Secondo la Banca d'Italia, il taglio del cuneo mette a rischio le pensioni

Cattive notizie per il governo da Via Nazionale: la decontribuzione pesa sugli equilibri nel medio termine. E Bankitalia ferma allo 0,8 per cento le stime di crescita sul 2024. L’Upb lamenta i "dati carenti" del Piano strutturale di bilancio

Cattive notizie per il governo da Via Nazionale, ieri in commissioni Bilancio di Camera e Senato, dove questa sera è atteso il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Se è vero che la misura più importante della Manovra è la conferma del taglio al cuneo fiscale, il capo dipartimento economia e statistica di Banca d'Italia Sergio Nicoletti Altimari ha avvertito che, con la scelta di rendere strutturale lo sgravio contributivo per i lavoratori con redditi fino a 35mila euro senza correttivi, nel medio termine "verrebbe meno a livello aggregato l’equilibrio tra entrate contributive e uscite per prestazioni, che caratterizza il nostro sistema previdenziale e ne rappresenta un punto di forza". In altre parole, l’unica misura imprescindibile della Manovra apre anche una falla nel sistema delle pensioni.

  

C'è da dire, ricorda il Sole 24 Ore, che Via Nazionale aveva sottolineato lo stesso punto in primavera esaminando il Def; ma l'obiezione si fa più centrale ora che il taglio al cuneo appare destinato a perdere la sua connotazione a tempo determinato. Il costo è di 10 miliardi l’anno e il governo intende confermarlo almeno per cinque anni, l’intera durate del Piano strutturale di bilancio (Psb), il documento da inviare a Bruxelles che indica il percorso di aggiustamento dei conti pubblici nei prossimi anni. Come scriveva anche il Foglio, lo sgravio contributivo ha protetto dall'inflazione, ma ha creato altri due problemi: è costosa e distorsiva. Utile come misura temporanea, ma dannosa se diventa strutturale.

 

Intanto Via Nazionale ferma allo 0,8 per cento le stime di crescita sul 2024, sotto il traguardo indicato dal governo all’1 per cento. Giudizio condiviso dall’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb), l’organismo che valuta l’aderenza delle politiche di bilancio alle regole europee: “Possiamo aspettarci qualche decimo di punto in meno”, nota la presidente Lilia Cavallari che in audizione ha evidenziato "i rischi prevalentemente al ribasso" sollevati prima di tutto dalla complicata congiuntura internazionale. Nell’orizzonte domestico, l’ultima variabile è stata data dalla revisione dei conti trimestrali dell’Istat che, conferma Bankitalia, dovrebbe determinare una "riduzione meccanica" di due decimali nella crescita 2024. L'Upb - supportato in questo anche da magistratura contabile - ha lamentato poi le "carenze di informazioni" nel Piano, dove mancano dati sul quadro a politiche invariate e sulla revisione del calendario di spesa del Pnrr: spesa che comunque arranca, perché al 2 ottobre era a 53,5 miliardi. Solo 8,9 dei 44 miliardi in programma nel 2024 sono stati spesi. 

Chi non condivide il piano è la Cgil, che minaccia lo sciopero generale. Secondo il sindacato di Landini, che annuncia la mobilitazione, la manovra garantirà “i prossimi 7 anni all’insegna di un ritorno alle ricette dell’austerità, quantificabile in 13 miliardi di tagli ogni anno” e quindi “tagli alla sanità, a istruzione e ricerca, alla previdenza”.