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i costi del sovranismo

Quanto può pesare sull'economia italiana il rischio lepenista

Mariarosaria Marchesano

"L’estrema destra è pericolosa più per il suo antieuropeismo che per la sua politica fiscale che è già pronta a mitigare pur di andare al potere", spiega al Foglio l'economista Brunello Rosa

La Francia è sotto la minaccia di una crisi finanziaria, in caso di vittoria del Rassemblement National, così come del nuovo Fronte popolare, alle elezioni del 30 giugno. E’ quello che pensa il ministro dell’Economia, Bruno Le Maire, uno degli uomini di stato più influenti di un paese che sta sperimentando la sua stagione populista. E’ un avvertimento da prendere sul serio? L’estrema destra è pericolosa più per il suo antieuropeismo che per la sua politica fiscale che è già pronta a mitigare pur di andare al potere”, spiega al Foglio l’economista Brunello Rosa, che insegna alla London School of economics ed è ceo della società di ricerche economiche Rosa&Roubini. Dal suo punto di vista, la Francia ha un sistema di regole, e di pesi e contrappesi, in grado di limitare l’impatto sul bilancio dello stato delle promesse elettorali, da qualsiasi parte arrivino. E anche nel caso in cui RN dovesse andare al governo, Macron non farebbe troppa fatica a far capire a un giovane e inesperto leader come Bardella che non si scherza con il fuoco dei conti pubblici.

“Su questo ci sono già stati segnali rassicuranti da parte di Marine Le Pen tant’è che i mercati si sono tranquillizzati. Quello che vedo è, piuttosto, un rischio di lungo periodo, se, cioè, tra tre anni Le Pen dovesse diventare presidente della Repubblica vorrà cambiare la costituzione e probabilmente incidere sul percorso di costruzione europea”. La reazione degli investitori nella prima settimana post elezioni ha allarmato i media francesi che parlano apertamente di uno scenario stile Liz Truss. Pensa che la Francia potrebbe vivere la stessa crisi vissuta dal Regno Unito nel 2022? “E’ un paragone improprio perché l’Inghilterra ha una moneta autonoma e un sistema finanziario disancorato dall’Unione europea dopo la Brexit. Il primo ministro Truss aveva promesso tagli alle tasse senza prevedere nuove entrate ed è stata immediatamente punita dai mercati che aveva sfidato a viso aperto. La Francia è la seconda potenza europea e non credo che la destra lepeniana sia così ingenua da fare questo”. In effetti, negli ultimi giorni, gli operatori economici francesi, come emerge anche da un mini sondaggio del Ft tra banchieri e alti dirigenti aziendali, si mostrano più allarmati dall’agenda fiscale radicale enunciata dalla coalizione di sinistra (salario minimo a 1600 euro e sesta settimana di ferie nell’anno) che dai tagli fiscali non finanziati e delle politiche antimmigrazione di RN. Una reazione, forse, che Macron non aveva messo in conto quando ha sciolto l’assemblea nazionale per indire nuove elezioni e probabilmente fare in modo che la destra si misurasse con l’impatto sui mercati delle sue idee fiscali in un paese come la Francia che potrebbe subire una procedura d’infrazione da parte della Commissione europea per deficit eccessivo (come l’Italia). Olivier Blanchard, ex capo economista del Fondo monetario internazionale ha detto che è stata una mossa intelligente e giusta: o l’incoerenza del programma di RN diventa chiara durante le campagna elettorale e perde le elezioni. O il RN vince, arriva a governare e combina rapidamente un pasticcio.

 

“Francamente è una scommessa poco comprensibile dalle persone comuni, che ha messo il paese in una posizione difficile – prosegue l’economista – tanto più che la percezione della capacità fiscale della destra lepeniana può cambiare anche sui mercati esattamente com’è accaduto per l’Italia del governo Meloni”. Proprio sui mercati, però, si è parlato di effetto contagio per l’Italia, con fiammata di spread e più tonfi della Borsa. Come si spiega? “Non c’è dubbio che i btp abbiano preso una bella mazzata la settimana scorsa sulla scia delle pressioni sugli oat francesi, ma mi pare che l’allarme sia già rientrato. E le procedure d’infrazione per Italia e Francia sono percepite ormai più come un atto dovuto da parte della Commissione europea. I mercati potrebbero, però, cominciare a valutare il rischio di una rinazionalizzazione del debito dei paesi come conseguenza dell’interruzione del processo di integrazione europea. Le destre più estreme sono contrarie all’emissione di debito comune, il che rappresenta  un controsenso perché avvantaggia proprio i paesi più fragili”. Insomma, altro che momento Hamilton. Potrebbe esserci davvero un’inversione di tendenza? “In questa partita giocherà un ruolo fondamentale Meloni, che al  momento si mostra cauta. Del resto, quando è stata eletta si è ritrovata un assegno di 200 miliardi sulla scrivania inviatole dall’Europa senza fare alcuno sforzo per ottenerlo. Sarebbe quantomeno curioso che mostrasse un sentimento antieuropeista. Su questo punto i mercati peseranno ogni sua parola”.

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