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l'estate in aereo

Che fine ha fatto il "caro voli"? Il mercato aereo un anno dopo

Andrea Giuricin

Le polemiche sulla speculazione delle compagnie aeree quest'anno si sono spente. I prezzi dei biglietti sono in calo: dal -15 per cento di Ryanair a circa il -1 per cento di Easyjet

L’anno scorso, di questi tempi, era il periodo del “caro voli”. Un’emergenza talmente grande da spingere il ministro delle Imprese Adolfo Urso, con la collaborazione di altre istituzioni, a partorire misure contro la “speculazione” come il “tetto ai prezzi” dei voli con lo scopo di “sgominare la speculazione”. Provvedimenti inefficaci, ma soprattutto in contrasto con la normativa europea, che infatti poi sono stati eliminati dopo le interlocuzioni tra Roma e Bruxelles.
 

Quest’anno l’estate turistica volge al termine e le polemiche sugli alti prezzi dei biglietti è rimasta molto sottotraccia. Molto probabilmente perché i prezzi sono effettivamente in discesa rispetto all’anno passato, anche se non abbiamo ancora dati definitivi per il trimestre luglio-settembre. Per adesso è possibile vedere l’andamento del periodo aprile-giugno, dato che le compagnie aeree hanno pubblicato i loro bilanci, e in questo trimestre la caduta dei prezzi è stata evidente per molti operatori. Si va dal -15 per cento di Ryanair (rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente) a circa il -1 per cento di Easyjet (questi sono i due principali operatori in Italia per numero di passeggeri). La tendenza di calo dei prezzi sembra esserci non solo per le low cost, ma anche per i vettori tradizionali sia per i voli di corto sia di lungo raggio.
 

È indubbio che nel biennio 2022-2023 i prezzi sono cresciuti in maniera importante nel settore aereo, ma le cause erano ben chiare e facilmente identificabili. Questo aumento non è stato legato tanto a un’impennata dei profitti da parte delle compagnie aeree: se guardiamo la marginalità del 2023 rispetto a quella del 2019 delle principali 15 compagnie europee, è cresciuta di 1,6 punti percentuali (valore che non è particolarmente elevato, considerando le perdite che le compagnie aeree hanno accumulato durante il periodo Covid). E dall’analisi dei primi sei mesi del 2024 di andamento del business aereo, molto probabilmente il margine delle compagnie aeree questo anno sarà inferiore a quello del 2019 e del 2023.
 

La gran parte degli aumenti dei prezzi degli scorsi anni è stato invece riconducibile a un incremento dei costi, primi fra tutti il costo del carburante che è rimasto particolarmente elevato per tutto il 2022 e parte del 2023 (anche per via della guerra di aggressione della Russia all’Ucraina).
 

In generale le compagnie aeree negli scorsi anni hanno pagato circa il 50 per cento in più il jet fuel rispetto al 2019   e anche quest’anno il costo rimane di un 20/30 per cento superiore rispetto all’ultimo anno dell’era pre-Covid. E c’è sempre da tenere a mente che il costo del carburante vale circa il 40 per cento dei costi complessivi delle compagnie aeree. Sugli aumenti di costi ci sono poi stati dei fattori strutturali, quali ad esempio l’alta inflazione generalizzata e la restrizione all’offerta per via dei ritardi e dei problemi dei due principali produttori aerei.
 

Il secondo trimestre del 2024 ha invece indicato una situazione ben diversa rispetto al biennio 2022-2023 con la discesa dei prezzi dei biglietti aerei, ma anche la caduta dei margini da parte delle compagnie aeree. Se il prezzo del carburante è in calo negli ultimi mesi (seppure rimanga su valori elevati), c’è sicuramente un cambiamento che sembra arrivare dal lato della domanda. Le compagnie aeree, per mantenere gli aerei pieni (con un load factor in molti casi intorno o superiore al 90 per cento) e con una flotta che è generalmente in crescita, hanno iniziato ad abbassare i prezzi per cercare di non perdere clientela, sacrificando in parte la profittabilità.
 

Siamo pertanto in una fase dove diversi vettori, in primis Ryanair, cercano di consolidare e rafforzare la propria quota di mercato. E questo è  evidente da una domanda molto forte per l’Italia, dato che i dati Assaeroporti indicano che nel primo semestre c’è stata una crescita dei passeggeri di oltre il 12 per cento rispetto all’anno record del 2023. Se questo andamento si confermasse, anche con una dinamica meno vivace, molto probabilmente l’Italia nel 2024 vedrà 175/180 milioni di passeggeri rispetto ai 163 milioni del 2023.
 

I prezzi potrebbero continuare a scendere nel 2024 anche perché la crescita della domanda potrebbe rallentare rispetto ai primi sei mesi dell’anno. È chiaro che tuttavia questo dipenderà anche dagli choc esterni che il settore aereo subisce ormai in maniera continua. Tutti fattori che volano più in alto di eventuali “tetti ai prezzi” immaginati dalla politica.

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