il leader della lega
Matteo tendenza Elsa: Salvini si auto rottama su immigrazione e pensioni
Elogia Panetta sulla necessità di immigrati contro il declino demografico e con Giorgetti attua la riforma delle pensioni che voleva abolire. Ora le posizioni del leader della Lega sono più vicine agli odiati Boeri & Fornero che ai no euro Borghi & Bagnai
Deve essere frustrante per chi ha costruito la propria carriera politica promettendo che, una volta al governo, avrebbe “cancellato” la riforma Fornero, far parte del governo che dopo dodici anni corre più spedito verso la piena attuazione dell’odiata riforma approvata sotto i colpi della crisi del 2011. Sarebbe frustrante per chiunque, ma non per Matteo Salvini. Che forse neppure si è reso conto di essere il vicepremier del governo, con il ministro dell’Economia del suo partito, che sta stringendo più di tutti quelli precedenti le uscite anticipate. Figurarsi che fa pure i complimenti a Fabio Panetta per il suo discorso a Rimini.
Al Meeting, il governatore della Banca d’Italia ha infatti parlato delle sfide principali dell’Europa, e in particolare dell’Italia, sottolineando il grave problema del declino demografico che avrà effetti negativi sulla sostenibilità del debito pubblico e, quindi, sulla tenuta dei sistemi pensionistici. Dal discorso di Panetta discendono due indicazioni, peraltro già affrontate in altre occasioni: da un lato bisogna tenere sotto controllo la spesa previdenziale, dall’altro è necessario aumentare i flussi migratori in ingresso. Secondo i dati illustrati dal governatore, nei prossimi quindici anni il numero di persone in età lavorativa si ridurrà di quasi 5,5 milioni di unità, pur tenendo conto di un flusso migratorio netto di circa 170 mila unità all’anno. Che, considerando gli espatri sia di italiani sia di stranieri, vuol dire un flusso annuo in ingresso di 300 mila immigrati.
Si tratta di una descrizione oggettiva delle proiezioni demografiche del paese, che però in altri tempi avrebbero spinto Salvini ad aggredire chi auspica l’“invasione” e la “sostituzione etnica”. Circa sei anni fa, quando Salvini era sempre vicepremier ma del governo Conte, l’allora presidente dell’Inps Tito Boeri disse cose analoghe a quelle di Panetta, citando i dati, sull’impatto positivo dell’immigrazione per contrastare il declino demografico e quindi per sostenere il costo del welfare. All’epoca Salvini reagì in maniera aggressiva, definendo Boeri un “fenomeno” che faceva politica nelle istituzioni, annunciandone lo sfratto dall’Inps. Stavolta, invece, per le stesse considerazioni pronunciate da Panetta ci sono grandi elogi. “Aiutare l’immigrazione regolare e l’integrazione è fondamentale, è una delle priorità della Lega e di questo governo – ha detto Salvini, commentando le parole del governatore –. Più persone per bene ci sono in Italia, a prescindere dal paese di nascita, meglio è, su questo siamo assolutamente d’accordo”.
Il quadro delineato da Panetta, che prevede una forte riduzione del pil se non ci sono dei correttivi al trend demografico, è in evidente contrasto con i due pilastri del programma salviniano: stretta sull’immigrazione e abolizione della riforma Fornero. Sul primo fronte abbiamo detto, anche sul secondo Salvini sta andando in direzione opposta a quanto predicato per oltre un decennio. Niente cancellazione della legge Fornero, ma sua piena attuazione. Proprio in questi giorni sono usciti i numeri ufficiosi sull’utilizzo di Quota 103, il canale di anticipo pensionistico che il ministro leghista dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha reso più penalizzante rispetto alla versione introdotta dal governo Draghi, da un lato prevedendo il ricalcolo contributivo e dall’altro allungando di 3-4 mesi le cosiddette “finestre” per andare in pensione una volta raggiunti i requisiti. Ebbene, secondo le stime le domande pervenute all’Inps sono circa 7 mila e alla fine dell’anno potrebbero essere circa la metà delle 17 mila previste nella legge di Bilancio per l’intero 2024 (e meno di un terzo delle uscite anticipate nel 2023 con la precedente versione di Quota 103).
Molti commentatori hanno parlato di “flop” di Quota 103. In realtà bisognerebbe parlare di “successo”, dato che l’obiettivo esplicito del ministro Giorgetti era quello di ridurre le uscite (per le stesse ragioni c’è stata una stretta anche sui criteri di accesso al canale “Opzione donna”) e incentivare, relativamente, la permanenza al lavoro. L’opposto della Quota 41 per tutti, storica promessa che il Capitano della Lega condivide con il leader della Cgil Maurizio Landini.
Se per gli ultimi dieci anni, e soprattutto nella sua precedente esperienza di governo con il M5s, Salvini si affidava alle teorie economiche di Alberto Bagnai e Claudio Borghi, che annunciavano “il tramonto dell’euro” e favorivano l’uscita dell’Italia dalla “gabbia” della moneta comune proponendo una “moneta fiscale” come i minibot e cercando di mettere le mani sulla Banca d’Italia, stavolta Salvini ha fatto un’inversione a 180 gradi: approva gli argomenti di Panetta sull’immigrazione e sostiene le politiche di Giorgetti sulle pensioni. In pratica, ora le posizioni di Salvini su immigrazione e pensioni sono più vicine a quelle di Boeri & Fornero che di Borghi & Bagnai. E il bello è che forse neppure se n’è accorto.