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teoria dell'ombrelloni

Le concessioni balneari convengono a tutti. Esempi e numeri

Guido Lorenzoni

Perché l'applicazione della Bolkenstein abbassa i prezzi, conviene ai consumatori e pure allo stato. Lo dicono i dati

Sotto l’ombrellone c’è chi ama fare le parole crociate, ma per un economista non c’è nulla di meglio di un bel puzzle di teoria dei prezzi. Il puzzle di oggi è: se mai si facesse la riforma delle concessioni balneari (chissà quando) e le concessioni venissero messe all’asta, i prezzi per i bagnanti salirebbero o scenderebbero? La tentazione è di pensare: le concessioni costeranno di più; quindi, i costi per i gestori di stabilimenti saliranno, e verranno come si dice scaricati sui consumatori. Quindi prezzi più alti. La risposta viene spontanea, sembra di buon senso, e si incontra facilmente in tante discussioni pubbliche del tema. La risposta è dentro di te, epperò, come diceva quel tale, è sbagliata.

Usiamo un po’ di teoria dei prezzi. Partiamo dalla situazione esistente: ogni gestore ha a disposizione una spiaggia e paga una concessione poco costosa. Il gestore punta a trarre il massimo rendimento dalla concessione, e questo lo guida nella scelta di quanti lettini e ombrelloni comprare, quanti bagnini assumere, eccetera. Tra queste decisioni c’è la decisione di che prezzo praticare ai clienti. Un prezzo troppo basso e si fa la fila fuori, un prezzo troppo alto e restano troppi ombrelloni vuoti. Il prezzo verrà scelto considerando quanto si può riempire la spiaggia senza che sia troppo scomoda, quanto costa un ombrellone in più, quanto costa far lavorare di più il bagnino per pulire la sabbia la sera, eccetera. L’osservazione che emerge è che il prezzo della concessione in realtà non entra da nessuna parte in questo calcolo. Se il gestore può aumentare il profitto al lordo della concessione praticando un prezzo un po’ più alto, il prezzo aumenterà, indipendentemente da quanta parte di questo profitto lordo rimarrà in tasca al gestore. Se può aumentare il profitto abbassando il prezzo e affollando un po’ di più la spiaggia, il prezzo scenderà. Nella scelta del prezzo l’obiettivo è solo uno: ottenere il profitto lordo più alto possibile, prima del pagamento della concessione.

Immaginiamo per un momento che tutti i gestori esistenti e potenziali abbiano lo stesso identico approccio alla gestione di una spiaggia, lo stesso bacino di possibili bagnini, gli stessi fornitori di lettini e ombrelloni, e lo stesso modo di pensare a come i clienti reagirebbero a prezzi diversi. In questo mondo idealizzato, passare dal vecchio regime al nuovo regime non avrebbe nessunissimo effetto sul prezzo di un ombrellone. Se un arenile gestito nel vecchio regime, affittando gli ombrelloni a un certo prezzo, rendeva 100 ogni anno (al lordo della concessione) e la concessione costava 20, nel nuovo regime l’arenile continuerà a rendere 100, solo che la concessione costerà più di 20, ossia costerà 100 meno quel tanto che il gestore deve guadagnare per convincerlo a fare il gestore e non qualche altro mestiere. Mettiamo che la migliore opportunità alternativa per un potenziale gestore sia di avere un reddito annuo di 10 facendo un altro mestiere. Il prezzo di una concessione sarà 100 meno 10, cioè 90. I gestori potenziali saranno contenti di alzare la loro offerta, al momento dell’asta pubblica, fino al punto in cui gestire l’arenile non gli renda quanto la migliore occupazione alternativa che potrebbero scegliere. Se c’è un largo numero di potenziali gestori tutti molto simili, questo è quello che la teoria economica prevede. In questo mondo ipotetico le spiagge sarebbero gestite in modo identico prima e dopo la riforma, il prezzo di un ombrellone sarebbe identico. Lo stato però incasserebbe 90 per arenile, invece di 20. Un pezzo di rendita dell’arenile passerebbe dai vecchi gestori allo stato. 

Come sempre nella teoria economica, esempi idealizzati come questo sono un punto di partenza, non un punto di arrivo. Non ci danno la previsione più accurata possibile. Ma servono a chiarire che per migliorare la nostra previsione dobbiamo capire in che modo il mondo reale si scosti dal nostro primo modello. Anzitutto, non è vero che tutti i gestori esistenti e potenziali abbiano lo stesso modo di gestire un arenile. Non hanno tutti la stessa “tecnologia,” direbbe un economista. Un’ipotesi plausibile è che nel momento in cui gli arenili andassero a gara, alcune grandi organizzazioni potrebbero cercare di entrare. Alcune di queste organizzazioni avranno a disposizione una “tecnologia” più efficiente per usare una risorsa scarsa, l’arenile, e convertirla in servizi di spiaggia per i consumatori. Per esempio, possono centralizzare gli acquisti di ombrelloni, possono avere una contabilità tenuta meglio da un ufficio centrale meglio organizzato, possono offrire migliore addestramento a potenziali bagnini, etc. Questi potenziali gestori avrebbero costi minori su tutto quello che non è il costo della concessione. E di conseguenza praticherebbero prezzi più bassi ai consumatori per vender loro più servizi: un numero maggiore di ombrelloni, o se lo spazio non lo consente, servizi migliori, docce meglio organizzate, giochi per bambini di migliore qualità e meglio mantenuti. In questa ipotesi il prezzo del servizio sarebbe minore, anche se le entrate per lo stato sarebbero maggiori.

Questo secondo modello si basa sull’assunzione che il mercato per i servizi di spiaggia sia concorrenziale e che l’unico cambiamento sia che potenziali gestori più efficienti di quelli vecchi entrino nel gioco. Ma non siamo solo nel mondo della teoria: ci sono molti casi empiricamente rilevanti che suggeriscono che meccanismi del genere potrebbero portare a ombrelloni più economici. Basti pensare a cosa succede al costo della spesa quando una grande catena di supermercati apre un negozio nel vostro quartiere.

Naturalmente si può arricchire ulteriormente il modello e considerare il fatto che il mercato per i servizi in spiaggia è diversificato per qualità dei servizi, e non solo per quantità, e che non è perfettamente concorrenziale. E’ possibile che i gestori più efficienti che entrino con le nuove gare decidano di puntare a una clientela più ricca e a offrire servizi più lussuosi. Se guardiamo al prezzo aggiustato per la qualità del servizio offerto, avremmo ancora la previsione che il prezzo scende. Però potrebbe essere che in una certa zona l’unico servizio offerto sia di qualità molto alta e sia molto costoso. Per un bagnante meno abbiente l’offerta si restringerebbe e il costo di andare in spiaggia salirebbe. Questo naturalmente dipende dalla posizione della spiaggia, dall’unicità del posto, dal numero di turisti ricchi nella zona, e dalla offerta di lavoro nella zona. Qui finisce la teoria, per andare oltre bisognerebbe passare a un’analisi dei dati e la mia impressione è che in zone diverse d’Italia le previsioni potrebbero essere molto diverse. Però nella maggioranza dei casi, la mia congettura è che i consumatori ne sarebbero avvantaggiati, non solo le casse dello stato.
 

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