Soluzioni sostenibili
La via di Eni per "decarbonizzare" i trasporti
Prodotti da materiali di scarto come olio di cottura e residui agroalimentari, i biocarburanti rappresentano la strada da percorrere per coniugare obiettivi di maggiore sostenibilità ambientale e progresso tecnologico. Una risorsa per ridurre le emissioni causate da mezzi pesanti, aerei e imbarcazioni
La decarbonizzazione del settore dei trasporti – tassello fondamentale della transizione energetica - passa anche per i biocarburanti di cui nel mondo stanno crescendo sia la produzione che la domanda. Tra questi, ci sono gli olii vegetali idrogenati (noti con l’acronimo Hvo) che hanno un ruolo fondamentale nella riduzione delle emissioni della mobilità su strada, ma anche via aerea, marittima e ferroviaria, in quanto si basano su materie prime già disponibili e per la loro produzione si utilizzano infrastrutture esistenti, come dimostra l’esperienza fatta dall’Eni con le bioraffinerie di Porto Marghera e Gela. Le più recenti stime di mercato prevedono che la richiesta di biocarburanti idrogenati aumenterà a livello globale del 65 per cento nel periodo che va dal 2024 al 2028, mentre nell’ Unione europea la maggior parte degli stati ha già fissato aumenti annuali degli obiettivi di miscelazione dei biocarburanti con quelli tradizionali.
I vantaggi per l’ambiente sono di più tipi poiché i biocarburanti consentono non solo di ridurre le emissioni rendendo quindi la mobilità più sostenibile, ma permettono di recuperare materiali di scarto quali oli da cottura, grassi animali e residui provenienti dall’industria agroalimentare, contribuendo alla riduzione dei rifiuti in un’ottica di economia circolare. Eni sta svolgendo un ruolo di primo piano attraverso Enilive, società dedicata alla bioraffinazione, alla produzione di biometano, al car sharing e alla distribuzione di tutti i vettori energetici per la mobilità attraverso 5mila stazioni in Europa, che rappresentano ormai dei veri “hub” per la mobilità e dove si possono trovare carburanti da materie prime rinnovabili, come l’olio idrogenato Hvo, ma anche miscelati come il bio-Gpl e il biometano. Tutto nasce con il recupero di asset destinati alla dismissione, i siti di Venezia e Gela, operazione che, tra l’altro, ha consentito di salvaguardare aree industriali assicurandone una maggiore sostenibilità economica e sociale.
Qui è cominciata, sebbene in momenti diversi, la produzione di biocarburanti utilizzando prevalentemente materie prime biogeniche (di scarto), tramite una tecnologia proprietaria, la Ecofining. In cosa consiste? Con un primo trattamento fisico, il materiale viene “ripulito” da metalli e residui solidi. Un secondo processo chimico lo trasforma poi in un prodotto del tutto simile al gasolio fossile, che può essere utilizzato in purezza nei motori compatibili, senza particolari impatti sulla manutenzione dei mezzi: l’Hvo, appunto. Già presente in oltre mille stazioni Enilive, questo biocarburante (noto come Hvolution) può contribuire all’immediata decarbonizzazione del settore trasporti su gomme e su ferro, anche per mezzi pesanti, come dimostra il fatto che viene utilizzato da Itabus in un centinaio di autobus dedicati ai passeggeri e che le Ferrovie dello stato hanno sperimentato il primo treno alimentato esclusivamente con Hvo a luglio 2023 nella tratta tra Sibari e Reggio Calabria. Anche per il trasporto aereo, i biofuels rappresentano la via per la riduzione delle emissioni, sebbene non esista attualmente una tecnologia che consenta un abbattimento al 100 per cento. Le normative attuali, però, prevedono un’introduzione graduale per garantire quote minime di “carburante sostenibile per l’aviazione” e per queste forniture (che possono essere miscelate con il carburante convenzionale) Eni ha stretto accordi con Ita, Dhl, Kenya Airways, Ryanair e Poste italiane.
Per la nautica, infine, un progetto Eni con il gruppo Azimut-Benetti punta ad accelerare il percorso verso la decarbonizzazione del settore dello yachting mentre con altri grandi gruppi, Fincantieri e Rina, sono in corso progetti per aiutare gli armatori ad adeguarsi nel breve-medio periodo alle nuove normative europee sulle emissioni. I biocarburanti, insomma, rappresentano la via per coniugare obiettivi di maggiore sostenibilità ambientale con il progresso tecnologico e industriale. E per Eni hanno anche rappresentato l’opportunità per sviluppare con paesi come Kenya e Costa d’Avorio progetti di agre feedstock, cioè di coltivazione e spremitura di semi per la produzione di oli vegetali assicurandosi l’approvvigionamento sempre più sostenibile delle proprie bioraffinerie e allo stesso tempo garantendo agli agricoltori l’accesso della loro produzione al mercato.