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Ragioni minime per difendere Giorgetti dagli ipocriti del mattone

Oscar Giannino

Il ministro non ha in testa, purtroppo, di allineare gli estimi catastali ai valori di mercato degli immobili, come l’Europa ci chiede da decenni. Si è limitato a dire che è obbligo dello stato cercare di far emergere, incrociando tutte le banche dati possibili, la “case fantasma” ignote al fisco

Ci risiamo, ancora una volta si leva il grido “la casa è sacra, la casa non si tocca”. Uno dei mantra più coralmente diffusi tra tutti i partiti italiani. Da molti anni. E va riconosciuto, è merito della strepitosa capacità di Confedilizia di mettere da sempre i partiti di fronte al rischio che milioni di proprietari italiani li puniscano alle urne. Solo la Coldiretti di Vincenzo Gesmundo è riuscita a fare di meglio, dettando l’agenda al  ministero competente. Questa volta nel mirino è finito il ministro Giancarlo Giorgetti, reo in audizione parlamentare di aver fatto un passaggio dedicato al fatto che il Mef vuol vederci chiaro, su come mai pochi tra i beneficiari del superbonus edilizio abbiano ottemperato all’obbligo di legge di aggiornamento del proprio estimo catastale.

 

Giorgetti non ha bisogno della mia difesa, e oltretutto chi qui scrive condivide dalla prima all’ultima tutte le toste osservazioni critiche avanzate dalla Banca d’Italia al Piano Strutturale di Bilancio che del ministro porta la firma. Però santiddio, a tutto c’è un limite. E’ stravero che da decenni che chiunque metta mano alla riforma del catasto ci lascia le penne, perché parte la jacquerie contro l’attentato ai sacri Penati che Enea si portò in Enotria da Troia in fiamme. Ed è anche vero che i partiti – e non solo a loro – fremono di capire in che cosa possano mai configurarsi in legge di bilancio le maggiori entrate su cui Giorgetti giura “nessun aumento generale delle imposte, perché io so chi deve pagare di più”. Forse lo sapremo solo a legge di bilancio già presentata, già tutti gli esperti tributari sono pronti a rifare a fette, come in passato più volte avvenuto, la nuova fantasiosa definizione di “extraprofitti” da tassare. Però qui stiamo parlando di un’altra cosa. E Giorgetti sul punto specifico non ha solo ragione, ha mille volte ragione.  

 

Giorgetti non ha affatto in testa, purtroppo, di allineare gli estimi catastali ai valori di mercato degli immobili, come l’Europa ci chiede da decenni e come i populisti di ogni colore ogni volta impediscono di fare. L’ha esclusa – purtroppo – esplicitamente, la volontà di farlo. Si è limitato a dire che è obbligo dello stato cercare di far emergere, incrociando tutte le banche dati possibili, la “case fantasma” ignote al fisco. Nonché capire come mai, ad aver ottemperato all’obbligo di legge – ripetete: obbligo di legge – di aggiornare il catasto per chi avesse usufruito del superbonus sull’immobile, siano assai meno dei beneficiari.

 

Capiamo bene di che cosa si tratta. Non pretendo che chi non si occupa di tassazione immobiliare abbia chiaro i picchi di incoerenza cui siamo arrivati, tra un sistema catastale nato 60 anni fa per determinare e tassare le rendite, e un sistema tributario che invece ha finito per tassare solo i valori patrimoniali della seconda casa e i trasferimenti di patrimoni, ma in realtà ha poi aperto molte finestre per non fare neanche questo. Fallendo di fatto anche sull’emersione fiscale che doveva avvenire con i contratti di nuova locazione. E fingendo di ignorare quanti nuclei familiari siano splittati, in modo da moltiplicare le “prime case” buggerando il fisco. Qui il punto è tutt’altro. Già siamo stato l’unico paese al mondo ad aver garantito un superbonus al proprietario d’immobile superiore al valore dei lavori, già gli abbiamo garantito l’immediata monetizzazione del superbonus finché è stata vigente la sua immediata cedibilità all’infinito sul mercato secondario. Già questa roba ci è costata e continuerà a costarci, a noi contribuenti, un pacco di fantastiliardi che manco Paperone nei suoi depositi. Già lo abbiamo fatto senza porre soglie di reddito ai beneficiari, come invece avviene coi bonus edilizi in ogni paese avanzato. Già abbiamo fatto tutto questo, e ci tocca pagarlo fino all’ultimo centesimo. E davanti a tutto questo, dieci mesi fa in legge di bilancio, almeno il Mef riuscì a far passare l’obbligo di revisione dell’estimo per chi avesse incassato il superbonus. Perché servisse almeno a evitare un nuovo regalone ulteriore, cioè un ulteriore beneficio fiscale su estimi bassi, in caso di cessione dell’immobile che dall’intervento del superbonus aveva invece registrato un cospicuo avvaloramento. Vi sembra una tassa sulla casa per cui mettere Giorgetti al rogo? O niente più che una piccola  pezza tardiva di equità, rispetto al colossale errore del “tutto gratis” che ha partorito la più grande truffa fiscale della storia italiana? Adesso ditemi pure che sono diventato comunista e voglio la patrimoniale. Cari miei, a dirlo è solo chi ha perso ogni bussola, perché ripete gli slogan scassatutto dei minchionatori populisti a spese di ogni contribuente che le tassa le paga e ne paga troppe, per rimediare alle minchiate populiste.       

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