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Banche centrali

La Bce taglia i tassi di 25 punti, ma l'inflazione si rialzerà a fine anno

Riccardo Carlino

Un altro allontanamento dalle politiche monetarie restrittive applicate durante il biennio precedente. Ma la debolezza di domanda interna e investimenti nell'area euro suggeriscono scelte elastiche e prudenti, in linea con stime di crescita leggermente ritoccate verso il basso

Alla fine i falchi non hanno avuto margine di manovra. La Banca centrale europea ha annunciato all'unanimità un taglio dei tassi di interesse sui depositi di 25 punti base, portandolo da 3,75 al 3,50 per cento. Allo stesso modo il tasso sui rifinanziamenti principali (corrisposto alle banche quando assumono prestiti dalla Bce), scende dal 4,25 al 3,65 per cento, insieme a quello sui prestiti marginali (versato dalle banche private a quella centrale per i prestiti di termine molto breve) che passa dal 4,50 al a 3,90 per cento. Una decisione che si allinea con le recenti dichiarazioni di Jerome Powell, presidente della Federal reserve, tenuto durante il simposio di Jackson Hole, secondo cui sarebbe finalmente giunto il momento per un taglio dei tassi di interesse, già a partire dalla prossima riunione prevista a settembre.

 

        

Si tratta del secondo taglio operato dall'Eurotower nel 2024. Una mossa che segnala un rapido allonanamento dalle politiche monetarie restrittive applicate dalla banca centrale durante il biennio precedente, quando la crisi energetica aveva fatto schizzare l'inflazione a un picco massimo del 10,6 per cento nell'area euro verso l'ottobre 2022. Da quel momento in poi il valore si è progressivamente ridotto, fino a raggiungere l'attuale 2,5 per cento indicato dalla Bce nel mese di giugno.

La stima viene confermata anche oggi, tanto che potrebbe continuare ridursi nei prossimi anni arrivando a toccare il 2,2 per cento nel 2025 e addirittura l’1,9 per cento nel 2026, superando il livello di inflazione considerato ottimale del 2 per cento. Un obiettivo che il board di Francoforte è intenzionato a raggiungere, motivo per cui – nonostante il clima di fiducia– la presidente Christine Lagarde avvisa i mercati: "Manterremo i tassi a livelli sufficientemente restrittivi per tutto il tempo necessario a questo scopo".

Questo allentamento infatti va letto con molta cautela. “L’inflazione dovrebbe tornare ad aumentare nell’ultima parte di quest’anno, anche perché i precedenti bruschi ribassi dei prezzi dell’energia non incideranno più sui tassi calcolati sui dodici mesi” si legge sul comunicato stampa rilasciato dopo la riunione, in cui però è previsto un nuovo calo “fino a raggiungere il nostro obiettivo nella seconda metà del prossimo anno”.

La crescita sostenuta dei salari mantiene alta l’inflazione interna, ma “le pressioni sul costo del lavoro si stanno allentando e i profitti stanno parzialmente attenuando l’impatto sull’inflazione dell’aumento delle retribuzioni”. La debolezza dei consumi privati e degli investimenti all’interno dell’area euro suggeriscono prudenza per le prossime mosse della Bce, la quale ritocca leggermente verso il basso i tassi di crescita economica, previsti allo 0,8 per cento nel 2024, poi all’1,3 per cento nel 2024 e infine 1,5 per cento nel 2026.

Durante la conferenza stampa Lagarde ha avuto modo di esaltare il rapporto presentato pochi giorni fa da Mario Draghi, definito “formidabile”, oltre che capace – in coppia con il report curato da di Enrico Letta ad aprile, dedicato al mercato unico europeo – di sottolineare l’urgente bisogno di riforme e fornire “proposte concrete per farle avvenire”.