Senza il "cartello" di Urso, cala il prezzo dei carburanti

Luciano Capone

Da quando il Consiglio di stato ha abolito l'obbligo per i distributori di esporre il prezzo medio regionale, benzina e gasolio sono scese ai minimi. Ora però il Mimit vuole mettere un illegibile Qr code e togliere l'utile cartello con differenziale di prezzo tra "self" e "servito"

L’anno scorso, di questo periodo, era tutta “speculazione”. Da luglio a settembre 2023, i prezzi dei carburanti aumentavano vertiginosamente superando i 2 euro/l per la benzina e gli 1,9 euro/l per il gasolio. Tutta colpa degli speculatori, si diceva. Ora, come segnala Staffetta quotidiana, i prezzi sono in costante calo: il gasolio ha toccato il minimo da oltre un anno, la benzina il livello più basso da gennaio. Si vede che quest’anno gli speculatori sono andati in ferie.

Il dato è l’ennesima dimostrazione, se mai ce ne fosse stato bisogno di una ulteriore, del fallimento dell’obbligo del “cartello” con i prezzi medi regionali imposto dal ministro delle Imprese Adolfo Urso. Perché il caso ha voluto che i prezzi dei carburanti sono scesi notevolmente proprio dopo che il Consiglio di stato, il 23 febbraio 2024, ha dichiarato illegittimo l’articolo 7 del decreto del Mimit che imponeva l’obbligo di esporre il cartello.

La norma era nata come una mossa di Urso per placare le polemiche sull’aumento del costo dei carburanti dopo la scelta del governo di far aumentare le accise nel 2023. L’idea era di scaricare le proteste dei consumatori contro la “speculazione”, anche se l’effetto politico è stato produrre una lacerazione con il mondo dei distributori – storicamente vicino al centrodestra – additato alla pubblica indignazione per uno sconsiderato aumento dei prezzi che, in realtà, dipendeva dalle quotazioni sui mercati internazionali. La norma sull’esposizione del “cartello” con il prezzo medio regionale è entrata in vigore solo ad agosto del 2023, tra l’altro in concomitanza con un’impennata del prezzo dei carburanti che a fine settembre toccò il record degli ultimi due anni.

Nei mesi successivi, Urso si prese i meriti di una fisiologica discesa dei prezzi: “Col tabellone sul prezzo medio – disse il ministro – c’è stata una costante riduzione del prezzo di gasolio e benzina”. Di parere opposto erano i distributori di benzina, secondo cui “non è servito a niente”, come ha dimostrato un’analisi basata sui dati della Figisc (Federazione italiana gestori impianti stradali carburanti) pubblicata lo scorso gennaio.

La  vicenda, che ha mostrato tutti i limiti della presunzione del Mimit di controllare i prezzi, sta però ora producendo un esito paradossale. Da molti mesi Urso sta preparando un ddl di riordino del settore che doveva essere approvato prima della pausa estiva, ma è stato ulteriormente rinviato. Per uscire dal cul de sac, nelle bozze del ddl è prevista una soluzione più inutile: “L’inserimento, quale alternativa alla esposizione della cartellonistica riportante il prezzo medio regionale, del meccanismo del Qr code”. In pratica l’automobilista, al posto del vecchio cartello, se ne ritroverà davanti uno che è altrettanto inutile ma per di più illeggibile: prima di fare benzina dovrebbe estrarre lo smartphone, scansionare il codice e leggere il prezzo medio regionale, il cui obbligo di esposizione è stato soppresso dalla giustizia amministrativa.

Ma non finisce qui. Perché nella bozza c’è un’altra proposta sulla modifica alle disposizioni in materia di indicazione dei prezzi dei carburanti: “Soppressione dell’indicazione del differenziale in aumento tra il prezzo della modalità di rifornimento con servizio e il prezzo di rivendita in modalità self service”. In pratica, il governo propone di eliminare quel cartello che indica, in ogni stazione di servizio, la differenza di prezzo tra le opzioni “servito” e “self”. Una misura che non ha alcun senso, se non quello di rendere meno trasparenti i prezzi e, di conseguenza, difficile il calcolo della differenza di costo da parte degli automobilisti, soprattutto in presenza di un prezzo al litro che include anche i millesimi di euro.

Se prima la linea di Urso era quella di imporre l’obbligo di esporre un’informazione inutile per i consumatori, ora prevede di eliminare un’informazione utile per chi fa rifornimento. Così gli automobilisti si troveranno di fronte un indecifrabile Qr code, che dovrebbe rappresentare il prezzo medio nella regione, ma non un cartello che indica quanto costa un determinato servizio in quella specifica pompa di benzina. L’effetto, che sa di beffa, di questa minore trasparenza è inevitabilmente quello di favorire comportamenti speculativi. Ma voler attribuire un senso o un’intenzione a certe misure del Mimit è, probabilmente, un eccesso di presunzione.

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali