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L'analisi

Salvini vince la battaglia estiva sull'assestamento di bilancio. Ci sono 6 miliardi in più. E ora che si fa?

Giorgio Santilli

Il ministro dei Trasporti nella legge di assestamento del Bilancio 2024 ottiene miliardi in più da investire in infrastrutture per risolvere i problemi legati a extracosti e finanziamenti mancanti. Possibili scenari

Mentre si fa un gran clamore sulla legge di Bilancio, partendo già dalle prime bozze, passa generalmente sotto silenzio l’assestamento del bilancio che la Ragioneria generale propone in forma di disegno di legge e che il Parlamento generalmente approva a fine luglio/inizio agosto. Non ha fatto eccezione la legge di assestamento del bilancio 2024, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 14 agosto, che registra spostamenti e correzioni non proprio di poco conto: nel caso specifico, 26,6 miliardi di maggiori entrate rispetto alle previsioni iniziali (16,4 di maggiori tasse e 10,7 di entrate extratributarie) e poco meno di 20 miliardi di maggiori spese in conto capitale. Eppure, politica e giornali non se ne occupano.
 

Tra i vincitori principali della battaglia d’estate sui conti pubblici va sicuramente messo in prima fila il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini che – nelle conclamate “pieghe” del bilancio – porta a casa quasi 6 miliardi di risorse da spendere o impegnare per maggiori investimenti. Fondi che gli danno modo di risolvere anche alcune grane di non poco conto.
 

Cessa, per esempio, l’allarme sul blocco dei cantieri delle opere Pnrr e non-Pnrr: i costruttori avevano denunciato la mancanza di risorse adeguate per coprire gli extracosti dei lavori causati dall’inflazione 2022-2023 e ora arrivano complessivamente 1,8 miliardi aggiuntivi (da assestamento sono 322 milioni e il resto arriva da redistribuzioni interne fra capitoli del bilancio del ministero delle Infrastrutture). Ora ci sarà bisogno di spronare gli uffici a una rapida attuazione di pagamenti che in passato sono rimasti fermi anche per due anni, ma l’ostacolo principale è risolto, almeno per quest’anno. La partita, appena chiusa, si riaprirà subito con la prossima legge di Bilancio, considerando che per il 2025 si parte da appena 130 milioni e servirà un’integrazione.
 

Salvini trova anche benzina per gli investimenti stradali (3,4 miliardi) e, in particolare, per accelerare il contratto di programma dell’Anas (2,2 miliardi) che erano stati penalizzati fortemente dal divieto di finanziamento del Pnrr. Negli ultimi mesi, l’Anas ha rallentato i pagamenti, con erogazioni a singhiozzo e Salvini prova con questa soluzione a risolvere, almeno in parte, anche il problema di cassa. Il ministro destina, inoltre, un altro miliardo e mezzo agli investimenti per i trasporti locali, dalle metropolitane alle tranvie agli autobus non inquinanti, e trova addirittura 450 milioni per le politiche della casa e 1,1 miliardi per l’edilizia pubblica e le calamità naturali.
 

Non tutte le risorse aggiuntive in bilancio daranno vita a nuove spese: la legge “assesta”, appunto, e molti degli stanziamenti aggiuntivi registrano autorizzazioni o provvedimenti già avvenuti o vanno a “regolarizzare” provvedimenti di spesa già in corso d’opera oppure pronti a partire. Questo non toglie che a fine anno la variazione complessiva pesa per la cifra registrata e che comunque le risorse inserite nell’assestamento sono benzina essenziale per mandare avanti la macchina degli investimenti in corso o in fase di avvio.
 

Ovviamente nel bilancio assestato non c’è soltanto Salvini. Non è mai facile leggere fra le righe e le colonne di 540 pagine di tabelle e di relazioni che spesso non aiutano (quando non sviano). Come documentava la relazione di accompagnamento al disegno di legge, nel capitolo spese in conto capitale, sottovoce contributi agli investimenti delle imprese, “gli stanziamenti di bilancio vengono incrementati al fine di consentire il perfezionamento delle regolazioni contabili inerenti al previsto maggior tiraggio dei crediti di imposta legati a investimenti effettuati nel 2022 e 2023 per interventi di efficientamento energetico  (+13.653 milioni), per l’acquisto di beni strumentali destinati alle strutture produttive del Mezzogiorno (+4.500 milioni) e per attività di ricerca e sviluppo (+1.243 milioni)”. Quanto, come, quando? Fra risorse Pnrr, vecchi e nuovi fondi nazionali, pronunce di Eurostat e leggi di Bilancio in arrivo, il punto finale non è stato ancora scritto.

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