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Il tonfo in Borsa di Stellantis apre alle nozze con Renault

Stefano Cingolani

Il crollo dei titoli certifica la crisi dell’era Tavares e rende meno lontana l’ipotesi di una fusione: un campione europeo in ossequio al rapporto Draghi, ma a trazione francese. Un’idea che piace a Macron ed Elkann

Una General Motors europea. La suggestione è appassionante e potrebbe diventare realtà se andassero in porto le nozze del secolo tra Stellantis e Renault. Nascerebbe un colosso dell’auto con ben 18 marchi, dalla Dacia alla Maserati passando per tutto il resto: Jeep, Opel, Citroën, Fiat, Alfa Romeo, oltre che Peugeot e Renault. Superando così la Volkswagen, oltre alla stessa General Motors, e tallonando la Toyota in cima alla classifica mondiale. 


Malgrado le smentite di John Elkann e Carlos Tavares, presidente e amministratore delegato del gruppo nato dalla fusione tra i gruppi Psa e Fca, se ne parla da un po’ e sempre con maggiore insistenza, soprattutto dopo il tonfo in Borsa di Stellantis, in uno scenario di caduta di vendite in Europa che è diventato allarmante. La sequenza della crisi è impressionante: Volkswagen, Mercedes Benz, Bmw, Aston Martin e anche Stellantis, che ieri ha rivisto al ribasso i suoi risultati per quest’anno. Il margine operativo scende tra il 7 e il 5,5 per cento, invece del 10 per cento previsto. La borsa ha picchiato duro, il titolo ha perso oltre il 14 per cento. Un’azione vale poco più di 12 euro, se pensiamo che il 25 marzo scorso era arrivata a 25 euro ci si rende conto di quanto il tonfo sia drammatico. Le imprese automobilistiche europee vanno male, la Volkswagen ha già previsto di chiudere uno stabilimento, sempre ieri la Aston Martin ha perso in borsa il 25 per cento dopo aver tagliato le proprie stime. Nemmeno le auto di lusso, insomma, si salvano dalla valanga, ma non c’è dubbio che il gruppo guidato da Carlos Tavares, del quale Exor di John Elkann è il primo azionista, sta andando peggio. 

 

                                   


I cattivi risultati vengono attribuiti non tanto al flop delle vetture elettriche, ma soprattutto agli Stati Uniti. Il mercato americano è il numero uno grazie soprattutto alla Chrysler portata dalla Fiat, quindi il suo impatto è chiaramente determinante. Ma sembra proprio che questa sia solo l’ultima goccia, sia pure un gocciolone. E’ evidente che il top manager ha sbagliato strategia. Rumoreggiano e mugugnano gli azionisti che avevano lasciato mano libera a Tavares, a cominciare dalla famiglia Peugeot e dal governo francese, terzo azionista con il 6,5 per cento che aveva buoni rapporti con il capo azienda franco-portoghese. Salvo poi scoprire che l’italiano Luca de Meo, svezzato alla Fiat da Marchionne, lanciato in grande stile dalla Volkswagen, ha fatto molto meglio al volante della Renault diventando numero due in Europa dopo la Volkswagen. 


Elkann ha detto che non ci sono piani per fusioni e ha confermato la fiducia nel piano industriale anche se non sta dando frutti. Implicitamente è un sostegno anche a Tavares, che aveva pubblicamente smentito a proposito di una eventuale cessione della Maserati suscitando sospetti sulle tensioni al vertice. Il manager scade l’anno prossimo e circolano voci su una sua uscita anticipata. Anche questo, però, può dipendere da quel che accade con la Renault. Gli occhi sono puntati sul prossimo salone di Parigi e su martedì 15 ottobre quando si terrà un incontro al quale sono invitati solo pochi giornalisti. Prenderanno la parola Tavares e de Meo, ma forse anche il top manager della Bmw. Sarà un giro d’orizzonte o l’occasione per annunci davvero dirompenti? I mega matrimoni sono sempre rischiosi, in particolare sia la Renault sia la Stellantis si fanno concorrenza sugli stessi segmenti di mercato, quindi una fusione poterebbe come conseguenza drastici tagli di impianti e forse anche di marchi, una razionalizzazione delle piattaforme, una concentrazione del cervello strategico e tecnologico. Anche se in borsa Stellantis capitalizza ancora tre volte di più, il gran capo sarebbe de Meo e avrebbe un ruolo importante il governo francese primo azionista della Renault con il 15 per cento e terzo della Stellantis con il 6,5 per ce. 


Il progetto non dispiace a Emmanuel Macron alla ricerca di qualche colpo di sicuro effetto mediatico in chiave di sovranità nazionale che piacerebbe anche a Marine Le Pen. Exor diluirebbe la propria quota, così Elkann potrebbe dedicarsi a quel che più gli piace: finanza, tecnologia, lusso e salute ultima arrivata, ma in grande stile con una quota del 15 per cento nella Philips un tempo regina nell’elettronica di consumo. Una strategia che lo porta sempre più lontano dall’Italia e dalle sue beghe politiche, a quel punto si dice nei caffè romani, potrebbe liberarsi anche della Repubblica


Era stato Luca de Meo a parlare di un modello Airbus per l’auto europea, un colosso nato dalla collaborazione di governi e grandi industrie private. Il rapporto Draghi sostiene la necessità di campioni industriali europei nelle telecomunicazioni, nell’energia, nel digitale, ma anche nell’auto, aprendo la porta a una strategia di standardizzazione delle norme e dei prodotti oltre che di stretta collaborazione tra produttori. Dopo la scalata di Unicredit su Commerzbank, d’altra parte, la via del mercato unico dei capitali è aperta di fatto, l’automotive è un settore strategico e non può certo restare fuori strada. Banche e automobili, è anche da queste possibili fusioni che si delineerà il profilo dell’Europa.