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Finanza

Unicredit acquista il 9 per cento di Commerzbank

Mariarosaria Marchesano

La banca punta alla scalata, ma in Germania il ceo Andrea Orcel non trova la strada spianata

Gli affari sono affari. Se Unicredit non ne ha mai voluto sapere di Montepaschi è anche perché ha sempre visto in Germania e non in Italia la sua grande opportunità di crescita dimensionale. E così è stato. Ci sono voluti anni e più tentativi, ma la banca di Gae Aulenti alla fine ha fatto il grande passo. Sotto la guida di Andrea Orcel ha acquistato il 9 per cento di Commerzbank, di cui il 4,5 per cento circa direttamente dallo stato tedesco, intenzionato ad uscire dal capitale ma che per adesso resta primo azionista con l’11,2 per cento.

Unicredit diventa così il secondo socio di uno dei maggiori istituti di credito in Germania dove non sarà scontato far digerire la strategia di conquista di Orcel. Un’operazione politicamente controversa: ecco che cosa potrebbe essere la scalata di Unicredit a Commerzbank. Perché è di questo che si sta parlando. L’acquisizione del 9 per cento rappresenta, infatti, solo il primo passo per andare verso una vera e propria aggregazione, una fusione “cross border”, che potrebbe movimentare l’assetto del settore del credito in Europa. Il problema sarà superare le resistenze di alcuni ambienti in Germania. Un segnale positivo è che il governo di Olaf Scholz abbia dato l’assenso per vendere a Unicredit la quota messa sul mercato qualche giorno fa, ma Ieri uno dei membri del consiglio di sorveglianza di Commerzbank, Stefan Wittman, ha dichiarato: “Faremo tutto il possibile per impedire un’acquisizione di Commerzbank da parte di Unicredit. La combatteremo”. Wittman siede nel board della banca in rappresentanza dei lavoratori, dunque è un esponente sindacale e la sua contrarietà è dettata anche dal timore che una fusione tra i due istituti porti inevitabilmente a sacrifici e tagli del personale, ma frasi come “non abbiamo bisogno che gli italiani entrino e facciano fallire le banche tedesche tradizionali”, potrebbero avere un peso nel momento in cui l’ascesa della destra nazionalista nel paese è stata confermata dalle recenti elezioni regionali.

 

 

Insomma, Commerzbank è pur sempre la spina dorsale dell’economia del Mittelstand, vale a dire il sistema delle piccole imprese protagonista dell’ascesa del paese come superpotenza manifatturiera europea. Se il governo federale favorisse in qualche modo l’arrivo degli italiani potrebbe suscitare più d’un mal di pancia. D’altro lato, l’operazione incontra il netto consenso del mercato. Ieri, dopo l’annuncio dell’acquisto della quota del 9 per cento, costata a Unicredit circa 1,5 miliardi, il titolo Commerzbank è arrivato a guadagnare quasi il 20 per cento alla Borsa di Francoforte, per poi chiudere a più 16 per cento, segno che gli investitori della banca tedesca vedono con grande favore l’ingresso di Unicredit e, anzi, sperano nell’opa tricolore che il sindacato dice di voler contrastare “con le unghie e con i denti”. E anche la banca stessa ha fatto sapere di essere “aperta a discussioni” circa una potenziale integrazione con Unicredit, come ha rivelato tempestivamente il Financial Times dopo aver sentito persone a conoscenza dei fatti.

Insomma, dai piani alti di Commerzbank arriva l’impegno a valutare i piani di Orcel con “mente aperta” e nel “migliore interesse degli azionisti”. E non potrebbe essere diversamente considerando che l’istituto ha fatto grandi progressi negli ultimi tempi ma ha vissuto momenti di crisi profonda come quella del 2008-2009 quando il governo tedesco è dovuto intervenire con un salvataggio costato 18 miliardi alle casse pubbliche. Una storia molto simile a quella di Mps, in cui sia Orcel sia il suo predecessore Jean Pierre Mustier hanno evitato di impegolarsi. Ma c’è una differenza fondamentale tra l’attuale ad di Gae Aulenti e quello passato e sta proprio nel modo di approcciarsi a Commerzbank che entrambi hanno sempre avuto nel mirino per le sinergie che si potrebbero creare con una fusione.

 

 

Nel 2019 Mustier aveva messo in piedi un’operazione finanziaria in cui non era visibile il controllo della banca italiana su quella tedesca e per questo fu ostacolata da alcuni consiglieri di Unicredit. Orcel, invece, vuole fare il contrario rendendo chiara la posizione preminente di Gae Aulenti in una eventuale aggregazione. Del resto, il valore di Borsa di Unicredit (60 miliardi) è quasi quattro volte superiore a quello di Commerzbank (17 miliardi dopo l’exploit di ieri) ed è normale che questo si rifletta nei rapporti di forza. Unicredit, inoltre, ha spalle larghe per affrontare l’acquisizione tedesca: nel solo primo semestre 2024 ha macinato 5,2 miliardi di profitti che si aggiungono agli 8,3 miliardi del 2023. E ha anche accumulato capitale in eccesso. Il momento della grande sfida tedesca non può che essere adesso. E pazienza se questo vorrà dire dar vita a un polo bancario in Germania (dove Unicredit possiede già Hypovereinsbank, acquisita nel 2005) e non in Italia. Gli affari sono affari.

 

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