Foto dal sito dell'Eni

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Perché il gas estratto da Eni in Sicilia è una buona notizia per l'isola e l'Italia

Maria Carla Sicilia

Entra in produzione il giacimento Argo Cassiopea al largo delle coste siciliane: per la prima volta dopo vent'anni l'estrazione nazionale tornerà ad avere segno positivo. E le royalties per Gela, Licata e Butera piacciono pure al M5s

Per la prima volta dopo vent’anni, l’anno prossimo la produzione nazionale di gas naturale invertirà segno. I giacimenti italiani hanno contribuito al fabbisogno energetico nazionale con poco più di 3 miliardi di metri cubi di gas nel 2023: erano quasi 26 miliardi nel 2004. Un lento e costante declino che segnerà un’inversione di tendenza grazie all’avvio dell’estrazione dal giacimento Argo Cassiopea, al largo delle coste della Sicilia, annunciato lunedì da Eni, che opera in joint venture con Energean. In proporzione a quanto prodotto oggi il contributo sarà notevole, pari a circa il 50 per cento, perché una volta entrata a regime l’estrazione nell’offshore siciliano dovrebbe contribuire a immettere nella nostra rete nazionale fino a 1,5 miliardi di metri cubi l’anno. Rispetto a quanto consumiamo e importiamo – circa 63 miliardi di metri cubi l’anno – si tratta di numeri marginali che in nessun caso possono garantire un’autonomia energetica al paese, ma non per questo meno importanti, perché tutto ciò che non produciamo siamo costretti a importarlo. “Un miliardo di metri cubi di gas con i prezzi attuali vale 400 milioni di euro: in Italia ce ne sono almeno 30 miliardi sviluppabili a cui mancano le autorizzazioni”, dice al Foglio Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia. “Lasciarli sottoterra è un delitto economico: l’economia è fatta per l’allocazione ottimale delle risorse, mentre noi esportiamo denaro per importare energia che potremmo produrre nel nostro territorio”. 

Argo Cassiopea si trova in provincia di Agrigento ed è uno dei giacimenti più grandi d’Italia, con risorse stimate pari a 10 miliardi di metri cubi. La scoperta risale al 2006-2007 e da allora si sono susseguite una serie di difficoltà burocratiche e diversi tira e molla politici sul suo sviluppo. Paradossalmente fu l’allora ministro del M5S Sergio Costa, espressione di un partito che si è strenuamente opposto all’estrazione di fossili, a prorogare la valutazione di impatto ambientale e  firmare un protocollo d’intesa con l’ad di Eni Claudio Descalzi nel 2019. “Il ritardo è dovuto alla complessità della politica italiana – commenta Tabarelli – non dimentichiamo la riforma del Titolo V che nel 2001 ha dato i poteri alle regioni in tema di energia: queste sono le conseguenze”.

Il gas che da lunedì viene regolarmente estratto – dopo diciotto anni d’attesa – arriva da uno dei quattro pozzi sottomarini perforati nei mesi scorsi nel Canale di Sicilia, viene trasportato tramite una linea sottomarina di 60 chilometri fino all’impianto di trattamento di Gela e dopo viene immesso nella rete nazionale. “Per la produzione domestica, che l’anno scorso ha raggiunto il minimo dal 1954, è una buona notizia”, continua Tabarelli. “Lo è anche per il sud, che si conferma il principale luogo di produzione di energia per il paese. In Sicilia, in particolare, gas e petrolio sono dentro al sistema economico: con le sue raffinerie l’isola è il principale centro di destinazione del petrolio, mentre grazie ai collegamenti di Mazara del Vallo con Tunisia e Algeria e di Gela con la Libia è al centro del transito del gas”.

Incredibile ma vero, a festeggiare la buona notizia è lo stesso M5s, solitamente ostile agli investimenti nell’estrazione del gas, che con il ministro Costa aveva già lasciato un segno sul progetto. Il motivo è il tesoretto che Eni garantirà ai comuni di Gela, Licata e Butera: circa 15 milioni di euro di royalties che per Nuccio di Paola e Angelo Cambiano – deputati grillini dell’assemblea regionale siciliana (Ars) – sono “una sicura boccata d’ossigeno” che arriva “in un periodo molto complesso per le casse comunali”. 

E’ grazie a un emendamento presentato dal gruppo parlamentare M5s dell’Ars, e poi approvato con voti trasversali, che la novità è stata introdotta nella legge finanziaria della regione, approvata lo scorso autunno. Così, il 30 per cento delle royalties che spettano alla regione Sicilia – il 55 per cento del gettito complessivo – saranno indirizzate verso i comuni interessati a titolo compensativo per l’attività estrattiva off shore. Anche a questo serve produrre gas naturale in Italia: a riportare ricchezza nel paese. 

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  • Maria Carla Sicilia
  • Nata a Cosenza nel 1988, vive a Roma da più di dieci anni. Ogni anno pensa che andrà via dalla città delle buche e del Colosseo, ma finora ha sempre trovato buoni motivi per restare. Uno di questi è il Foglio, dove ha iniziato a lavorare nel 2017. Oggi si occupa del coordinamento del Foglio.it.