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Telecomunicazioni

Le Tlc italiane possono ancora essere d'esempio per l'Ue? Una strada c'è

Sergio Boccadutri

La separazione strutturale tra Tim e FiberCop con l'aiuto dell'agenda Draghi può rappresentare il caso pilota per tutta l'Europa. Ecco perché 

Il settore delle telecomunicazioni in Italia sta vivendo una vera e propria rivoluzione copernicana. La recente separazione strutturale (cioè proprietà differenti) tra Tim e FiberCop è un precedente in Europa, che apre nuovi scenari per la regolamentazione e la concorrenza. Per anni, Tim è stata sottoposta a regole rigide, giustificate dalla posizione dominante. Questo approccio ha favorito l’emergere di nuovi operatori dopo la fine del monopolio, ma ha cristallizzato una concorrenza basata principalmente sui prezzi, frenando l’innovazione e gli investimenti. Adesso la situazione è cambiata: Tim offrirà solo servizi, mentre FiberCop sarà wholesale-only, cioè gestirà esclusivamente le infrastrutture: la fibra che entra nelle nostre case “affittandola” ai diversi operatori che offrono i propri servizi internet al cliente finale.

L’Agcom dovrà ridefinire le regole del gioco, con l’avvio di una analisi di mercato. La separazione tra Tim e FiberCop richiede, infatti, un ripensamento della regolamentazione ex-ante in linea con quanto previsto a livello europeo per gli operatori wholesale-only, ciò potrà avere ripercussioni sulla natura stessa della concorrenza. La nuova situazione potrebbe stimolare sia gli investimenti nella posa di nuova fibra, sia una vera competizione basata sull’innovazione e su servizi a valore aggiunto, superando la guerra dei prezzi che ha prodotto un impoverimento del settore, con abbonamenti mensili a internet offerti ad un prezzo inferiore ad un caffè al giorno. Una situazione non sostenibile per nessuno nel medio periodo. Gli operatori potrebbero finalmente investire in servizi avanzati per famiglie e imprese, dalla sicurezza all’intrattenimento, dalla cura della persona alla domotica. Questa evoluzione può portare a una concorrenza dinamica, in cui le aziende competono non solo sul prezzo, ma sulla qualità e la varietà dei servizi offerti.

La trasformazione del settore può aiutare a preservare i livelli occupazionali delle aziende del settore che sono state sotto pressione. La nuova situazione è una interessante occasione per mettere in pratica quanto indicato da Mario Draghi nel suo recente rapporto alla Commissione europea, che propone una riduzione della regolamentazione ex-ante a favore di un approccio più flessibile, volto a stimolare innovazione e investimenti. Questo approccio potrebbe rappresentare una svolta importante per il settore delle telecomunicazioni non solo in Italia, ma in tutta Europa: il “caso” italiano potrebbe rappresentare un caso pilota nell’Unione europea.

La domanda ora è: saprà l’Italia cogliere questa opportunità alleggerendo la regolazione ex-ante nel settore delle telecomunicazioni e rilanciare così un settore cruciale per l’economia digitale del paese? La risposta a questa domanda avrà implicazioni profonde non solo per le aziende del settore, ma per tutti i cittadini che dipendono sempre più dai servizi di telecomunicazione nella loro vita quotidiana e lavorativa

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