Paolo Savona - LaPresse

regolamentazioni

Sorpresa. Savona su blockchain dice la cosa giusta

Oscar Giannino

Sul tema delle cryptovalute, la relazione del professore insiste molto su vigilanza dei registri contabili decentrati e sulla mancanza di una controparte debitoria. Un ragionamento solido

Negli anni recenti, ha fatto storcere il naso a molti la crescente attenzione rivolta al tema delle cryptocurrency e dei cryptoasset nelle relazioni annuali al mercato del presidente della Consob. I puristi avrebbero preferito che l’autorità dei mercati finanziari regolati si limitasse al mercato finanziario “tradizionale”, in Europa nel nostro paese. Nella relazione illustrata ieri dal professor Paolo Savona, la riflessione di anni è però arrivata a una indicazione esplicita, delle conseguenze che bisognerebbe trarne. Una proposta che magari farà di nuovo alzare il sopracciglio ai tradizionalisti. Ma che si àncora a un ragionamento solido, visto che Savona mantiene salde due convinzioni di fondo, vastamente condivise dalla teoria monetaria e del risparmio.

 

Poiché il mercato crede sempre più in asset di pagamento, risparmio e investimento totalmente dematerializzati basati su piattaforme condivise su base pattizia e privata, e su registri decentrati non  sottoposti alla vigilanza dei tradizionali regolatori, asset su cui le stesse banche alla fine hanno deciso di operare, allora bisognerebbe quanto meno che la parte pubblica vigilasse non solo sulla sicurezza dei “ledger”, i registri contabili decentrati, ma affrontasse anche la mancanza della controparte debitoria, che espone investitori e risparmiatori a fortissimi rischi di perdite.

 

Dall’altra parte, però, non si possono ignorare i tumultuosi sviluppi che l’Intelligenza Artificiale propone anche per le tecnologie blockchain. E in vista dell’adozione anche da parte della Bce e delle banche centrali della moneta legale digitale, tanto vale indicare con chiarezza che l’obiettivo migliore  è separare la vigilanza sulla moneta, che deve restare in tutte le sue forme nelle mani delle banche centrali, dalla vigilanza su ogni asset di risparmio e investimento, siano essi reali o virtuali e a cominciare dagli stessi depositi bancari: tutte queste attività devono ricadere sotto l’unica vigilanza del regolatore finanziario. Il che consentirebbe di spezzare la storica catena che, abbinando regolazione della moneta e vigilanza bancaria, ha finito per anteporre nell’operato delle banche centrali la stabilità finanziaria su quella monetaria.

 

Una simile architettura regolatoria ha il pregio di preservare meglio, separandole, le funzioni di vigilanza pubbliche, e di prendere sul serio ciò che l’enorme sviluppo tecnologici produce sui fondamenti stessi del “vecchio” pensiero monetario e d’investimento.