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lasciate stare la bce

Come funzionano le scelte della Banca centrale, sui tassi, e perché finora Lagarde non ha sbagliato

Lorenzo Bini Smaghi

Lagarde ha ragione a non dare indicazioni troppo precise sugli eventuali tagli futuri ai tassi d'interesse: un eventuale cambio di scenario farebbe perdere credibilità alla stessa Bce

Dopo la decisione, ampiamente anticipata, della Bce di ridurre i tassi d’interesse di 25 punti base, l’attenzione dei mercati finanziari si è spostata sulle prossime mosse, in particolare su quanti altri tagli verranno effettuati entro la fine di quest’anno e nel corso del prossimo. La Presidente Lagarde non ha voluto dare indicazioni precise al riguardo. Dipenderà dai dati, ripete da mesi. Questa posizione è corretta, nonostante le critiche di alcuni commentatori. Vi è talmente tanta incertezza, di natura economica e geopolitica, che non ha senso dare indicazioni precise al mercato sulla futura evoluzione dei tassi d’interesse. Un cambiamento imprevisto dello scenario, interno o esterno all’area dell’euro, potrebbe indurre la banca centrale a rivedere in modo drastico le previsioni d’inflazione e imporrebbe decisioni diverse da quelle annunciate al mercato. Questo farebbe perdere credibilità alla banca centrale.

 

I suoi annunci non avrebbero più alcun valore informativo e diventerebbero di fatto inutili.  Per capire l’argomento basta tornare indietro di un anno, nel settembre 2023, quando la Bce decise per l’ultima volta di aumentare i tassi d’interesse. In quel periodo i mercati finanziari anticipavano ben 4 tagli dei tassi d’interesse nei primi sei mesi del 2024. La Bce avrebbe commesso un grave errore se si fosse espressa pubblicamente al riguardo, confermando o meno le aspettative degli operatori. In effetti, gli andamenti economici dei mesi successivi hanno mostrato che le pressioni inflazionistiche sottostanti erano ancora sostenute e non giustificavano l’allentamento della politica monetaria, almeno fino al giugno scorso. 

 

Annunciare esplicitamente l’evoluzione futura dei tassi d’interesse – la cosi detta forward guidance – è opportuno solo quando le anticipazioni del mercato sono ampiamente fuori linea. Questo era il caso negli anni 2013-14, quando la Bce si impegnò a mantenere tassi bassi per un periodo di tempo prolungato, con l’intenzione di far scendere i rendimenti a lungo termine e di allentare le condizioni monetarie. Quella politica non si rivelò peraltro molto efficace, tant’è che l’istituzione di Francoforte dovette poi passare ai fatti, tagliando i tassi d’interesse su livelli negativi, nel 2014, e poi acquistando direttamente titoli di stato sul mercato, nel 2015. Non è il compito della banca centrale togliere dal mercato le incertezze che derivano dal quadro macroeconomico ed indurre gli operatori a prendere posizioni senza coprirsi dai rischi. Il suo ruolo è semmai quello di chiarire la propria “funzione di reazione”, ossia spiegare come prende le sue decisioni, in funzione dell’evoluzione delle principali variabili economiche. 

 

Da questo punto di vista, la Presidente Lagarde è stata abbastanza chiara nella conferenza stampa di giovedì scorso.  Innanzitutto, ha ribadito che, anche dopo l’ultimo taglio, la politica monetaria rimane restrittiva, il che significa che c’è spazio per ulteriori riduzioni nei prossimi mesi, soprattutto se l’inflazione continua la sua discesa. Inoltre, il riferimento alla necessità di fare affidamento alle previsioni d’inflazione prima di decidere suggerisce che la Bce si sente più a suo agio con un ritmo trimestrale di riduzione dei tassi. Le prossime previsioni verranno pubblicate a dicembre, ed è lecito aspettarsi che la prossima mossa verrà fatta in quella data. Un taglio alla prossima riunione di novembre sarebbe giustificato solo dalla pubblicazione di dati molto preoccupanti sullo stato dell’economia europea.

 

Infine, l’importanza data da Lagarde al fatto che le decisioni siano prese all’unanimità dei membri del Comitato direttivo della Bce, evitando voci dissenzienti che possono contribuire ad alimentare incertezza, fa propendere a favore del gradualismo. La Presidente della Bce ha infine ricordato che le decisioni europee di politica monetaria non sono determinate da quelle prese oltre Atlantico, come dimostrato dal taglio effettuato nel giugno scorso, quando la Riserva federale americana è invece rimasta ferma. D’altra parte, il compito della Fed nelle prossime settimane sarà reso particolarmente complesso dalla vicinanza con le prossime elezioni presidenziali e dal rischio che una sua mossa venga interpretata come un vantaggio dato ad un contendente o l’altra, e dalle incertezze su cosa avverrà dopo le elezioni, soprattutto in termini di politica di bilancio pubblico.  Col senno di poi, la decisione della Bce di tagliare i tassi già prima dell’estate si è rivelata giusta.

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