Le proteste a Barcellona contro i turisti - foto via Getty Images

L'analisi di Tortuga

Contro l'iperturismo, meglio una lotteria del biglietto d'ingresso

Dopo le immagini dei barcellonesi che spruzzano l'acqua contro i turisti si rianima il dibattito sull'overtourism. Un curioso meccanismo già in voga negli Stati Uniti potrebbe essere un'utile soluzione a questo problema, più del ticket di ingresso già attivo a Venezia. Alcuni spunti

Con l’inizio dell’estate, ricompare il tema dell’iperturismo: città, spiagge e luoghi di interesse diventano sovraffollati e inaccessibili per chi li vive tutto l’anno. Negli ultimi giorni hanno fatto particolare scalpore i video delle proteste dei cittadini barcellonesi che spruzzano i turisti con le pistole ad acqua. Se da un lato il turismo è una risorsa per le economie locali, dall’altro bisogna considerare seriamente i conflitti economici e sociali e le distorsioni poco desiderabili che questo genera. L’iperturismo pone almeno due ordini di problemi. In primo luogo, il sovraffollamento di per sé può erodere il capitale naturale e artistico, con importanti conseguenze sulla vivibilità per i residenti. Vanno poi considerate le esternalità su altri settori dell’economia, in particolare sul mercato immobiliare.
 

Come gestire questo fenomeno? In economia, questo è un tipico problema di allocazione di una risorsa scarsa: per quanto piazza del Duomo a Firenze non possa propriamente “esaurirsi”, possiamo pensare che in alcuni giorni sia così sovraffollata da snaturarsi. La scienza economica ha dato diverse risposte sulla maniera più efficiente di allocare risorse scarse. La soluzione più classica è quella che fa affidamento al “segnale di prezzo”. Quando la domanda di un bene cresce, cresce anche il suo prezzo e solo le persone che vogliono o, meglio, possono pagare di più potranno accedere a quel bene.
 

Seguono questo meccanismo alcune delle politiche di cui si discute a livello locale. Venezia fa da capofila con la sperimentazione del contributo d’accesso, introdotto questa primavera, per cui in alcuni giorni dell’anno i turisti – anche se la lista delle esenzioni è lunga – devono pagare un biglietto di ingresso di cinque euro. Anche gli innalzamenti dell’imposta di soggiorno, che si aggiunge al costo del pernottamento, seguono questo meccanismo. Ci sono però due questioni da considerare. Primo, è ragionevole pensare che un segnale di prezzo di pochi euro non sia sufficiente a contenere il sovraffollamento, considerato che chi dovrebbe rispondere all’incentivo ha già speso centinaia di euro solo per arrivare all’aeroporto. Per quanto non ci siano ancora degli studi che misurino l’effetto di questa politica, è probabile che siano necessari dei segnali di prezzo più consistenti per contenere in maniera efficace l’iperturismo. Ma da qui emerge un secondo punto fondamentale, ossia l’opportunità etica di tutelare i luoghi che oggi percepiamo come sovraffollati limitando l’accesso a chi ha una maggiore disponibilità economica. Ci sembrerebbe poco desiderabile che ad avere accesso – ad esempio – alle Tre Cime di Lavaredo fosse solo chi è disponibile a pagare cifre considerevoli. Questi luoghi sono patrimoni artistici, storici e naturalistici la cui fruizione deve essere indipendente dal reddito.
 

L’economista Sandro Brusco su X (l’ex Twitter) ha fatto due proposte per fronteggiare questo tipo di conseguenze: tasse d’ingresso nelle città il cui gettito viene redistribuito fra la popolazione a basso reddito; e la consegna di voucher di ingresso a cittadini meno abbienti, con la possibilità di rivenderli. Ci sembra importante evidenziare due limitazioni di questa proposta. Primo, la complicata gestione amministrativa di questo processo, a maggior ragione se dovesse coinvolgere anche cittadini stranieri. Anche per quanto riguarda il voucher, non è chiara la fattibilità di assegnare alle amministrazioni locali la responsabilità di identificare – accedendo a dati sensibili – gli aventi diritto.
 

Sul piano pratico, va aggiunto che un sistema basato sul prezzo di accesso non pone nei fatti, almeno nel breve termine, un limite ben definito al numero di ingressi in aree di interesse turistico, elemento importante soprattutto per quanto riguarda la tutela del capitale naturale.
 

Come tutelare quindi il territorio e chi lo abita in modo equo? Una possibile soluzione consiste nell’individuare un numero di diritti di accesso e assegnarli tramite lotteria. L’accesso ad alcuni luoghi nei parchi naturali negli Stati Uniti viene già gestito in questo modo. All’inizio dell’anno si selezionano una serie di date in cui si vorrebbe accedere, e gli aventi diritto vengono scelti in maniera casuale; durante l’anno, lo stesso processo si ripete con due giorni d’anticipo rispetto alle date selezionabili, e vengono assegnati i posti rimanenti. Le probabilità di accesso a un luogo sono in questo modo equamente distribuite, e non più dipendenti dal reddito.
 

La lotteria presenta anche altri vantaggi pratici. Si può ad esempio inserire un costo sul biglietto con cui rimborsare gli operatori che subiscono una perdita a causa del minore numero di turisti. Si possono pubblicare i dati sui risultati delle lotterie precedenti (partecipanti, richieste e probabilità di vittoria per ogni giornata), cosicché chi ha più flessibilità possa partecipare alla lotteria nei giorni in cui è più facile vincere l’ingresso. Si può, per costruzione, determinare in anticipo il numero massimo di accessi, caratteristica particolarmente desiderabile quando si parla di tutela del capitale naturale. A seconda del contesto, ci sono diverse considerazioni da fare sul costo (o la gratuità) del biglietto della lotteria.
 

La nostra è una modesta proposta, da adattare ai contesti e non necessariamente sempre valida, ma che ci sembra possa però affrontare in maniera semplice le limitazioni legate al solo segnale di prezzo. Il dibattito è aperto.
 



Tortuga è un Think-Tank composto da giovani ricercatori e studenti del mondo dell’economia e delle scienze sociali.

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