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Il motore fragile

Quanto (e dove) pesa sull'Ue l'economia malata della Germania 

David Carretta

Il governo è traballante, crescono gli estremisti e il “fanalino di coda” non vede all’orizzonte un rimbalzo. L’analisi di Gentiloni

 

Bruxelles. Economia in stallo, governo traballante, crisi identitaria sui migranti, estrema destra pronta a vincere le elezioni in due Lander orientali. La Germania è tornata a essere il malato d’Europa, con gravi implicazioni per l’Unione europea nel momento in cui serve una leadership politica da parte di Berlino per realizzare le scelte politiche difficili che attendono gli europei nei prossimi cinque anni. Guerra della Russia contro l’Ucraina, rapporti con gli Stati Uniti e la Cina, allargamento a est, bilancio pluriennale 2028-35 dell’Ue, nuovo debito comune per finanziare le transizioni o la difesa, riforma del trattato: senza gli impulsi politici della Germania, anche l’Ue rischia la paralisi.

Nell’immediato gli occhi dell’Ue sono puntati sulle elezioni di domenica in Turingia e Sassonia, dove una vittoria dell’estrema destra di AfD potrebbe destabilizzare ulteriormente la coalizione tra la Spd, i Verdi e la Fdp. Ma dietro al malessere politico c’è quello economico. Nel secondo trimestre del 2024, il pil della Germania è diminuito dello 0,1 per cento. L’indice della fiducia dei consumatori in agosto ha subìto “una grava battuta d’arresto”. Un rimbalzo non è in vista. Dopo la contrazione dello 0,3 per cento del pil nel 2023, la Commissione stima che la crescita tedesca si fermerà allo 0,1 per cento nel 2024 e all’uno per cento nel 2025. Per vedere la Germania dietro al resto della zona euro nelle classifiche della crescita occorre tornare allo scorso millennio. Nel 1998 fu l’economista Holger Schmieding a parlare per la prima volta del “malato d’Europa”, seguìto l’anno successivo da una copertina dell’Economist. Il commissario all’Economia, Paolo Gentiloni, ha più volte rifiutato questa formula, ma sabato ha definito la Germania “fanalino di coda”. Il problema è “in parte contingente, in parte legato al modello”, ha spiegato Gentiloni. Gli ottimisti sperano che un calo dei tassi della Bce faccia ripartire il motore. Ma la Germania soffre anche di mali più profondi. Nei suoi 16 anni al potere Angela Merkel ha fatto poche riforme interne. L’aggressione contro l’Ucraina ha fatto crollare uno dei tre pilastri che hanno sostenuto il successo economico della Germania – l’energia a basso costo importata dalla Russia – e anche gli altri due – le esportazioni verso la Cina e l’ombrello di protezione di sicurezza fornito dagli Stati Uniti – sono sempre più fragili. 

Il cancelliere Scholz ha risposto alla guerra della Russia contro l’Ucraina con la “Zeitenwende”: la svolta storica sulla difesa con un fondo da 100 miliardi di euro per il settore militare. Ciò che è mancato è una “Zeitenwende” politica: una svolta nella mentalità della classe dirigente tedesca per rilanciare il processo di riforme interne, compresa la fine dell’ossessione per il pareggio di bilancio. “Le regole di bilancio che la Germania si è autoimposta non aiutano ad affrontare una situazione difficile come questa”, ha avvertito Gentiloni. 

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