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Green deal privati

Ma che ci fa Kkr in affari con Eni? Tracce di una linea da seguire, in Europa e in Italia

Il gruppo Eni ha avviato la vendita di una quota di partecipazione nella controllata Enilive, società attiva nei biocarburanti e nella smart mobility, al fondo statunitense

Il gruppo Eni ha avviato la vendita di una quota di partecipazione nella controllata Enilive, società attiva nei biocarburanti e nella smart mobility, al fondo statunitense Kkr, lo stesso che ha appena acquisito la rete Telecom con il Mef. L’operazione è importante per due motivi.

Il primo è che grazie a quest’accordo, che prevede la vendita di una tranche pari al 20-25 per cento, si è arrivati a una valutazione della società Enilive compresa tra 11,5 e 12,5 miliardi di euro, superiore del 20 per cento rispetto alle stime che sono circolate finora. Dunque, Eni avrebbe fatto un buon affare e siccome è emerso l’interesse di diversi altri investitori finanziari istituzionali non è escluso che possa vendere un altro 10 per cento. La seconda ragione per cui il deal è rilevante è che rappresenta la prova che la transizione energetica non si ferma. Come fanno notare gli analisti di Schroders Capital, l’Unione europea ha stabilito una traiettoria chiara in termini di politica energetica, sotto forma di una legislazione solida, tra cui il Green Deal, di cui Ursula von der Leyen è sostenitrice. “Una deviazione da questa traiettoria richiederebbe una significativa maggioranza di voti in Parlamento, che i partiti che non supportano le politiche climatiche sono ben lontani dal raggiungere”.

Per una società come Eni che della transizione energetica ha fatto un driver di sviluppo, lo scenario attuale si presenta, dunque, favorevole ad operazioni come quella di Enilive, che controlla tre bioraffinerie, di cui una negli Stati Uniti, circa 5000 stazioni di servizio ed è attiva nel car sharing con Enjoy. Tra l’altro, l’apertura del capitale a fondi di private equity, sebbene per quote di minoranza, fa da apripista in Europa per operazioni simili a investitori che nella transizione energetica hanno risorse da allocare. Ma proprio lo spiccato interesse del private equity fa pensare che, come già accaduto per Plenitude, la strada dello sbarco in Borsa di Enilive, che pure era una possibilità, è congelata, per ora.

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