il duello

Truffe e Superbonus, perché sbagliano sia Meloni sia Conte

Luciano Capone

La premier e l'ex premier litigano sui 15 miliardi di bonus edilizi bloccati dal Gdf e Agenzia delle entrate. "Mancano i soldi per la sanità", "Nessun danno per l'erario". Ma sono entrambi in torto, per motivi opposti

Un provvedimento enorme come il Superbonus non poteva che essere protagonista delle ultime ore della campagna elettorale. Nel confronto a distanza su La7, Giorgia Meloni e Giuseppe Conte si sono scontrati sul tema delle frodi sui bonus edilizi.

Se ora mancano le risorse per la sanità, come sostiene l’opposizione, è per “i 17 miliardi di euro finiti nelle truffe del Superbonus”, ha detto la premier intervistata da Enrico Mentana. “I 15 miliardi di truffe non sono del Superbonus che è stato tra le misure più controllate, ma degli altri bonus edilizi – ha risposto l’ex premier e leader del M5s intervistato da Lilli Gruber –. Non c’è un danno di un solo euro per le casse dello stato”.

Sbagliano entrambi, una per eccesso e l’altro per difetto. Secondo un’audizione dello scorso aprile del direttore dell’Agenzia delle entrate, Ernesto Maria Ruffini, complessivamente i crediti sui bonus edilizi oggetto di truffa sono stati circa 15 miliardi – come dice Conte, e non 17 come afferma Meloni – di cui “8,6 miliardi di sequestri preventivi e 6,3 miliardi scartati dalla piattaforma di cessione dei crediti”.

La premier quindi esagera a sostenere che tutti questi soldi siano stati persi, perché la gran parte sono stati sequestrati prima del loro uso in compensazione delle tasse. Ma Conte, dall’altro lato, esagera nel senso opposto quando dice: “Non c’è nessun danno per l’erario”, perché – come ha affermato lo stesso Ruffini – una parte di questi 6,3 miliardi, seppure non quantificata, è stata utilizzata in sede di pagamento delle imposte. Ed è difficile da recuperare, tanto che nell’ultimo decreto sono stati pensati interventi specifici.

La posizione di Conte, però, presenta altre contraddizioni. Alle osservazioni sull’enormità della spesa e sugli errori di disegno della misura, il leader del M5s risponde che lui ha governato per poco tempo: “Che cosa rimane della norma Conte? Il Superbonus è stato modificato venti volte da Draghi e Meloni”. Quasi a dire che la norma era perfetta e le criticità sono sorte a causa delle modifiche successive. La realtà, invece, è l’opposto. Le truffe sui bonus edilizi sono un difetto genetico del Superbonus, ovvero del dl Rilancio che insieme al bonus 110 per cento ha introdotto la cessione illimitata dei crediti fiscali, estendendo questa facoltà agli altri bonus edilizi.

È a causa di questa norma che sono esplose le “truffe più grandi della storia della Repubblica”, secondo al definizione dell’ex ministro dell’Economia Daniele Franco. Ed è per questa ragione, che i vari governi sono dovuti intervenire ripetutamente a partire dal decreto antifrodi del 2021: per mettere un argine alle truffe che avevano intossicato il mercato dei crediti, creando un enorme contenzioso e bloccando anche il mercato.

La cifra di 15 miliardi di euro di truffe – quelle che sono state scovate – è davvero enorme in valore assoluto, ma è anche senza precedenti in rapporto alla spesa complessiva: circa il 7% su 220 miliardi di spesa complessiva di bonus edilizi. Per fare un confronto, sul Reddito di cittadinanza – che pure aveva tanti difetti e controlli preventivi solo sommari – sono state trovate frodi o irregolarità per circa 500 milioni su 34 miliardi di spesa: l’1,5% (30 volte in meno in valore assoluto e quasi 5 volte in valore relativo). E bisogna considerare che la stragrande maggioranza delle truffe sui bonus edilizi è avvenuta nel primo anno, quando era in vigore la “norma Conte”, solo le modifiche successive hanno tappato la falla.

C’è davvero poco da difendere di questa misura. Ma il problema delle parole della Meloni è, paradossalmente, proprio questo. Pur trovandoci di fronte alle truffe più grandi della storia della Repubblica, le frodi non sono il problema principale del Superbonus. E questo dà la misura dello sfascio provocato da questo provvedimento. Perché da un lato gran parte delle truffe (anche se non tutte) sono state fermate in tempo (sperando non ne siano sfuggite molte altre), ma soprattutto dall’altro il vero problema riguarda la spesa per tutto ciò che non è stato truffa: oltre 200 miliardi, più di 10 punti di pil.

Una spesa completamente fuori controllo, quasi 150 miliardi oltre le previsioni. Che stiamo pagando in questi anni e per i prossimi a colpi di circa 40 miliardi di euro per ogni esercizio di bilancio. Come ha spiegato con chiarezza l’Ufficio parlamentare di Bilancio (Upb), il Superbonus e i bonus edilizi in generale “hanno inciso marcatamente sui conti pubblici degli ultimi anni lasciando anche una pesante eredità sul futuro – ha scritto l’organo indipendente che controlla la finanza pubblica –. La differenza tra i risultati e le attese è stata macroscopica nel caso del Superbonus e non ha precedenti”.

Se quindi non ci sono soldi per la sanità non è colpa delle frodi, ma del Superbonus: i tre miliardi in più sulla sanità messi dal governo Meloni per quest’anno sono pari a due settimane della spesa in bonus edilizi dell’ultimo trienno. In altre parole, il problema non sono le truffe sul Superbonus, come dice Meloni: il vero problema è che il Superbonus è stato una truffa.

 

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali