Fwu, nuovo crac assicurativo precipita su 100 mila risparmiatori italiani

Mariarosaria Marchesano

La conferma dall'Ivass al Foglio. Dopo il caso di Eurovita, un altro crac rischia di minare la reputazione del settore assicurativo 

Era il 1983 quando il professor Manfred Dirrheimer lasciava l’università per avviare un think tank politico-scientifico, che diventerà poi il gruppo assicurativo tedesco-austriaco Fwu dichiarato insolvente dal Tribunale di Monaco di Baviera qualche giorno fa, gettando nel panico i risparmiatori di mezza Europa. Tra questi, ci sono anche 100 mila italiani perché, come confermano al Foglio fonti dell’Ivass, l’istituto di vigilanza sulle assicurazioni, Fwu ha raccolto 360 milioni di euro nel nostro paese vendendo polizze vita, in particolare le unit linked, una categoria particolare perché è quella con le caratteristiche più simili ai prodotti finanziari, compresi i costi e l’elevata rischiosità. 

Dopo il caso di Eurovita, un altro crac rischia di minare la reputazione del settore assicurativo che, subendo l’impatto del caro tassi, ha visto progressivamente erodere gli indici di solvibilità patrimoniale e, quindi, ridurre la capacità di far fronte alle richieste di riscatto delle polizze. Per la verità, quali siano esattamente le cause del tracollo del gruppo Fwu, che in Italia ha il quartier generale a Milano, ancora non è chiaro. A quanto risulta, la compagnia sarebbe finita sotto pressione più per il forte indebitamento che per effetto della politica monetaria della Bce. Ma le notizie arrivano con il contagocce dall’Autorità di vigilanza del Lussemburgo, dove ha sede la Fwu Life Insurance Lux Sa, dall’Autorità austriaca, che è competente per la Fwu Life Insurance Austria Ag, e, infine, dal Tribunale di Monaco, che ha dichiarato insolvente la capogruppo tedesca Fwu Ag. 

L’unica cosa certa è che si sta parlando di un gruppo ramificato nella mitteleuropa dei borghesi benestanti, ma che a un certo punto si è spinto a sud del Continente attratto dalla ricchezza privata italiana. Comunque sia, il caso è spinoso e per certi aspetti si presenta più problematico di quello di Eurovita, compagnia che, portata al fallimento dal fondo inglese Cinven, è stata salvata da un gruppo di banche e assicurazioni italiane, che si sono spartite il suo portafoglio clienti ma hanno anche messo mano alla tasca per coprire le perdite. In quel caso però l’intervento del mondo bancario-assicurativo è stato sollecitato prima dall’Ivass, presieduta da Luigi Federico Signorini, e successivamente dai ministri Adolfo Urso e Giancarlo Giorgetti, che sono intervenuti nella fase di commissariamento. Mettere in piedi un piano di salvataggio è stato reso paradossalmente più semplice dal fatto che le polizze Eurovita erano state vendute dalle reti di banche e assicurazioni italiane, che avevano tutto l’interesse a non far scoppiare uno scandalo finanziario che a cascata avrebbe finito col danneggiare tutto il comparto. Con Fwu le cose stanno diversamente. A quanto risulta, infatti, le polizze di questa compagnia sono state commercializzate in tutta Italia attraverso la filiale lussemburghese – che da qualche giorno ha del tutto sospeso i rimborsi delle polizze –  utilizzando broker indipendenti e agenti multi mandatari non riconducibili a intermediari finanziari italiani. E questo complica le cose, perché non sarà scontato trovare soggetti disposti a farsi carico di questa crisi com’è successo per Eurovita. 

Va ricordato, infatti, che il settore assicurativo, a differenza di quello bancario, non dispone di un fondo di garanzia che tuteli i risparmiatori e che si è in presenza di una legislazione che, per quanto armonizzata a livello europeo, fa capo ad autorità di paesi diversi. Il rischio è che, in assenza del coinvolgimento diretto delle banche italiane e di mancata competenza del governo a intervenire, quello di Fwu diventi un crac silenzioso, una valanga che travolgerà solo i sottoscrittori delle polizze. L’Ivass, dal canto suo, sta suggerendo ai detentori di prendere contatto con le associazioni dei consumatori e con i broker dai quali sono state acquistate, il cui elenco completo, diviso per regioni e con tanto di indirizzi e numeri di telefono, è facilmente rintracciabile su sito di Fwu. Insomma, i risparmiatori stavolta sono rimasti  con il cerino in mano. 

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