Percezione vs realtà, in Italia la corruzione è in netto calo

Luciano Capone

Secondo l'Istat, in meno di dieci anni, la corruzione si è dimezzata e anche il voto di scambio è in diminuzione. I dati reali mostrano un fenomeno molto meno allarmanti dagli indici sulla "corruzione percepita"

In Italia la corruzione, che è sempre percepita come “dilagante”, è in realtà un fenomeno in calo: in meno di dieci anni si è dimezzata, secondo l’Istat. Nell’indagine sulla corruzione in Italia “si riscontra una diminuzione dal 2,7% all’1,3% delle richieste ricevute dalle famiglie”. Secondo l’Istituto di statistica, su 22 milioni di famiglie che si sono rivolte a un ufficio o hanno avuto bisogno di un servizio, il 5,4% (1,2 milioni) dice di aver ricevuto nel corso della vita richieste di denaro o favori in cambio. Il valore scende all’1,3% (300 mila famiglie) se si considerano solo gli ultimi tre anni come arco temporale in cui è avvenuta la richiesta corruttiva e allo 0,5% nell’ultimo anno.

Il dato è basso, ma soprattutto è positivo in confronto alla rilevazione precedente: nel 2020-2023 si “evidenzia una diminuzione netta del fenomeno” rispetto agli anni 2013-2016 – un dimezzamento, appunto – che secondo l’Istat è condizionato dal Covid che nel 2020-2021 “può avere alterato anche il ricorso stesso ad alcuni servizi” e spinto verso la digitalizzazione che riduce la discrezionalità dei funzionari e, quindi, le occasioni di corruzione. Anche il voto di scambio è in diminuzione. Si stima che nel 2022-23 il 2,7% di italiani (1,6 milioni) ha ricevuto offerte di denaro o favori in cambio del voto, il 3,7% nel 2015-16.

Un aspetto rilevante riguarda i settori coinvolti. La giustizia, secondo l’Istat, è il settore a più alta intensità di corruzione: il 4,8% delle famiglie (175 mila su 3,65 milioni) “ha ricevuto una richiesta di denaro, regali o favori da parte di un giudice, un pubblico ministero, un cancelliere, un avvocato, un testimone”. È la quota più elevata rispetto a tutti gli altri settori: assistenza (2,7), uffici pubblici (2,0), sanità (1,3), lavoro (0,8), etc. Ma in ogni caso la corruzione è in diminuzione anche nella giustizia (un quarto in meno).

Questi dati dovrebbero aprire una riflessione sugli indici più utilizzati dai media, come quello della ong Transparency International che misura la “percezione della corruzione”. In quel ranking l’Italia fa sempre malissimo ed è tra i peggiori paesi d’Europa, ma proprio perché l’indice di Transparency nel corso del tempo anziché misurare la percezione ha finito per determinarla, spesso alimentando cliché e pregiudizi. A questo si aggiunge il ruolo del circo mediatico-giudiziario, particolarmente attivo in Italia: uno studio di qualche anno fa della Banca d’Italia dal titolo “L’impatto dei media sulla percezione della corruzione” mostrava il ruolo determinante e distorsivo dei media su questo tema.

Questa differenza tra percezione e realtà, nel caso dell’Italia, è evidente in molte rilevazioni. Quando si chiede ai cittadini cosa ne pensano della corruzione rispondono che è un fenomeno diffuso e in aumento. Ma quando si chiede se a loro è mai capitato un caso di corruzione, le risposte crollano ai livelli dei paesi europei più virtuosi (vedi Eurobarometro sulla corruzione di Eurostat o lo stesso Barometro globale della corruzione di Transparency).

Insomma, la corruzione – che è un problema gravissimo, per la crescita sociale ed economica – in Italia c’è, ma meno di quanto si pensi.

 

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali