Meglio sbadigliare
La manovra è da promuovere e una politica economica “noiosa” è per molti versi una novità
Il non fare che sostituisce l’ansia da prestazione. Perché essere prevedibili è il più importante strumento dell'economia di un paese
E così, anche quest’anno, l’acceso e vibrante dibattito sul nulla che solitamente segna l’inizio dell’autunno si è, almeno, per il momento concluso. E’ una disputa ormai pressoché esclusivamente rituale i cui unici beneficiari sono i media, in tutte le loro incarnazioni. Il pubblico, il grande pubblico, ha capito da tempo ormai che – con l’eccezione delle vere emergenze che, come sappiamo, ogni tanto non mancano – le leggi di bilancio non mutano se non molto marginalmente il loro quotidiano. Nel 2023 oltre un italiano su due, di età compresa fra i 18 e i 74 anni, aveva una conoscenza superficiale o nulla della legge di bilancio. Giustamente, aveva ben altro da fare. E non era, si noti, mancanza di senso civico ma, molto più banalmente, consapevolezza (più o meno esplicita) dei limiti interni ed esterni entro i quali si muove – non può non muoversi – la politica economica.
La legge di bilancio 2025 rende ancor più attuale questa constatazione e, esattamente per questo motivo, è – nelle condizioni date – fra le leggi di bilancio migliori che si potessero immaginare. La politica, tutta la politica e a tutte le latitudini, è sempre pervasa da una continua “ansia da prestazione” e aborre il vuoto del “non fare”. Ma a volte la migliore politica è quella che si limita ad indicare pochi e semplici obbiettivi e li ripropone con costanza e determinazione, facendo della propria prevedibilità il più importante strumento della propria strategia di politica economica.
Nel caso dell’Italia di questi giorni, questo principio è rispettato pressoché integralmente. Sono confermati (e stabilizzati) gli obbiettivi già presenti nella legge di bilancio 2024 e cioè la riduzione del cuneo (correttamente spostata sul versante fiscale) e la graduale attuazione della delega fiscale, con le note implicazioni redistributive a favore delle classi di reddito medie e medio-basse. È confermata la attenzione che si intende dare alle tendenze demografiche. È confermata la scelta di fondo, già presente nello scorso anno, di una lenta ma tendenziale riduzione del peso della spesa pubblica. È confermata l’idea che non è nel bilancio pubblico – eccezion fatta per il vasto programma di investimenti pubblici in atto – che possono trovarsi le radici di una crescita duratura ma nei comportamenti di famiglie ed imprese. È confermato il messaggio di fondo ai mercati: “nessuna sorpresa”.
Un'autorevole esponente dell’opposizione ha definito questa impostazione di politica economica come “vecchia e già fallita”. Temo abbia vissuto altrove negli ultimi decenni. Si può legittimamente non condividere le attuali scelte dell’Esecutivo, ma qualunque osservatore non prevenuto converrà che in tempi recenti l’Italia ha raramente sperimentato una politica economica priva di fuochi di artificio verbali o reali (questi ultimi destinati inevitabilmente a scoppiare nelle mani degli artificieri). Una politica economica “noiosa” è, per molti versi, una novità. Vedremo presto quanto efficace, ma qualcosa già si intuisce.
Il resto sono questioni veramente minori ma, in qualche caso, non prive di significato. Il “sacrificio” richiesto alle banche, più che un sacrificio è una rinuncia – temporanea, per il momento, ma auspicabilmente permanente – ad un indebito sussidio legato spesso e volentieri a fenomeni di consolidamento del comparto bancario che, nella quasi totalità dei casi, servono solo a tenere in vita realtà decotte. Si è scelto – per il momento solo temporaneamente, purtroppo – di tagliare uno dei tanti pericolosi legami fra Stato e banche. C’è solo da augurarsi che anche questo diventi un obbiettivo di lungo periodo. Per converso, sostenere i fenomeni di mobilità geografica è un rinfrescante tentativo di superare l’idea spesso così diffusa, nel Mezzogiorno ma non solo, di una “vita a km. zero”.
Da domani, i media e le opposte tifoserie torneranno ad esercitarsi. Questa volta sugli emendamenti che questa o quella parte politica prepareranno in vista del dibattito parlamentare sulla legge di bilancio. Natale – e con esso il voto sulla legge di bilancio – è ancora lontano. Chi dovesse perdersi qualche puntata, non si preoccupi. Nella sostanza, non accadrà nulla di veramente rilevante. Come nelle serie di maggiore successo.