Il figlio ricco
Leonardo Maria Del Vecchio, l'anti Elkann
Il quarto figlio del fondatore di Luxottica, tra vita mondana e la scalata al gruppo di famiglia. Strategia di una complessa eredità
Narendra Modi non c’era, forse figurava nella lista di nozze, ma non si è fatto vivo. Peccato. Avrebbe apprezzato quel matrimonio da Mahabharata con corone di fiori e tutta la panoplia indù. E’ vero, lei non sembrava esattamente una tipica indiana, ma lui? Un po’ il Sandokan di Kabir Bedi un po’ Arjuna, con la pelle scura e quel barbone nero da far venire l’orticaria al generale Vannacci rasato come un bomber. Non sappiamo se il rito indù con il quale le nozze sono state celebrate sia frutto di una conversione né se abbia valore legale in Italia, ma dopo il super matrimonio a Saint-Tropez, estinto in solo sei mesi, che cosa restava da escogitare a uno dei più ricchi, esposti e mediatici rampolli del capitale all’italiana? Fare non apparire: era questo il motto che Leonardo Del Vecchio aveva seguito nel corso della sua lunga vita. E ne aveva fatte di cose, anche ludiche, anche fuori dal cliché del povero martinitt che sfonda col duro lavoro e le montature degli occhiali. A Montecarlo risiedeva da una vita, al casinò si ricordano bene di lui, il suo mega yacht Moneikos era ormeggiato nel principato. Ma dalle foto e dai giornali badava bene a tenersi lontano. Apparire e fare, invece, sembra essere il karma (per restare in ambiente vedico) di Leonardo Maria. C’è da perdersi nel diluvio di notizie e foto sulla carta stampata e sui social media.
Fare non apparire, era questo il motto di Del Vecchio padre. Apparire e fare sembra essere quello di Leonardo Maria, il quarto figlio
Oggi qui domani là, oggi compra acque minerali, domani apre ristoranti, poi bibite gassate e gran vino, in società con i rapper Fedez e Lazza, ma anche con Vacchi il re del packaging. E quant’altro, perché davvero è difficile stargli dietro. Quando leggerete questo articolo Lmdv, come si etichetta il Delvecchino (nomignolo affibbiatogli dagli invidiosi del jet set), avrà senz’altro impiegato in molte altre attività le quote della grande fortuna lasciatagli dal padre. Non ha seguito le orme di John Elkann il quale con Exor spazia dalla moda alla stampa, ma la cui ricchezza e il cui ruolo sono pur sempre ancorati all’eredità Agnelli, quindi all’auto, alla vecchia industria che si rinnova. Tra gli eredi del capitalismo famigliare potremmo piuttosto avvicinarlo ad Alessandro Benetton, anche lui un farfallone finanziario, non solo amoroso, anche lui per molti anni in lista d’attesa prima di prendere alla fine le redini. La cassaforte e l’azienda sono gestite da un manager, l’eredità è divisa e ancora contestata, ma Lmdv si candida ad afferrare il timone, un domani, forse prima di quanto si creda.
Eredita parte del cospicuo patrimonio del padre e il 12,5 per cento di Delfin, finanziaria con sede in Lussemburgo. Il portafoglio straripa
Leonardo Maria è il quarto figlio, e il fondatore di Luxottica gli ha donato il 12,5 per cento di Delfin e parte del suo cospicuo patrimonio (quanto è ancora da stabilire esattamente). A spanne, si tratta di almeno circa 5 miliardi di euro. Delfin, che sta per Del Vecchio Finanziaria, è una scatola tutt’altro che vuota, domiciliata in Lussemburgo, un (quasi) paradiso fiscale anche se il Granducato lo nega; possiede il 32,5 per cento di Essilux, nata dalla fusione tra la francese Essilor (quella delle lenti multifocali) e Luxottica (quella delle montature glamour), quotata alla Borsa di Parigi dove capitalizza quasi 100 miliardi di euro; il 28 per cento di Covivio, la società francese dove è collocato un patrimonio immobiliare di circa 26 miliardi; il 20 per cento di Mediobanca e il 10 per cento di Assicurazioni Generali più l’1,9 per cento di Unicredit. Nell’insieme il portafoglio straripa di 40 miliardi di euro e ha prodotto dividendi per 900 milioni che s’avviano a toccare il miliardo. I soci, i sei figli di Leonardo più la vedova Nicoletta Zampillo e suo figlio Rocco avuto da un precedente matrimonio con il finanziere Paolo Basilico, hanno visto crescere il bilancio del 23 per cento in un anno. Gran festa, ricchi premi anche senza cotillon, il presidente Francesco Milleri che è anche top manager (e azionista) di Essilux ha ringraziato l’amministratore delegato Romolo Bardin, del resto da quando loro due sono soli al comando, cioè dalla morte di Leonardo Del Vecchio due anni fa, hanno portato in cassa 14 miliardi in più (si dice, per essere finanziariamente corretti, hanno creato valore), grazie agli occhiali, ma anche al buon andamento delle banche e della compagnia di assicurazioni.
Al giovane virgulto, insomma, i quattrini non mancano. Quelle malelingue degli gnomi di borsa milanesi, tuttavia, parlano e talvolta sparlano tra loro chiedendosi se Lmdv non li stia sperperando (loro dicono impiegando) un po’ troppo allegramente e tutto sommato alla rinfusa. Preghiamo i lettori di seguirci con pazienza.
Il mese scorso è arrivata l’acqua di Fiuggi: Leonardo Maria ha comprato per 9 milioni e mezzo di euro la società che gestisce anche le terme e ha una lunga storia, è passata tra l’altro attraverso una figura di imprenditore ruspante e abile politico come Giuseppe Ciarrapico, fascista, missino, andreottiano, berlusconiano, senatore del Popolo delle Libertà (andreottiano), editore (Il Borghese e la stampa del Secolo d’Italia, l’organo del Msi), amico di Carlo Caracciolo (si mise di mezzo anche nella sorte della Mondadori come intermediario tra Berlusconi e Carlo De Benedetti). Il giovane Del Vecchio non ha nascosto le sue ambizioni: sfidare niente meno che le regine delle acque minerali, Evian e Perrier. Ma non si vive di sola acqua, sia pur minerale. C’è la bibita Boem che fa capo niente meno a due rapper e influencer di primo pelo come Fedez e Lazza (ben tre milioni di euro). Accanto a Matteo Lunelli (il patron delle Cantine Ferrari) ha preso una quota di Atiu (packaging e vetro).
Il duro lavoro è negli occhiali. Ha gestito la Salmoiraghi & Viganò, è presidente di Ray-Ban e chief strategy officer di Essilor Luxottica
Mentre hanno fatto notizia le veloci incursioni nell’universo della ristorazione. Tre locali milanesi in zona Brera sotto il cappello Triple Sea Food. Non si è fatto mancare i bagni di mare per quanto sulfurea sia oggi la professione di balneare: Lmdv ha speso 4 milioni per lo storico lido Franco Mare a Marina di Pietrasanta, a due passi da Forte dei Marmi, e qui arriverà il quarto ristorante chiamato Vesta, come quello che sarà aperto a Portofino. Se i palazzi di famiglia non bastano, ci sono ben due società immobiliari, Turati Club e Smeraldo. Aggiungiamo ancora i 50 milioni spesi per l’un per cento di Ima, il gruppo di packaging posseduto dalla famiglia Vacchi (l’industriale ballerino Gianluca era già stato liquidato con un assegno da 700 milioni di euro). Può darsi che ci sia sfuggito qualcosa, ma ogni giorno Leonardo Maria s’inventa una operazione finanziaria per realizzare quello che considera poco più di un suo hobby. Il duro lavoro è negli occhiali. Dopo aver gestito per cinque anni la Salmoiraghi & Viganò, è stato nominato presidente di Ray-Ban, il mitico marchio americano degli occhiali da sole nati per gli aviatori a stelle e strisce e acquistato da papà Leonardo nell’ormai lontano 1999. Ma c’è di più: dal 2022 è chief strategy officer, niente meno, di Essilor Luxottica. L’ascensore è partito, a che piano si fermerà?
Lmdv si è laureato alla Bocconi in economia aziendale e management, non poteva essere altrimenti. Poi viaggi tra Stati Uniti e Inghilterra che sono per i rampolli dell’élite quel che era la Grecia per i patrizi romani, finché entra nell’azienda di famiglia nel 2017 proprio quando ne prende le redini Milleri. Gli basta un anno per diventare amministratore delegato della Salmoiraghi & Viganò, la catena di negozi che era stata appena aggiunta da Leonardo Del Vecchio alla sua già nutrita collana di marchi. Scriveva Trilussa: “Quattro fate e quattro maghi / fan le lenti a Salmoiraghi / per vedere chiaro e tondo / quel che accade in questo mondo”. E da allora Leonardo Maria ne ha viste e ne ha fatte vedere. Della sua finora irresistibile ascesa non può non far parte anche il coté glamour. La barba. Le foto. L’allure. Le donne. Dopo aver frequentato le modelle Alessia Tedeschi e Madalina Ghenea, la prima ad essere impalmata ufficialmente è Anna Castellini Baldissera, giovane modella bionda, carina, dal mento altezzoso, discendente da famiglie riccamente lombarde. Le nozze avvengono nel giugno 2022, la morte del padre Leonardo li raggiunge mentre sono appena partiti per la luna di miele. I due innamorati si erano detti sì a Château de la Messardière, una residenza ottocentesca con vista panoramica sulla Baia di Saint-Tropez, sui vigneti di Ramatuelle e sulle spiagge di Pampelonne. Fra gli ospiti, ci informa Vanity Fair, la top Vittoria Ceretti e Giuliano Sangiorgi dei Negramaro, che ha cantato con la sposa tutta in bianco mentre lo sposo indossava curiosamente un tight color tabacco (ma di Virginia, of course). Dopo sei mesi la rottura, anticipata da Chi. Tutto finisce in un assegno sostanzioso.
Una storia triste, ma giusto il tempo di lisciarsi la barba ed entra in campo un’altra modella, questa volta americana, Jessica Michelle Serfaty, anch’essa castana imbiondita, occhi azzurri e sguardo da pantera, di quattro anni più âgée. Si frequentano per pochi mesi, ma Lmdv ha il sangue caldo e in un ristorante sulla Costiera amalfitana si propone. Jessica dice sì “con voce rotta dall’emozione” (sempre Vanity Fair che abbiamo compulsato nemmeno fosse una bibbia). Nata il 4 aprile 1991 a Little Rock, in Arkansas, chiamato il chicken state perché la principale risorsa, prima di Bill Clinton, erano i polli, Jessica è diventata famosa negli Stati Uniti grazie alla partecipazione al talent televisivo America’s Next Top Model condotto da Tyra Banks. Non ha vinto, è arrivata quinta, ma si è lanciata lo stesso in pedana. Nemmeno lei è al primo matrimonio. Si è sposata giovanissima, a 16 anni, con un ragazzo del banco accanto, a Little Rock. Si chiama Ididia Serfaty, e Jessica ha aggiunto anche il di lui cognome. I due hanno avuto un figlio, Roman, nel 2008, ma la loro storia non è finita affatto bene. Nel 2016, quando Jessica ebbe una relazione con Niall Horan degli One Direction, Ididia confidò al Daily Mail: “Mia moglie ha abbandonato me e nostro figlio Roman per cercare fortuna a Los Angeles”. Accuse subito rintuzzate: “Non voglio che la gente pensi che non sono coinvolta nella vita di mio figlio Roman: gli spedisco dei libri, e me ne compro anche io una copia, così possiamo leggerli insieme su FaceTime”. Toccante questa affinità letteraria. Certo è ancora presto, ma arriverà anche il gran poema indù in 18 canti, il Bhagavad Gita, testo yogico per eccellenza, e quando sarà tempo non potrà mancare il Kamasutra. Allora, chissà dove sarà arrivato Leonardo Maria nato sotto il segno del toro, il 6 maggio 1995, unico figlio della coppia formata da Leonardo Del Vecchio e Nicoletta Zampillo, matrimonio il loro quantomeno complicato.
Per molto tempo Leonardo aveva tenuto famiglia (anzi famiglie) e azienda ben separate. Con la prima moglie aveva avuto tre figli, Claudio, Marisa e Paola. Il maggiorenne spedito a New York era stato protagonista dell’espansione americana favorita dall’accordo con Armani. Poi i rapporti erano peggiorati e Claudio aveva acquistato l’iconica Brooks Brothers, l’aveva rilanciata fino alla pandemia quando è arrivata al termine del suo più che centenario successo. Leonardo nel 1997, a 62 anni, divorzia per impalmare Nicoletta Zampillo, 38 anni, figlia di un collega, separata dal primo marito. La relazione in realtà durava da tempo e nel 1995 era nato Leonardo Maria. Il matrimonio dura solo tre anni perché il patron di Luxottica s’innamora di Sabina Grossi, che lavora ai vertici dell’azienda, e nel 2000 divorzia. Nascono Luca e Clemente, però si va avanti more uxorio. Finché nel 2010 non arriva, inattesa, la riconciliazione con Nicoletta che Leonardo sposa per la seconda volta. A questo punto, l’intreccio azienda-famiglia si fa più stretto. Nel 2014 avviene la rottura con Andrea Guerra che aveva guidato il gruppo per dieci anni, seguono brevi disavventure di manager chiamati ai vertici finché non sale in plancia Francesco Milleri, conosciuto grazie alla signora Zampillo. Sia Rocco sia Lmdv si fanno strada in azienda. Leonardo pensa all’eredità, la distribuisce in parti eguali (originariamente 12,5 per cento) tra tutti i figli, stabilisce che le decisioni importanti vadano prese quasi all’unanimità (l’88 per cento), ma Nicoletta ha da sola il 25 e insieme ai suoi due rampolli potrebbe arrivare al 50. Milleri ottiene il comando, sine die, della cassaforte e dell’impresa con accanto Romolo Bardin, uomo di fiducia di lunga data. Tutto, però, non fila liscio e dopo la morte del fondatore i primi tre figli rimettono in discussione la distribuzione del patrimonio e il “vitalizio” manageriale. Chiedono che ci sia la possibilità da parte dei soci di vendere e monetizzare la propria quota oltre a introdurre un mandato triennale ben definito per i manager. Non per sfiducia (visti anche i sontuosi dividendi), ma per riportare la governance entro una cornice meno assoluta. Tra tutti Claudio sembra il più flessibile e non lesina dichiarazioni distensive. Leonardo Maria morde il freno: “Sono passati ormai due anni, vorremmo che non passasse un mese in più”. I legali sono ancora al lavoro. Essilor Luxottica continua a espandersi: ha appena acquisito per un miliardo e mezzo di dollari l’americana Supreme nata ai tempi del boom degli skateboard.
Vuole essere a un tempo socio, manager e padrone in proprio. Una strategia che da un lato ne accresce il peso specifico, dall’altro lo ripara
Lmdv intanto accresce la propria attività parallela. Vuole salire ancora nel gruppo, ma con un portafoglio personale che gli consenta di essere a un tempo socio, manager e padrone in proprio. Una strategia che da un lato ne accresce il peso specifico, dall’altro lo mette al riparo. Tout va bien madame la marquise, finché tutto continua ad andare bene, ma la marchesa di Francia è sempre in agguato: per quanto tempo accetterà di restare in secondo piano? Al momento della fusione le cose erano ben diverse, a Leonardo la proprietà, ai francesi la gestione, poi era stato lo stesso Del Vecchio a imporre il ribaltone a favore di Milleri, ora il carismatico patron è passato a un’altra vita (resta difficile chiamarla migliore). L’azienda è più italiana se guardiamo agli eredi e più francese se consideriamo dove è quotata (a Parigi come anche la Covivio), mentre Delfin, la holding di controllo, è lussemburghese. Anche per Essilux allora si ripropone l’eterno dilemma tra chi possiede e chi comanda.
tra debito e crescita