la lettera

Botta e risposta con Coldiretti sul numero degli iscritti

Luciano Capone

"Gli associati sono 1,6 milioni sommando persone, aziende, coadiuvanti, familiari e pensionati", precisa l'organizzazione. Ma restano molte perplessità, soprattutto quando si sommano le pere con le mele

Con la presente intendiamo segnalare un errore apparso nell’articolo a firma Luciano Capone, pubblicato sul Vostro giornale in data 20 luglio, che dà una lettura negativa della nostra Organizzazione. In detto articolo, si afferma erroneamente che il Segretario Generale di Coldiretti avrebbe dichiarato che Coldiretti conta 1,2 milioni di soci e che pertanto, da Vostra deduzione, la stessa ne avrebbe persi 300mila.

Le riportiamo di seguito la trascrizione integrale del passaggio: “Un caloroso saluto a tutti i nostri dirigenti presenti in questa Assemblea. Per il vostro tramite saluto il milione e duecentomila nostri associati presenti sui territori italiani e le quattrocentotrentamila imprese dinamiche ed effervescenti che si debbono confrontare con i mercati giornalmente”.

Ci preme, dunque, che venga rettificato quanto erroneamente riportato sul Vostro giornale. I due dati citati dal Segretario Generale compongono il dato complessivo, portando il totale a 1,6 milioni, in cui sono compresi anche coadiuvanti, familiari e pensionati.

Confidiamo che la presente rettifica venga pubblicata quanto prima, al fine di fornire ai lettori un’informazione corretta e precisa, ridando la giusta dimensione a quella che è considerata la più grande organizzazione agricola d’Italia e d’Europa.

Certi della Sua comprensione e ringraziando per l’attenzione, porgiamo cordiali saluti.

Ufficio stampa Coldiretti

 

Risponde Luciano Capone:

Ringrazio la Coldiretti per la precisazione. In effetti non pensavo che per calcolare gli iscritti alla Coldiretti si dovessero sommare i coltivatori diretti, i familiari, i coadiuvanti, i pensionati e pure le imprese; quindi persone giuridiche, persone fisiche e parenti. In ogni caso, pur usando questo metodo, c’è qualcosa che non torna nei numeri dell’associazione. Innanzitutto, è proprio “Il Punto Coldiretti” – il giornale dell’organizzazione – che a dicembre 2023, parlava dell’Assemblea elettiva che avrebbe eletto il nuovo Preisdente e la nuova Giunta “in rappresentanza di 1,5 milioni di iscritti”. Si tratta, quindi, di 100 mila associati in meno rispetto agli oltre 1,6 milioni rivendicati ora da Gesmundo. C’è stato un boom di iscrizioni negli ultimi mesi? Nel caso, andrebbe aggiornato anche il sito della Coldiretti, che nella pagina “Chi siamo” scrive: “Con un milione e mezzo di associati, la Coldiretti è la principale Organizzazione degli imprenditori agricoli a livello nazionale ed europeo”. Naturalmente, andrebbe aggiustata anche la definizione, perché è difficile sostenere che “coadiuvanti” e familiari possano rientrare nella categoria di “imprenditori agricoli”.

C’è poi qualche altro elemento che lascia perplessi. Il primo è la costanza del numero degli iscritti nel tempo: Coldiretti denuncia esattamente 1,6 milioni di associati da almeno 15 anni (1.627.608 nel 2009, secondo “Il Punto Coldiretti”) nonostante il numero delle aziende agricole sia inesorabilmente in declino: erano 2,4 milioni nel 2000, sono scese a 1,6 milioni nel 2010, sono arrivate a 1,1 milioni nel 2020 (dati: Crea). Circa 1,3 milioni di imprese in meno (-55%) in 20 anni e circa mezzo milione in meno (-30%) in 10 anni, eppure il numero degli iscritti alla Coldiretti è rimasto uguale.

Il trend riguarda non solo il numero di aziende, ma anche quello degli occupati. Secondo i dati dell’Inps, sono 390 mila (387.624 per la precisione) i coltivatori diretti, coadiuvanti compresi, che pagano i contributi (300 mila senza coadiuvanti), anche questi in costante calo: erano 432 mila nel 2013 (-10% in dieci anni). Eppure il numero di iscritti alla Coldiretti resta fermo. Neppure la demografia in declino  del paese, nel settore più anziano dell’economia (il 45 per cento delle aziende agricole è guidato da persone con più di 65 anni di età) riesce a smuovere il numero degli associati autodichiarati da Coldiretti.

Infine, un appunto di metodo, per potersi definire “la più grande organizzazione agricola d’Europa” bisognerebbe fare confronti omogenei. La Fnsea (Fédération Nationale des Syndicats d’Exploitants Agricoles), con i suoi oltre 200 mila membri, rappresenta oltre il 50% delle 390 mila aziende della Francia, che è la prima potenza agricola d’Europa. In Germania, seconda potenza agricola dell’Ue, la Dbv (Deutscher Bauernverband) con i suoi circa 300 mila iscritti rappresenta il 90% delle aziende tedesche. Questi due colossi dichiarano solo una frazione degli 1,6 milioni di iscritti della Coldiretti. Ma perché contano il numero di aziende iscritte e non quello di parenti, familiari, pensionati, coadiuvanti, annessi e connessi. Non è forse un caso che francesi e tedeschi abbiano espresso gli ultimi due presidenti del Copa, l’associazione delle organizzazioni professionali agricole europee, mentre un italiano non viene eletto da tempo immemore.

Pertanto, non ha alcun senso fare un confronto su basi così disomogenee per poi mettersi al petto la medaglia di “La più grande organizzazione agricola d’Europa”. Perché, per dirla con una metafora agricola, si sommano le pere con le mele. Sui numeri invece, soprattutto dagli operatori di settore, servirebbe maggiore chiarezza (separare il grano dal loglio, per restare in tema). Speriamo questo scambio sia stato utile ai lettori.

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali