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l'audizione

Pichetto Fratin: il disegno di legge sul nucleare sarà in Parlamento a inizio 2025

Riccardo Carlino

A fine ottobre sarà pronta la relazione della piattaforma di esperti, ma il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi non entrerà in esercizio prima del 2039. Si valuta l'ammodernamento dei depositi temporanei già esistenti. Cosa ha detto il ministro in audizione

“Una quota di energia nucleare nel mix energetico italiano va considerata non in antagonismo ma a supporto del pieno dispiegamento delle rinnovabili”. Lo ha affermato il ministro dell'Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, nell'audizione alle commissioni riunite Ambiente e Attività produttive della Camera, sul ruolo potenziale dell'energia nucleare nella transizione energetica italiana. Il ministro ha ribadito l'intenzione del governo di studiare un piano per riportare il nucleare in Italia, sostenendo che l'introduzione di questa fonte di energia nel mix italiano porterebbe “a un risparmio di almeno 17 miliardi di euro”.

Come già chiarito più volte, i piani del governo non ipotizzano alcun ricorso a grandi centrali nucleari ma puntano agli small modular reactor (Smr): “l'affiancamento dei reattori Amr di quarta generazione con gli Smr di terza generazione avanzata” riuscirebbe infatti a “chiudere il ciclo del combustibile e contribuire così alla sostenibilità dell'energia nucleare”.

Al riguardo è stato istituito presso il Mase, in collaborazione con Enea e Rse, una “Piattaforma Nazionale per un Nucleare Sostenibile”, che coinvolge al suo interno “i più importanti stakeholder nazionali impegnati nel campo dell'energia nucleare, tra cui aziende, industrie, università, enti regolatori, istituti di ricerca e associazioni di categoria”. Si articola in sette gruppi di lavoro, i cui risultati, previsti già entro fine ottobre, “rappresenteranno una base oggettiva di dati e valutazioni tecniche, non politiche”. Lo scopo è di definire una cornice di proposte capaci di giungere entro la fine dell’anno a “una bozza di testo per la legge-delega che possa abilitare la produzione da fonte nucleare tramite le nuove tecnologie nucleari sostenibili come gli Smr, Amr e microreattori”, per poi sottoporlo al Parlamento già nei primi mesi del 2025.

Sul cammino del piano resta il nodo del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi. Nel dicembre scorso il ministero ha individuato 51 aree idonee alla costruzione di nuovi depositi per lo smaltimento delle scorie, estese su sei regioni e in particolare nel Lazio. “In base alle stime attuali, ipotizzando che tutte le fasi procedurali vadano a buon fine, si potrà ottenere l'autorizzazione unica per il Deposito Nazionale nel 2029, con la messa in esercizio prevista entro il 2039” ha spiegato Pichetto Fratin, annunciando che parallelamente il governo starebbe valutando “soluzioni alternative” per superare velocemente l’empasse: “Ammodernare le strutture esistenti, eventualmente ampliandole, sfruttando la possibilità di farlo in località potenzialmente già idonee alla gestione in sicurezza di rifiuti radioattivi, anche nell'ottica del rientro dall'estero dei rifiuti ad alta attività che lì si trovano per riprocessamento da diversi anni”.

Secondo il ministro ci sono già 100 depositi temporanei dislocati su 22 siti, in grado di ospitare – stando all’inventario stilato dall’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare nel 2023 – circa 31mila metri cubi di scorie (dai rifiuti medicali al combustibile nucleare esaurito). Fra le otto regioni interessate il Lazio è in testa, ospitando più del 30 per cento dei rifiuti radioattivi nazionali, seguita da Lombardia, Basilicata, Campania, Emilia Romagna e Toscana. “Spesso si tratta di strutture con le quali il territorio convive da molti anni”, ha proseguito Pichetto Fratin, “e che in alcuni casi necessitano semplicemente di un ammodernamento in termini strutturali e tecnologici”.

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