale svoltasi a Roma il 28 maggio, hanno presentato un rapporto dettagliato sulla situazione del lavoro giovanile in Italia.
Negli ultimi dieci anni, la crisi demografica ha visto una diminuzione di 874 mila giovani tra i 20 e i 34 anni, pari a un calo dell’8,7 per cento. Questo trend si riflette anche nella composizione del lavoro indipendente: gli imprenditori e lavoratori autonomi over 60 (897 mila) hanno superato gli under 35 (719 mila). Il fenomeno, sebbene presente in tutta Europa, è particolarmente acuto in Italia, dove i giovani lavoratori indipendenti rappresentano il 15 per cento del totale, rispetto al 16,2 della media Ue.
Nonostante ciò, le opportunità di lavoro per i giovani non mancano. Tra il 2021 e il 2023, la crescita dell’occupazione è stata trainata dagli under 35, con un incremento dell’8,8 per cento rispetto al +3,3 per cento dell’occupazione senior. I laureati (+12,5 per cento) e le giovani donne (+9,9 per cento) hanno registrato andamenti particolarmente positivi. Tuttavia, il problema della manodopera non reperibile da parte delle imprese è in aumento, con una percentuale che, a maggio, si attesta al 48,2 per cento, 2,1 punti in più rispetto allo scorso anno.
Oltre al calo demografico, c’è un altro problema: le nuove generazioni non si offrono sul mercato del lavoro. Secondo il rapporto di Confartigianato, gli inattivi under 35 sono 1.477.000, il valore più alto in Europa. Il tasso di occupazione degli under 35 italiani è del 45 per cento, la percentuale più bassa d’Europa, accanto a Grecia (45,1) e Romania (46,5), e lontanissima dai valori di Austria (70,6), Malta (76,8) e Olanda (82,1 per cento).
Un segnale di speranza arriva dalla nascita di 50 mila imprese guidate da giovani nel 2023, pari al 34,9 per cento del totale delle aziende create lo scorso anno. Questo indica che, nonostante le difficoltà, esiste una vivace imprenditorialità giovanile pronta a contribuire all’economia italiana.
Davide Peli, presidente dei Giovani imprenditori di Confartigianato, sottolinea l’importanza di investire sulle nuove generazioni. “Attualmente, per ogni 12 euro di spesa pubblica destinati a pensioni e sanità per anziani, soltanto 1 euro è destinato a giovani e famiglie. Serve un riequilibrio e occorre puntare su una serie di interventi mirati. Innanzitutto – fa rilevare il presidente Peli – occorre investire sulla formazione di qualità, con un focus particolare sull’istruzione tecnica e professionalizzante, per creare le competenze evolute imposte dalla rivoluzione digitale. Questo significa preparare i giovani non solo con conoscenze teoriche, ma con abilità pratiche che possano essere immediatamente applicate nel mondo del lavoro”.
Inoltre, è cruciale incentivare la trasmissione d’impresa. Per il presidente dei Giovani imprenditori di Confartigianato “strumenti come il credito di imposta per i giovani che vogliono rilevare l’azienda di famiglia, subentrare in un’impresa già avviata o creare una propria attività possono fare la differenza. Questo non solo protegge il patrimonio di ‘saper fare’ dell’artigianato e delle piccole imprese, ma offre anche ai giovani una concreta possibilità di affermarsi nel mercato del lavoro”.
Il sostegno alle nuove imprese giovanili può essere ulteriormente rafforzato attraverso politiche che facilitino l’accesso al credito, riducano la burocrazia e offrano consulenza e supporto nella fase di avvio. Anche le partnership tra scuola e aziende possono giocare un ruolo fondamentale nel creare un ponte tra istruzione e lavoro e permettendo ai giovani di acquisire esperienza sul campo.
Infine, secondo Davide Peli “per creare un ambiente favorevole all’imprenditoria giovanile, è necessario promuovere una cultura del rischio e dell’innovazione, incoraggiando i giovani a sperimentare e a sviluppare nuove idee. Il futuro dell’Italia dipende dalla capacità di rinnovarsi e di investire sulle nuove generazioni, garantendo loro le opportunità e gli strumenti necessari per costruire un percorso lavorativo solido e soddisfacente. Solo così si potrà assicurare un ricambio generazionale che mantenga vivo il tessuto produttivo del paese e ne sostenga la crescita economica”.