Meloni, Giorgetti e il problema dell'“allineamento” delle accise
Con la prossima legge di Bilancio, l’esecutivo potrebbe addirittura alzare le accise sul gasolio. Il piano di Bilancio prevede tre opzioni. La sfida tra sostenibilità fiscale e transizione ecologica. La maggioranza riuscirà a reggere le proprie contraddizioni? E le opposizioni sceglieranno la coerenza o il populismo?
Come tante promesse elettorali del centrodestra, anche quella di tagliare le accise sui carburanti è da tempo andata in cavalleria. Ora però potrebbe esserci un ulteriore sviluppo: con la prossima legge di Bilancio l’esecutivo potrebbe addirittura alzarle, almeno sul gasolio per autotrazione. Tutto si gioca sull’interpretazione di un passaggio sibillino del Piano strutturale di Bilancio (Psb). Discutendo della revisione delle spese fiscali prevista dalla delega fiscale, il governo si impegna a “utilizzare il riordino delle spese fiscali in determinati ambiti di tassazione, come l’allineamento delle aliquote delle accise per diesel e benzina e/o politiche di riordino delle agevolazioni presenti in materia energetica, come leva strategica per conseguire simultaneamente gli obiettivi di incremento dell'efficienza del sistema fiscale italiano e sostegno al pieno raggiungimento della strategia di transizione energetica e ambientale a livello europeo e nazionale”. La domanda è: cosa significa “allineamento”?
Attualmente, le accise sono fissate in circa 73 centesimi/litro per la benzina (superato solo da Olanda e Germania) e 62 centesimi/litro per il gasolio (il più alto in Europa). Questa differenza è da tempo oggetto di grandi discussioni: il Catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi (Sad), compilato ogni due anni dal ministero dell’Ambiente, la considera fonte di una distorsione perché costituirebbe un incentivo implicito al diesel, caratterizzato da maggiori emissioni di inquinanti locali. Suggerisce, quindi, di stabilire un livello comune delle accise. La stessa indicazione si trova nelle Raccomandazioni specifiche della Commissione europea. Lo stesso governo, attraverso il Piano per la transizione ecologica approvato con delibera Cite nel 2022, ha previsto la graduale eliminazione dei Sad. Secondo il Catalogo, questa differenza dà luogo a un sussidio implicito di circa 3,4 miliardi di euro nel 2021. Le opposizioni – in particolare Pd, M5s e Avs – chiedono con insistenza l’eliminazione dei Sad, spesso proponendola come copertura per altre spese, pur criticando il govenro quando Meloni e Giancarlo Giorgetti decisero di far cessare il taglio straordinario delle accise disposto da Draghi durante la crisi energetica al costo di circa un miliardo al mese.
Ci sono tre possibili strade per conseguire l’“allineamento”: tagliare di 11 centesimi le accise sulla benzina, alzare di 11 centesimi quelle sul diesel o individuare un livello intermedio per entrambi. L’ultima edizione del Catalogo (2022, pubblicata subito dopo l’insediamento del governo Meloni) non prende una posizione, mentre la versione precedente (2021, governo Draghi) argomentava a favore dell’aumento delle imposte sul diesel. L’ambiguità del Psb lascia aperte tutte le strade, per cui è logico chiedersi – come ha fatto l’altro giorno la Staffetta quotidiana – se le accise saliranno o scenderanno, chiosando: “Formulare bene le questioni è la prima regola per risolverle”.
È improbabile che il governo possa permettersi un taglio delle accise sulla benzina, perché data la situazione contabile ha un disperato bisogno del gettito. Nel 2022, le accise hanno prodotto un gettito di circa 18,1 miliardi, di cui 12,5 dai gasoli (incluso per usi diversi dall’autotrazione) e 5,6 dalla benzina (erano quasi 26 miliardi dieci anni fa). Non è realistica neppure l’ipotesi di un aumento secco di 11 centesimi delle accise sul gasolio: l’unico precedente di un incremento così forte è il decreto salva-Italia di Mario Monti, che aumentò la fiscalità di 9,9 centesimi sulla benzina e di 13,6 sul gasolio, in un contesto di crisi drammatica delle finanze pubbliche. Resta quindi l’ipotesi di un livello intermedio: ma dove fissare l’asticella? Il governo potrebbe seguire due percorsi differenti. Uno è la neutralità del gettito: tenendo conto che le vendite di gasolio sono circa il triplo della benzina, ciò porterebbe a un incremento di 3-4 centesimi dell’accisa sul gasolio, a fronte di una riduzione di 6-7 sulla benzina. L’altra possibilità è puntare esattamente a metà strada: un aumento di 5,5 centesimi sul gasolio con una identica riduzione sulla benzina. Questo garantirebbe un piccolo incremento di gettito (o, più realisticamente, di compensare il naturale calo del gettito dovuto alla maggiore efficienza del parco circolane), che certo il governo non disdegnerebbe.
Sarà interessante vedere se, a fronte di una manovra di razionalità economica e coerente con gli obiettivi ambientali, la maggioranza riuscirà a reggere le proprie contraddizioni. E se, a sua volta, le opposizioni sceglieranno la coerenza o il populismo.