Verso la manovra
Il piano strutturale di bilancio è tutto da fare, ma al Cdm si pensa al decreto Omnibus
Il governo riunito a Palazzo Chigi "presenta” il nuovo strumento di programmazione pluriennale richiesto dall’Europa, anche se non ha i numeri per riempirlo. Sul piatto anche il decreto Omnibus, in cui fioccano proposte di agevolazioni e un concordato preventivo esteso su più anni
Fra i temi all’ordine del giorno del Consiglio dei ministri convocato oggi, martedì 17 settembre, a Palazzo Chigi spunta la voce “Presentazione dello schema di piano strutturale di bilancio di medio termine”, anche detto Psb, il nuovo e principale strumento di programmazione pluriennale. Si tratta di un documento introdotto dopo la riattivazione dei vincoli e delle procedure del Patto di stabilità e crescita, sospesi per fronteggiare gli effetti economici della pandemia e modificati dalla riforma entrata in vigore alla fine dello scorso aprile. Per l’Italia avrà una durata di cinque anni, e dovrà essere in grado di definire la traiettoria della spesa netta aggregata (non finanziata da nuove entrate o risorse europee), delle riforme e degli investimenti da realizzare per il conseguimento di obiettivi di medio-lungo periodo. Come sottolineato dal ministro dell'economia Giancarlo Giorgetti in una nota, "Il Piano definisce le linee strategiche relative a riforme e investimenti che il governo ritiene di realizzare nell'orizzonte di riferimento, in particolare quelle funzionali all'estensione da 4 a 7 anni del periodo di aggiustamento". Il tutto deve essere compatibile con il percorso intrapreso con il Pnrr, in modo da aggiornarlo "per agire con maggiore incisività su sfide quali la Pa, giustizia, miglioramento dell’ambiente imprenditoriale, compliance fiscale".
Come anticipato da Luca Ciriani, ministro per i rapporti con il parlamento, “è intervenuta una novità, e cioè che l'Istat per il 23 settembre ha annunciato nuovi dati di natura economica e finanziaria che potrebbero incidere sui contenuti del piano”. Il ministero delle Finanze attende queste ultime rilevazioni relative agli ultimi cinque anni, per integrarle all’interno del piano e definire al meglio il quinquennio che ci aspetta. "Nell’orizzonte temporale considerato dal Piano il tasso di crescita della spesa netta si attesterà su un valore medio prossimo all’1,5 per cento. La traiettoria, inoltre, è coerente con l’andamento dei principali saldi di finanza pubblica già previsto dal Programma di Stabilità dello scorso aprile", continua il titolare del Mef nella nota, in cui fa sapere che il governo sta continuando a portare avanti "una politica fiscale prudente e responsabile, proponendo un percorso di rientro dal disavanzo eccessivo realisticamente più ambizioso di quello prefigurato dalla Commissione europea attraverso la traiettoria tecnica, impegnandosi a scendere sotto la soglia del 3 per cento del rapporto deficit/pil già nel 2026". Dopo il quale, aggiunge "il percorso proposto consentirà di garantire la stabilità del debito pubblico italiano e permettere alla finanza pubblica di affrontare con maggiore efficacia le sfide future".
In origine, il termine ultimo per l’invio dei piani a Bruxelles era fissato al 20 settembre, anche se la Commissione ha consentito ai 27 di prolungare l’attesa fino al 15 di ottobre. Immediatamente dopo l’esame nel parlamento italiano, che dovrà concludersi necessariamente entro la prima settimana di ottobre. Tutto ciò in concomitanza con il Documento programmatico di Bilancio (anch’esso con deadline fissata al 15 ottobre) e il disegno di legge di bilancio, che il governo dovrebbe presentare al parlamento entro il 20 ottobre. Superata la fase transitoria prevista per la prima presentazione, il Piano strutturale di bilancio dovrà essere presentato dal governo ogni cinque anni, entro il 30 aprile dell'ultimo anno del piano in vigore (salvo eventuali e ulteriori). Tutti gli obiettivi programmatici pluriennali potranno essere ritoccati solamente in casi delimitati, quali ad esempio l'insediamento di un nuovo governo, e saranno oggetto di un monitoraggio annuale le cui rilevazioni sui progressi compiuti confluiranno in una relazione ad hoc, anche questa da presentare entro il 30 aprile di ogni anno.
L'impianto complessivo del Psb dovrà essere coerente con le nuove regole e l’orizzonte stabiliti dalla Commissione per il rientro dai deficit eccessivi da realizzare attraverso un piano che ha una durata di 4 anni, ma che il governo vorrebbe estendere fino a 7 anni. Il debito pubblico che il paese porta sulle spalle vale oggi 2.946,6 miliardi di euro. Una cifra rilevata di recente da Banca d’Italia, che sottolinea una lieve diminuzione di 1,1 miliardi rispetto allo scorso mese, dovuto ad un’ “avanzo di cassa delle amministrazioni pubbliche (1,9 miliardi)” ma soprattutto agli ottimi numeri delle entrate tributarie nei primi sette mesi dell’anno: 309,3 miliardi di euro, ossia 11,9 miliardi in più rispetto allo stesso periodo del 2023. Notizie che confortano l’economia italiana, su cui tra l’altro l’inflazione ha allentato leggermente la presa. I dati di agosto dell’Istat rilevano un aumento dell’1,1 per cento su base annua, meno di quel +1,3 per cento registrato nel mese precedente. Una crescita rallentata, dovuta alla flessione dei prezzi dei beni energetici e capace di riflettersi anche su quelli alimentari, per la cura della casa e della persona (che passano da +0,7 a +0,6 per cento).
Nell’attesa di una definizione più concreta del Psb, il Consiglio dei ministri ha approvato in prima lettura il testo unico in materia di versamenti e di riscossione. "Si tratta del quarto testo unico approvato dal governo Meloni, a dimostrazione del nostro impegno costante per semplificare e razionalizzare le attuali norme in materia tributaria”, afferma Maurizio Leo, viceministro dell'Economia e delle Finanze, spiegando che "rispetto al percorso dei testi unici, con l'approvazione del provvedimento odierno, possiamo dire di essere a metà del percorso. In totale ne sono previsti otto".
Nel frattempo, nuove nomine all'orizzonte. Su proposta del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il Cdm ha nominato all'unanimità il generale Giovanni Caravelli, attuale direttore dell’Aise, prefetto della Repubblica. Su iniziativa del titolare del Viminale, viene nominato prefetto Carmine Belfiore (questore di Roma), con la previsione dell'incarico di vicedirettore generale della pubblica sicurezza per l'espletamento delle funzioni vicarie.I noltre ha deliberato la nomina del generale Luciano Antonio Portolano a nuovo capo di stato maggiore della Difesa, presentato su indicazione del ministro della difesa Guido Crosetto.
Fra i temi economici più scottanti spicca intanto il decreto Omnibus. Un maxi pacchetto di norme con più di 700 emendamenti attualmente al vaglio delle commissioni Bilancio e Finanze del Senato. Al suo interno spunta di tutto: dalle agevolazioni fiscali per i calciatori proposta da Forza Italia all’avvio della patente a punti nei cantieri per garantire la sicurezza sul lavoro, che la maggioranza vorrebbe spostare al gennaio 2025. La misura più scottante però è all’interno di un emendamento a firma di Fausto Orsomarso (FdI), Massimo Garavaglia (Lega) e Dario Damiani (FI), che introdurrebbe un allargamento del concordato preventivo anche agli anni precedenti il biennio 2024-2025, ossia dal 2018 al 2023. L’idea è quella di consentire ai contribuenti di pagare un’imposta sostitutiva estinguendo i debiti pregressi con l’erario, in modo da evitare costosi procedimenti giuridici e racimolare più risorse da spendere per la manovra. Una proposta che suona come "una sanatoria nella sanatoria che grida vendetta", dichiara in una nota Antonio Misiani, responsabile Economia nella segreteria Pd. Secondo cui l’estensione del concordato non è altro che “Un tentativo basato sulla pia illusione che gli incentivi a prezzo di saldo, senza alcun reale rafforzamento dei controlli da parte dell'amministrazione tributaria, siano sufficienti a convincere gli evasori a mettersi in regola”.