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Antitrust

Cosa può imparare l'Italia, sui pagamenti, dalla battaglia contro Visa

Sergio Boccadutri

Il gigante che incassa oltre 7 miliardi di dollari l’anno in commissioni avrebbe sfruttato la sua posizione dominante per soffocare la concorrenza creando un mercato non competitivo

Il gigante dei pagamenti digitali Visa si trova ora al centro di una tempesta legale senza precedenti. Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti (DOJ) ha sferrato un attacco frontale contro il colosso, accusandolo di violazioni antitrust e di aver creato un monopolio illegale nel mercato delle transazioni con carta di debito. Questa mossa audace potrebbe ridisegnare il futuro dei pagamenti elettronici, con onde d’urto che potrebbero raggiungere persino l’Europa.

Immaginate un titano che controlla oltre il 60% delle transazioni di debito nei negozi fisici statunitensi e domina più del 70% di quelle online. Questo è Visa, un gigante che incassa oltre 7 miliardi di dollari all’anno in commissioni. Ma secondo il DOJ, questi guadagni astronomici non sono il frutto di una sana competizione di mercato. Al contrario, Visa avrebbe sfruttato la sua posizione dominante per soffocare la concorrenza e bloccare l’innovazione sul nascere.

Il procuratore generale Merrick Garland non usa mezzi termini: Visa avrebbe accumulato un potere tale da imporre commissioni stratosferiche, ben al di là di ciò che un mercato competitivo permetterebbe. E chi paga il conto? Consumatori e imprese, che si ritrovano a fronteggiare prezzi più alti e servizi di qualità inferiore.

Ma come ha fatto Visa a costruire questo impero? Il DOJ svela una rete intricata di accordi esclusivi con banche e commercianti, un vero e proprio sistema di “ricatto commerciale”. Chi osa utilizzare sistemi di pagamento alternativi viene punito con commissioni più salate. È così che Visa ha creato quello che il DOJ definisce un network del debito “obbligatorio”, costringendo tutti a giocare secondo le sue regole.

E non è tutto. Visa avrebbe attivamente scoraggiato potenziali rivali, specialmente le aziende tech, dal mettere piede nel suo territorio. Documenti interni rivelano che Visa vedeva questi nuovi attori come una “minaccia esistenziale” per il suo business. Un esempio eclatante? Il caso di Square (ora Block), creatore del popolare portafoglio digitale CashApp. Secondo un dirigente Visa, l’azienda avrebbe “Square al guinzaglio”, grazie a una serie di contratti che ne limitano la competitività.

Le conseguenze di queste pratiche sono devastanti: miliardi di dollari in commissioni extra per consumatori e imprese, e un’innovazione nell’ecosistema dei pagamenti di debito che procede a passo di lumaca. In un’era in cui i pagamenti digitali sono il cuore pulsante del commercio al dettaglio, l’impatto sull’economia è enorme.

Questa battaglia legale riflette una crescente attenzione del DOJ verso il ruolo degli intermediari nei mercati digitali e finanziari. C’è una preoccupazione particolare per i giovani e i meno abbienti, che si affidano principalmente alle carte di debito e sono quindi i più colpiti dalle elevate commissioni di Visa.

Siamo solo all’inizio di una saga legale che promette di protrarsi per anni. Ma se il DOJ dovesse vincere, potremmo assistere a una rivoluzione nel settore dei pagamenti digitali statunitensi, simile a quanto sta già tentando la Commissione europea con nuove regole volte a ridurre le commissioni e aprire il mercato a una più ampia gamma di opzioni di pagamento. In gioco c’è il futuro dei pagamenti digitali.

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