(foto Ansa)

lo studio

Il gran guaio del Pnrr è la non trasparenza sulle spese. Il dossier Assonime

Giorgio Santilli

Secondo un rapporto dell'Associazione per le società per azioni, la carenza di informazioni e dati pubblicamente disponibili sullo stato di attuazione del piano preoccupa anche in funzione della capacità di gestione del piano stesso

Da qui in avanti non si può sbagliare. Si potrebbe sintetizzare così il numero 8 di Note e studi di Assonime, l’associazione delle società quotate in Borsa, dedicato allo stato di attuazione del Pnrr.La concentrazione dei progetti negli anni finali del Pnrr – dice lo studio – oltre a non lasciare margini per ulteriori rinvii, potrebbe alimentare, come sostenuto dall’Ufficio parlamentare di bilancio, strozzature nell’offerta, sia per la manodopera necessaria per la realizzazione delle opere, sia per lo spiazzamento di altri investimenti”.  Se il rispetto delle scadenze relative a target e milestones resterà fondamentale, “la capacità di spendere efficacemente le ingenti risorse a disposizione e rispettare le scadenze assumerà sempre maggiore rilievo, a cominciare dagli obiettivi che sono stati oggetto di revisione del Pnrr”. I tempi lunghi della revisione del Pnrr non hanno aiutato. “A più di un anno dall’inizio del processo di revisione del Pnrr, che inevitabilmente ha prodotto diversi rallentamenti, e a soli due anni dalla conclusione del Piano, è necessario ora procedere con determinazione nella sua attuazione, finalizzando le molte iniziative in corso di realizzazione”.

 

Una rielaborazione fatta dallo studio Assonime dei dati disponibili sulle fasi dei progetti rivela che solo l’1,21% è rimasto allo stato di progettazione, mentre il 29,82% si trova alla fase di procedura di gara, il 29,6% alla fase dell’aggiudicazione e il 29,6% pure alla fase dell’attuazione. Un dato sempre più preoccupante è tuttavia lo squilibrio crescente fra le risorse incassate e quelle spese. “La quantità di risorse Pnrr già ricevute e l’avanzamento dell’assegnazione delle risorse ai soggetti attuatori (circa 156 miliardi di euro) contrasta con il modesto progresso nel loro utilizzo in termini di spesa”. Il dato ufficiale della spesa effettiva è drammaticamente fermo al dicembre 2023 (43 miliardi) anche se lo studio registra che avanzamenti almeno nella registrazione dei dati nella piattaforma Regis ci sono stati nei mesi scorsi. 

 

Quello della disponibilità dei dati è un aspetto centrale e non soltanto per una questione, pure fondamentale, di trasparenza sull’utilizzo delle risorse pubbliche. Assonime solleva una questione molto più fine e, al tempo stesso, operativa. La carenza di informazioni e dati pubblicamente disponibili sullo stato di attuazione del Piano preoccupa anche in funzione della capacità di gestione del Piano. “Un discorso pubblico informato e trasparente sul Pnrr – dice Assonime – potrebbe contribuire ad avere in tempo utile indicazioni correttive e soluzioni alternative in un percorso attuativo che resta assai complesso”. Un esempio dei danni fatti dalla mancata disponibilità e circolazione delle informazioni sta proprio nella modalità in cui sono stati individuati i progetti da escludere dal Pnrr con la revisione generale: ci si è concentrati sui progetti dei comuni che – si è scoperto soltanto successivamente – erano fra i più avanzati sul piano delle procedure di appalto.

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