L'accordo con Lufthansa
Così Giorgetti ha creato un asse anti nordista per mettere le ali a Ita
Il rilancio dell’ultima incarnazione di Alitalia dipende anche dal successo di Fiumicino. Brinda il ministro dell'Economia, che ha tenuto la barra per sette mesi in una defatigante trattativa con Bruxelles, vincendo anche le resistenze dei colleghi leghisti
Questo matrimonio s’ha da fare. La Commissione europea ha dato il benestare all’accordo che porta Ita Airways in Lufthansa. Per ora la compagnia tedesca compra solo il 41 per cento per 325 milioni di euro, il Tesoro uscirà del tutto nel 2033 con un investimento previsto di 829 milioni. Brinda il ministro Giancarlo Giorgetti che ha tenuto la barra per sette mesi in una defatigante trattativa con Bruxelles, vincendo anche le resistenze dei colleghi leghisti che hanno a lungo sventolato la bandiera di Malpensa. Ora invece è chiaro che il successo delle nozze e lo stesso rilancio dell’ultima incarnazione dell’Alitalia dipendono dal successo di Fiumicino. “Oggi chiudiamo positivamente una storica vicenda del vettore nazionale che per 40 anni ha contraddistinto il dibattito della pubblica opinione”, sottolinea il ministro dell’Economia durante la conferenza stampa a Roma, a fianco all’amministratore della Lufthansa Carsten Spohr e al presidente di Ita Antonino Turicchi. “E’ un successo per questo governo e soprattutto per questo paese”, ha aggiunto presentandolo come di buon auspicio per risolvere un’altra annosa faccenda: la cessione del Monte dei Paschi di Siena.
“Roma diventerà l’hub di riferimento per America, Asia e Africa”, rilancia Giorgetti e ciò è possibile grazie all’aeroporto Leonardo da Vinci, posseduto da Mundys come si chiama ora Atlantia, i cui azionisti di riferimento sono i Benetton, anzi dovremmo dire Alessandro Benetton figlio di Luciano, perché è lui ad aver preso le redini della famiglia. Oggi Fiumicino è un’eccellenza italiana, eppure era finito nel frullatore trita-Benetton e a girare la manovella era stata proprio Giorgia Meloni. Il 29 luglio 2020 intervenendo alla Camera, la leader di Fratelli d’Italia ha detto che durante l’emergenza coronavirus il governo ha utilizzato i decreti “Rilancio” e “Cura Italia” per rinnovare le concessioni aeroportuali di Roma, facendo così un “regalo da oltre un miliardo” alla famiglia Benetton. La concessione sarebbe dovuta scadere nel 2044 e grazie a una norma ad hoc è stata prorogata fino al 2046. Ma perché un miliardo?
Meloni forse ha fatto riferimento al margine operativo lordo che nei due anni precedenti alla pandemia era stato di circa 1,2 miliardi. Però, non corrisponde all’utile complessivo della società AdR (cioè ai ricavi finali al netto di tutte le spese), che nello stesso periodo è stato pari a 450 milioni. Acqua passata, Meloni deve smentire ancora una volta Giorgia con la rapidità di un monarchico che diventa repubblicano per citare il romanissimo Trilussa? E’ difficile mettersi contro una storia di successo. Alla faccia della jella, persino venerdì 17 ha portato fortuna all’aeroporto di Fiumicino. Quasi 258 mila passeggeri in un giorno con cento transiti in partenza e in arrivo, un record assoluto raggiunto proprio venerdì 17 maggio scorso. “Il meglio deve ancora venire”, ha dichiarato gongolante la direzione della società.
L’ok della Ue alle nozze Ita-Lufthansa è legato ad alcune condizioni. Italiani e tedeschi dovranno cedere 15 diritti di decollo e atterraggio all’aeroporto di Milano Linate, pari a 30 voli al giorno. Inoltre debbono accordarsi con un’altra compagnia (probabilmente easyJet) che farà concorrenza per almeno tre anni sulle rotte intra-europee dove Ita e Lufthansa sarebbero monopoliste. Sul mercato intercontinentale i neo coniugi dei cieli dovranno individuare un rivale sui collegamenti diretti (con Chicago, Washington, San Francisco, Toronto) oppure selezionare per ciascuna tratta due nuovi competitor. Sono lacci che possono rivelarsi troppo stretti, ma sia Spohr sia Turicchi sono convinti che non bloccheranno le prospettive dell’accordo né l’espansione dello hub romano.
La società Aeroporti di Roma, che comprende anche lo scalo di Ciampino, privatizzata nel 1997, per dieci anni è stata in mano alla Gemina della famiglia Romiti alla quale sono subentrati i Benetton con Atlantia che allora possedeva anche Autostrade per l’Italia. Il pieno controllo è stato preso nel 2013 e dopo due anni è scoppiato un incendio che ha devastato il Terminal 3. In realtà, quel dramma è diventato l’occasione per una ristrutturazione e un ripensamento complessivo. Atlantia ha ripreso in mano i servizi di terra fra i maggiori punti critici dell’intero aeroporto segnato da enormi ritardi nella gestione dei bagagli. E’ stato riorganizzato l’imbarco tagliando drasticamente i tempi di attesa in particolare alla security. Rifatto il T3, ampliato e ristrutturato il T1, ridotte le attese sulla pista, Fiumicino è diventato efficiente e ha vinto per il settimo anno consecutivo, il premio come miglior scalo d’Europa.
La AdR nel 2023 ha recuperato, con 44,4 milioni di passeggeri (40,5 milioni a Fiumicino) quasi tutto quel che aveva perduto con la pandemia e si aspetta risultati ancora migliori quest’anno. In crescita i voli europei (+76 per cento), quelli intercontinentali (+30) con 11 voli al giorno per New York, e i cargo (+37). Un ruolo chiave avrà Ita con le nuove destinazioni per il Nord America, l’Africa e il mondo arabo, mentre si rafforzeranno anche la ungherese Wizz Air e Ryanair che si è battuta a Bruxelles per rendere più difficile l’accordo con Lufthansa. Ma il futuro dell’aeroporto dipende molto dal suo potenziamento. Nel 2021 la Corte costituzionale e il Tar del Lazio hanno bocciato i vecchi piani in nome del diritto alla tutela dell’ambiente. Il nuovo master plan mette sul piatto 8,2 miliardi di euro più 1,8 già stanziati per sviluppare un altro terminal a est, con tre moli K, L, M, più un nuovo terminal non lontano dall’attuale T1 e una quarta pista.
Va in soffitta, dunque, il progetto di espansione a nord per anni avversato dal comitato Fuoripista anche perché parte dei terreni coinvolti appartengono alla società Maccarese posseduta anch’essa dai Benetton. Ma ai fuoripista non basta e hanno preso posizione anche in occasione della celebrazione nel febbraio scorso dei 50 anni dell’aeroporto: niente raddoppio, meglio un altro scalo regionale. La strada è ancora lunga, l’accordo con la Lufthansa può fare da volano, Fiumicino e la ex Alitalia sono avvinti più che mai.