Il pragmatismo è possibile

Lezioni dai privati sul green deal. Cosa si può imparare dall'accordo tra Poste italiane e Enilive

Mariarosaria Marchesano

L’intera flotta di Poste potrà viaggiare con i biocarburanti prodotti da Enilive prevalentemente da scarti: l’accordo darà un contributo alla decarbonizzazione dei trasporti stradali e aerei dell’Italia

Quando si parla di transizione energetica e neutralità carbonica e delle difficoltà di portare avanti questo processo si dimentica a volte che le occasioni per ridurre le emissioni sono a portata di mano. Basta fare due più due. Un esempio è l’accordo di collaborazione raggiunto da Poste italiane e da Enilive, la società dell’Eni dedicata ai servizi e prodotti per la mobilità che ha appena ceduto una quota di capitale al fondo americano Kkr. L’intera flotta di Poste, quindi mezzi via terra e via aerea, potrà viaggiare con i biocarburanti prodotti da Enilive prevalentemente da scarti, come oli esausti da cucina e grassi animali e da residui dell’industria agroalimentare lavorati nelle proprie bioraffinerie. In particolare, per il trasporto su gomma, l’intesa prevede la fornitura del diesel da materie prime rinnovabili in oltre mille stazioni di servizio in Italia mentre per quello aereo il combustibile prodotto da Enilive al 100 per cento da materie biologiche potrà essere utilizzato in miscela con il jet convenzionale.

Il risultato sarà, come ha spiegato il direttore di Poste, Giuseppe Lasco, che un gran numero di mezzi, auto, camion, due ruote, aerei, utilizzati per la consegna di pacchi e lettere potrà ridurre rapidamente l’uso di carburanti di origine fossile. In altre parole, l’accordo darà un contributo alla decarbonizzazione dei trasporti stradali e aerei dell’Italia, oltre che raggiungere l’obiettivo comune alla due società di favorire le politiche per l’ambiente. Non è da escludersi, inoltre, che proprio quest’accordo possa rivelarsi una piattaforma di sperimentazione per sviluppi futuri considerando che l’Unione europea punta a estendere progressivamente l’adozione di carburante sostenibile per l’aviazione (il Saf) fino a raggiungere il 70 per cento nel 2050. Un obiettivo molto ambizioso come lo sono tutti quelli che si è prefissa la Commissione europea di Ursula von der Leyen con il Green deal, ma che, alla luce dei forti progressi che alcune grandi aziende stanno dimostrando con le loro strategie e un profondo cambio di mentalità, non sembrano più così irraggiungibili.

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